giovedì
04 Settembre 2025
il caso

Spartaco, il centro autogestito a un bivio dopo gli incendi e la pulizia dell’area

L’immobile di via Chiavica Romea sotto i riflettori delle cronache locali. Al momento l’edificio è inagibile e si valuta come possa essere utilizzato l’esterno. L’assessora preferisce non rispondere

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Spartaco è stato per oltre vent’anni uno spazio autogestito secondo una formula che si potrebbe definire un po’ “ibrida” in cui i giovani che si sono succeduti hanno avuto libertà di organizzare l’uso degli spazi dell’ex scuola con il consenso del Comune di Ravenna che aveva promosso l’iniziativa e ha sempre pagato le utenze. Nei giorni in cui a Milano viene sgomberato lo storico centro sociale Leoncavallo, la distinzione va fatta per evitare confusione. L’immobile di via Chiavica Romea è di proprietà del Comune e non è mai stato “occupato” abusivamente da chi lo ha frequentato e animato negli anni. Concerti, incontri, momenti di ritrovo, il mercato biologico di prodotti a km 0, una biblioteca transfemminista. Dentro Spartaco negli anni si sono succedute molte esperienze innovative e negli anni, con il crescere dell’Università a Ravenna, era diventato punto di riferimento anche per molti studenti fuorisede.

Ora una serie di incendi appiccati, pare, da una persona che cercava riparo per la notte, ha reso l’immobile completamente inagibile provocando danni anche alla stessa biblioteca. Il Comune ha provveduto in seguito a una “pulizia” degli spazi esterni che sembra aver innanzitutto l’obiettivo di impedire a chicchessia di trovarvi un eventuale riparo nella notte (un paio di persone sono state allontanate durante queste operazioni), questo nel momento in cui in città è tornato a farsi sentire con forza il tema delle persone senza fissa dimora che non trovano accoglienza in dormitori pubblici. Al momento inoltre non è stata rinnovata la convenzione che per anni ha regolato gli usi degli spazi e che non ha mai visto associazioni tra i firmatari, ma singoli rappresentanti dell’assemblea dello Spartaco secondo una modalità, anch’essa, piuttosto inusuale con pro e contro, naturalmente. Da un lato questa modalità, trovata nel 2002 dall’allora dirigente alle Politiche Giovanili Raffaella Sutter – che aveva attinto da fondi regionali seguendone le linee guida e che aveva ottenuto il benestare di giunta e consiglio comunale – ha permesso l’uso dell’immobile a realtà giovanili non strutturate e aperte, dall’altro ha sicuramente complicato le cose in alcune situazioni (per esempio le multe comminate per una serie di infrazioni amministrative come l’intrattenimento danzante senza permesso alla fine del 2021 per cui ci fu una grande mobilitazione per la raccolta fondi). Ora naturalmente la domanda è cosa ne sarà di Spartaco.

In consiglio comunale l’assessore alle Politiche giovanili ha parlato di nuove modalità per l’assegnazione. Avremmo voluto saperne di più ma purtroppo non c’è stato modo di avere risposte da Hiba Alif, amministratrice in quota Avs, che non ha evidentemente ritenuto necessario trovare il tempo per rispondere ai nostri quesiti.  Le domande che le avremmo fatto riguardano ovviamente come si intende procedere con i lavori per il ripristino dei locali danneggiati, se si possa valutare, come accaduto altrove, un’ipotesi di autocostruzione (ipotesi peraltro già emersa nell’ormai lontano 2007), se le osservazioni della lista di opposizione La Pigna possano avere riscontro da parte della maggioranza. In particolare, il gruppo di Veronica Verlicchi, molto attento al tema e che ha più volto lanciato un allarme degrado rispetto al centro autogestito, in un comunicato stampa chiede  nello specifico «di addebitare i costi di ripristino della struttura agli attuali gestori; il divieto di utilizzo anche dell’area esterna; l’addebito della Tari e dell’Imu pregresse; l’addebito della raccolta, trasporto e smaltimento dei rifiuti finora rinvenuti». E ancora, dopo aver calcolato i costi per il Comune, pari a circa 155mila euro negli ultimi nove anni, la Pigna chiede che «una volta ristrutturato e reso agibile, dovrà essere assegnato tramite bando pubblico ad associazioni che intendano svolgere attività realmente utili per il quartiere, in piena osservanza della legalità».

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