domenica
14 Settembre 2025
VOLONTARIATO

«A Ravenna cento senzatetto, servono soluzioni sul mercato immobiliare»

Maria Rosaria Mancini, nuova presidente del comitato che gestisce il dormitorio di via Mangagnina: «Tavolo delle povertà chiuso per scelta politica, ma era utile»

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«Da qualche tempo non esiste più il Tavolo delle Povertà a Ravenna, l’organismo che era stato istituito dal Comune per un coordinamento tra i soggetti che assistono i bisognosi, e ne sentiamo la mancanza». La presidente del comitato che gestisce il dormitorio Re di Girgenti, Maria Rosaria Mancini, auspica un ritorno del Tavolo: «Non c’è più per una scelta politica del Comune che ha ritenuto fosse inutile, invece per gli operatori era un momento di incontro che facilitava la distribuzione delle persone in base ai loro reali bisogni».

La chiusura del Tavolo ha reso più complesso il dialogo fra i tanti soggetti di una fitta rete di aiuto sociale che se coordinati potrebbero ottimizzare gli sforzi e trovare strade più opportune: «Per esempio negli spazi dei dormitori – continua Mancini – ci sono persone che avrebbero più bisogno di essere seguite dai servizi per le dipendenze o per la salute mentale».

Il Re di Girgenti, in via Mangagnina, è stato fondato nel 2003 da Carla Soprani e dal marito Gianremo Bassini. Conta venti posti letto (16 maschi e 4 femmine), il primo ospite della struttura fu un macedone. In più di vent’anni sono passate più di 1.500 persone. Da un paio di mesi è cambiata la presidenza. Soprani, una vera e propria istituzione nel mondo del volontariato a favore degli ultimi, ha lasciato l’incarico a Mancini, pur rimanendo come vice nel direttivo composto da 5 persone che prende le decisioni in maniera collegiale.

«Trovare volontari è un tema sempre più difficile per qualunque realtà del volontariato – si rammarica Mancini –. Intanto perché aumenta l’età della pensione e chi ci arriva preferisce godersi il riposo. Nel nostro caso poi è ancora più difficile perché parliamo di un contesto difficile, dove si ha di fronte la sofferenza delle persone». In totale oggi il gruppo è composto da una ventina di persone che si occupano di tutto, con la collaborazione degli ospiti: pulizie, accoglienza serale, raccolta delle donazioni alimentari, preparazione e distribuzione pasti. I conti tornano anche grazie alle scelte del Comune che concede in comodato gratuito l’immobile di sua proprietà, si fa carico delle bollette e garantisce altre risorse in virtù di una convenzione con il comitato.

Gli ospiti sono soprattutto stranieri, di varie età dai 18  no ai settanta, arrivano dopo la presa in carico dai servizi sociali e il primo contatto con l’ufficio Bassa Soglia del Comune in via D’Azeglio che gestisce le liste di ingresso. La tipologia di accoglienza è cambiata nel corso del tempo. «Oggi abbiamo diverse persone che restano da noi con una certa stabilità – spiega Mancini –. Per alcuni si tratta di mesi, per altri anche anni. Sono persone che convivono con situazioni patologiche, senza rete familiare, tutte con un assistente sociale di riferimento: il dormitorio non sarebbe lo spazio idoneo, ma nei fatti lo diventa perché l’alternativa sarebbero progetti di coabitazione con supporto all’autonomia, come housing first, ma non è così facile. Noi cerchiamo di impiegarli in piccoli lavori e nelle attività di gestione».

Ma ci sono anche persone che al mattino escono per andare al lavoro e rientrano la sera: «La paga non basta per permettersi un alloggio dignitoso in una città dove il mercato degli affitti è sempre più difficile. Questo sarebbe il primo fronte su cui intervenire per favorire l’inserimento di chi oggi vive in un dormitorio». Mancini fa i conti: «Le stime più recenti dicono che c’è una ventina di persone che dormono in strada. Se li sommiamo ai circa 80 posti letto dei dormitori fanno cento persone in situazioni di emergenza abitativa: non sembra un numero impossibile da assorbire per una città di 160mila abitanti».

Un ragionamento valido solo se l’intenzione è quella di fare qualcosa per diminuire queste persone: «Se invece la volontà è di gestire la situazione accettando i numeri attuali allora la rete è sufficiente e l’importante è che non vengano meno le donazioni di forniture alimentari e vestiario». La maggior parte degli ospiti è straniera. Mancini conosce bene il tema dell’immigrazione, il campo di cui si occupa da dipendente della prefettura, oggi a Gorizia e fino a pochi anni fa a Ravenna: «Alcuni di loro attendono la risposta alla domanda di protezione internazionale e se non c’è un posto nella rete dei Cas si rivolgono ai dormitori, oppure trovano sistemazioni di fortuna. Ma sono persone in regola a tutti gli effetti, solo che non trovano lavoro o se lo trovano poi non trovano casa».
Oltre a ospitare persone di notte, al Re dei Girgenti si rivolge anche chi ha bisogno solo di farsi una doccia, di una cena (le cosiddette “sportine”, 60 al giorno in agosto) o un pacco viveri (60-80 famiglie che ruotano in generale con varie cadenze).

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