Autore di romanzi e saggi di antropologia legati al nostro territorio, Eraldo Baldini da tempo scrive di lupi, o meglio del rapporto tra uomo e lupo e della sua difficile convivenza nei secoli. Per prima cosa, quindi, dopo l’apparizione di un lupo alle porte del centro di Ravenna, gli abbiamo chiesto se la nostra sia storicamente una terra di lupi. «In passato – spiega l’antropologo – l’Italia era tutta terra di lupi e il lupo è tra gli animali che storicamente ha più interagito con l’uomo, perché sono due animali ai vertici della catena alimentare e nel tempo sono entrati spesso in attrito. Non a caso e per secoli questa faccenda si è risolta con una lunga operazione da parte dell’uomo di contenimento e sterminio, tanto da arrivare nel 1900 alla quasi estinzione dell’animale, eccetto qualche esemplare nelle Foreste casentinesi».
Baldini ci racconta come per ogni lupo ucciso il cacciatore per secoli veniva premiato economicamente da parte delle autorità o dagli allevatori. Poi negli ultimi decenni il cambiamento radicale delle economie del territorio che si è accompagnato a una nuova sensibilità rispetto al tema della fauna selvatica, ha riportato una diffusione dell’animale sia in collina, sia nelle pinete, da dove forse proveniva l’esemplare avvistato nel parcheggio dell’ospedale Santa Maria delle Croci il 7 luglio. «Quell’immagine mi ha fatto una grande tenerezza – commenta Baldini – non sono uno zoologo, ma mi è sembrato un esemplare forse giovane in dispersione, che si guardava intorno senza capire dove fosse finito, piuttosto disorientato». “In dispersione” è come si definisce l’esemplare che si allontana dal branco divenuto forse troppo numeroso alla ricerca di nuovi spazi, perché, dice ancora Baldini, «il lupo è un animale che si autoregola».
Ma quindi oggi il lupo non è più un pericolo? «Oggi, a differenza di quanto accadeva in passato, il lupo ha di che nutrirsi grazie per esempio alle nutrie, ai daini in pineta, non è quindi in concorrenza con l’uomo, come accadeva quando la popolazione umana era soprattutto non inurbata e viveva in insediamenti nelle campagne, con allevamenti diffusi. Allora ci poteva essere concorrenza per lo spazio e il cibo, oggi non più». Del resto proprio da quel mondo nasce l’immagine archetipica del lupo come minaccia tramandata da tante fiabe. Nasce anche la figura sovrannaturale del “lupo mannaro”, ossia il lupo che si nutre di uomini. «Accade probabilmente nei secoli in cui la cristianizzazione delle campagne si manifesta mettendo in campo la paura per la figura del diavolo, della strega e in generale di creature che sconfinavano nel sovrannaturale. Troviamo il lupo mannaro in cronache del ‘500 e ‘600 e fino al ‘700. Non possiamo negare che nella storia non ci siano stati mai attacchi di lupi agli uomini: basti pensare che spesso a badare per esempio i greggi di pecore venivano mandati bambini anche di cinque o sei anni. Ma le ragioni che possono aver portato a questi confronti oggi non ci sono più».
Quindi non c’è motivo di aver paura del lupo, oggi? «Per il momento il lupo il cibo ce l’ha, anche se come ogni predatore non disdegna il cibo facile, come l’orso. Noi, da parte nostra, dopo un’assenza di questo animale tanto prolungata, dobbiamo forse riprendere abitudini che avevamo perso, alcune accortezze, come tenere gli animali domestici più riparati e i rifiuti più custodi o mettere un recinto per gli animali dove prima non c’era. Precauzioni minime che erano abituali in passato. In questo momento non ci sono elementi di contrasto vitale e per fortuna mi sembra che ci siano tante persone che hanno accolto questo ritorno con gioia. Siamo lontani da quell’“ammazziamoli tutti” dominante in passato, in cui un certo antropocentrismo vedeva l’uomo come padrone di tutto, autorizzato a liberarsi di ogni concorrente».
Un rapporto quello tra l’uomo e la natura in continuo mutamento che è anche al centro del recente volume firmato da Eraldo Baldini a quattro mani con Massimiliano Costa dal titolo La Romagna selvatica ieri e oggi (Il Ponte vecchio). «È una fotografia, molto accurata, dell’oggi alla luce anche del cambiamento climatico e che per questo potrebbe mutare in fretta. Un esempio su tutti? Gli uccelli migratori che oggi non hanno più bisogno di andarsene in inverno perché continuano a trovare il cibo…». Per approfondire questo argomento di sicuro fascino, il prossimo appuntamento è mercoledì 16 luglio alle 21 al bagno Luana Beach di Marina di Ravenna con gli autori.