I minori stranieri non accompagnati (Msna), protagonisti della recente indagine di polizia, sono cittadini di uno Stato non appartenente all’Unione europea o apolidi, che si trovano in Italia privi di assistenza e rappresentanza legale da parte dei genitori o di altri adulti responsabili.
Il progetto Sai
La normativa italiana prevede che l’assistenza venga fornita in comunità di accoglienza nell’ambito del progetto Sai (Sistema di accoglienza e integrazione) che gode di finanziamenti dal ministero dell’Interno per percorsi specifici per i minori. Ad oggi in provincia di Ravenna sono attivi 83 posti dedicati a Msna: 69 nel comune capoluogo (di cui 61 occupati), 7 nella Romagna faentina e 7 nella Bassa Romagna.
Chi gestisce i posti
La gestione dei 69 posti nel comune di Ravenna è affidata a soggetti del terzo settore selezionati attraverso bandi pubblici del Comune che è ente titolare del progetto Sai. L’ente attuatore è un raggruppamento temporaneo di impresa costituito da: la cooperativa Cidas, la cooperativa Solco, l’organizzazione di volontariato Arcobaleno, la Fondazione Nuovo Villaggio del Fanciullo. La prossima scadenza contrattuale per l’affidamento in essere è prevista per il 31 dicembre 2025.
Le strutture
Nel comune di Ravenna si segue il principio dell’accoglienza diffusa che predilige strutture medio-piccole: 20 posti in comunità educativa residenziale (minori fra 6 e 17 anni), suddivisi in 2 strutture; 44 posti in gruppi appartamento ad alta autonomia (16-18 anni), suddivisi in 6 strutture; 5 posti per neomaggiorenni, in una 1 struttura. È bene chiarire che non si tratta di strutture di detenzione: la libertà di movimento dei minorenni non è ristretta e gli operatori possono solo segnalare gli allontanamenti alle autorità.
Il patto di accoglienza
Le regole delle comunità sono stabilite dalla normativa nazionale e dai protocolli interni delle comunità. I minori firmano un patto di accoglienza e un regolamento della struttura, resi disponibili in una lingua comprensibile grazie al supporto di un mediatore. Le regole coprono aspetti come erogazioni di vitto, vestiario, abbonamenti ai trasporti, contributi per la fuoriuscita, coperti dai fondi progettuali; orario di rientro serale (20.30 in inverno, 22 in estate); divieto di introdurre persone estranee alla struttura, nonché sostanze alcoliche o stupefacenti.
Rapporti con famiglie di origine
Le comunità e i servizi sociali mantengono, ove possibile e nel superiore interesse del minore, un contatto con le famiglie di origine mediante l’ausilio e il supporto di mediatori linguistico-culturali. Possono anche essere richieste le indagini da parte del ministero delle Politiche Sociali per il rintraccio dei familiari, in Italia e nel Paese d’origine, e per l’eventuale esecuzione del rimpatrio assistito del minore, se questo non comporta un rischio per il minore o per i suoi familiari. Tutte le ricerche devono essere svolte nel superiore interesse del minore. In caso di presenza di familiari sul territorio, se sono entro il quarto grado vengono intervistati dal Servizio Sociale e informati del fatto che può essere disposto nei loro confronti l’affidamento del minore. Ciascuna situazione viene valutata singolarmente, sulla base delle reali possibilità dei familiari di potersi occupare di cura, istruzione, educazione e assistenza morale e materiale nei confronti dei minori.
I servizi forniti dalle comunità
Gli enti gestori sono tenuti all’erogazione dei servizi minimi previsti dal Dm del 18 novembre 2019: accoglienza materiale; mediazione linguistico-culturale; orientamento e accesso ai servizi del territorio; insegnamento della lingua italiana e inserimento scolastico per i minori; formazione e riqualificazione professionale; orientamento e accompagnamento all’inserimento lavorativo; orientamento e accompagnamento all’inserimento abitativo; orientamento e di accompagnamento all’inserimento sociale; orientamento e accompagnamento legale; tutela psico-socio-sanitaria.
Istruzione e formazione
Vige l’obbligo scolastico ed è parte del piano educativo individualizzato (Pei). I minori frequentano: corsi di alfabetizzazione, organizzati sia internamente dagli enti gestori, che usufruendo di altri corsi di lingua italiana per stranieri organizzati da realtà del territorio, come Cittattiva o Parrocchia di San Rocco; scuola secondaria di primo grado; istituti professionali (Iefp); percorsi personalizzati finanziati dalla Regione Emilia Romagna; Cpia (Centro Provinciale per l’Istruzione degli Adulti). L’accompagnamento scolastico è curato dagli educatori e dai servizi sociali.
I fondi
Ogni posto Msna è finanziato (base di gara di 73,5 euro più Iva) dal ministero dell’Interno tramite il Fondo nazionale per le Politiche e i Servizi dell’Asilo. Sono coperte le spese per il personale e le spese vive quali vitto, quote di affitti e utenze delle strutture, istruzione, spese sanitarie, trasporti, contributi per la fuoriuscita, vestiario. È prevista una rendicontazione di tipo analitico, il controllo di tutte le spese da parte di un revisore contabile indipendente e successivamente da parte del ministero.
Trasferimento in strutture sanitarie
La valutazione se le condizioni psico-fisiche di un minore non consentono la permanenza in una comunità di accoglienza, ma richiederebbero altri tipi di strutture, spetta congiuntamente a Servizi sociali del Comune, tutore del minore, Ausl, Ufficio servizio sociale per i minorenni del ministero della Giustizia.
Rimpatrio
Il rimpatrio volontario assistito (Rva) è possibile, secondo quanto disposto dall’art. 8 della Legge Zampa, solo se sia nel superiore interesse del minore e se ci sia disponibilità della famiglia e del Paese di origine, avendo escluso ogni possibile rischio per la vita del minore e della famiglia stessa derivante da tale rimpatrio. È subordinato in ogni caso all’autorizzazione da parte del tribunale per i Minorenni. Al momento non risultano casi di rimpatrio di minori afferenti al progetto Sai del Comune di Ravenna.
Reati
In caso di reati commessi da Msna vige quanto definito dal codice penale. Nel caso in cui non vengano richieste e disposte misure di limitazione della libertà personale, allora il minore viene accompagnato al domicilio e affidato agli esercenti la responsabilità genitoriale, sino a nuova disposizione da parte del Pubblico Ministero durante il corso dell’indagine e del procedimento. Nel caso dei Msna, il domicilio coincide con la comunità di accoglienza.
Al 18esimo anno di età
Al compimento dei 18 anni, il minore può uscire dal sistema di accoglienza; oppure usufruire di 6 mesi aggiuntivi con la valutazione fatta da ente locale e ente gestore sulla base del comportamento, del progetto formativo/lavorativo in atto e della disponibilità di posti; oppure restare in accoglienza, ma trasferito al progetto Sai fino a 21 anni, se viene autorizzata dal tribunale per i Minorenni. I richiedenti e titolari di protezione internazionale possono usufruire delle misure di accoglienza nel progetto Sai per adulti, su autorizzazione del ministero.