Aumentano le famiglie che si rivolgono alla Caritas di Ravenna per usufruire dei servizi a bassa soglia. Dopo una fase di contrazione tra 2016 e 2017, a partire dal periodo post-Covid si è verificato un nuovo incremento di circa il 5 percento, riportando i numeri ai livelli di oltre dieci anni fa. Attualmente circa 30 nuclei familiari si recano regolarmente all’emporio alimentare di via Narsete, inaugurato nel 2022 proprio per far fronte alla domanda crescente e sostituire la distribuzione del pacco mensile destinato agli indigenti. Il servizio mensa in via De Gasperi, invece, è attivo tutti i giorni nel mese di agosto e ogni domenica dell’anno, accogliendo a ogni apertura tra le 90 e le 110 persone.
Per accedere ai servizi è necessario rivolgersi al centro di ascolto diocesano di piazza Duomo che da inizio anno raccoglie una media di dieci richieste al giorno. Dopo un primo colloquio conoscitivo, viene definito un percorso di accompagnamento personalizzato, che comprende l’abilitazione per l’accesso alla mensa e all’emporio e può includere anche supporti trasversali per l’acquisto di farmaci o il pagamento delle bollette. «L’età media dell’utenza parte dai 45 anni e ad aumentare nell’ultimo periodo è anche il numero degli italiani, che oggi è pari ai due terzi dei richiedenti aiuto – spiega Daniela Biondi, vicedirettrice della Caritas di Ravenna –. Gli stranieri che riscontrano situazioni di precarietà sul territorio tendono ad allontanarsi. Per gli italiani è diverso, perché più radicati nel loro territorio d’origine».
Nel 2025 sono circa cento i volontari impegnati nell’assistenza ai bisognosi nella realtà diocesana, ma per rispondere adeguatamente alle richieste di aiuto il numero dovrebbe essere maggiore: «Diventa sempre più difficile rispondere all’aumento della domanda, ed è fondamentale lavorare in sinergia con tutte le realtà caritative della città per affrontare le problematiche più urgenti, a partire dall’emergenza abitativa – continua Biondi –. Molte delle persone che si rivolgono a noi hanno un reddito e sarebbero disposte a pagare per un affitto, ma a causa dell’assenza di immobili o i prezzi proibitivi dei pochi disponibili sono costrette a soluzioni di fortuna».
Il centro diocesano non dispone di alloggi, ma collabora con i quattro dormitori della città (Re di Girgenti in via Mangagnina (ne parliamo qui), l’asilo di via Torre, il Buon Samaritano al quartiere San Rocco e la Casa della Carità di Santa Teresa).
Dormitorio Buon Samaritano San Rocco
L’allarme per la crisi immobiliare arriva anche dalla casa di accoglienza notturna Buon Samaritano San Rocco, storica realtà ravennate che mette a disposizione 21 posti letto per periodi di permanenza limitati: «Molti dei nostri ospiti sono lavoratori – spiega la responsabile, suor Rosalba Scaturro –. Ma non possono permettersi una vita normale a causa del costo degli affitti o, nel caso di stranieri, dei pregiudizi che ostacolano la stipula di un contratto». Le stanze e i servizi igienici della struttura non sono pensati per essere abitati, ma per un’accoglienza prettamente notturna, e sono fruibili solo dalle 19.30 alle 7.30. «Tempistiche che possono creare un disagio al lavoratore, mettendo in difficoltà anche l’organizzazione – prosegue la responsabile –. I periodi di permanenza dovrebbero infatti limitarsi a pochi mesi, ma spesso è difficile mandare via chi ha un impiego, rischiando di compromettere ulteriormente la sua situazione».
Il servizio, nato vent’anni fa e destinato principalmente a un’utenza maschile e ravennate, ha cambiato negli anni la formula di accoglienza. Oggi ospita, in parti pressoché uguali, utenti inviati dai servizi sociali in convenzione con il Comune, principalmente provenienti da percorsi terapeutici o seguiti dal servizio Dipendenze dell’Ausl, persone che arrivano spontaneamente e migranti con permesso di soggiorno temporaneo regolarmente rilasciato dalla questura, ma ancora in attesa in un posto libero in Cas. «Abbiamo dovuto porre un limite all’accoglienza dei migranti, che non supera mai le 8 o 9 presenze in contemporanea. La richiesta è elevatissima, ma il nostro dormitorio non nasce per protezione internazionale – spiega suor Rosalba –. Non è comunque accettabile per noi lasciare dei giovani in strada, alla mercé della malavita, e cerchiamo di accoglierli come possiamo». Negli ultimi dieci anni il dormitorio ha iniziato ad accogliere anche un piccolo numero di donne, fino a un massimo di tre ospiti. «Tuttavia, di fronte all’aumento delle richieste, soprattutto da parte di badanti o donne che hanno intrapreso percorsi di emancipazione, ci stiamo interrogando seriamente sul tema dell’accoglienza femminile, con l’obiettivo di ampliare l’offerta».
Tra gli obiettivi principali c’è anche l’umanizzazione dei servizi di accoglienza. Il dormitorio si trova all’interno di uno stabile abitato anche da diverse famiglie straniere radicate ormai da anni nel territorio: «Vogliamo evitare l’effetto ghetto e offrire uno spazio dignitoso, con una dimensione quasi familiare, grazie anche al ruolo dei volontari, che aiutano a creare un ambiente accogliente, offrendo ogni sera una tazza di tè e le indicazioni necessarie agli ospiti».
Anche i servizi di San Rocco si fondano infatti sul contributo fondamentale dei volontari: circa quindici quest’anno, che si alternano per un paio d’ore a settimana tra servizi di accoglienza e mensa. Quest’ultima garantisce ogni giorno circa 200 pranzi e distribuisce una cinquantina di “sportine” per la cena. Proprio per la carenza di volontari nel periodo estivo, sia il dormitorio che la mensa restano chiusi per tutto il mese di agosto (la mensa ha riaperto martedì 2 settembre, a regime ridotto, mentre il dormitorio riprende le sue attività giovedì 4). «Una scelta per cui siamo stati spesso criticati – conclude suor Rosalba – ma che portiamo avanti nel rispetto degli impegni personali dei nostri volontari e credendo fortemente nel valore pedagogico della chiusura. Durante questo mese di pausa, molti dei nostri cercano soluzioni alternative: si aiutano tra loro, trovano nuove sistemazioni temporanee, oppure colgono l’occasione per avviare un percorso lavorativo. Spesso gli utenti restano in attesa di soluzioni che vengano da noi, ma questa interruzione temporanea vuole essere anche uno stimolo all’autonomia».
Santa Teresa: in arrivo 18 letti per chi è senza tetto
Tra le realtà di Ravenna che offrono accoglienza alle persone senza casa c’è l’Opera di Santa Teresa, l’ente ecclesiastico al servizio della carità fondato nel 1928 da don Angelo Lolli. Fino ad oggi l’ospitalità era garantita grazie allo spazio noto come Casa della Carità: 25 posti in un contesto protetto, strutturato con camere indipendenti pensate per famiglie e persone in difficoltà che possono restare anche per periodi lunghi, in collaborazione con Caritas e i servizi sociali del Comune. Nel 2024 sono state accolte 44 persone. Nel primo semestre di quest’anno, 16 nuovi ingressi a fronte delle 53 richieste ricevute dalle singole persone, da associazioni e cooperative del territorio. Sono in aumento i casi di uomini soli che hanno redditi – da pensione o da lavoro – troppo passi per coprire un canone di affitto di chi preferisce le locazioni turistiche. Il prossimo 2 ottobre verrà inaugurato – alla presenza del cardinale Matteo Zuppi – il risultato di un lavoro di ampliamento durato un anno e mezzo e costato quasi 500mila euro. La Casa della Carità avrà 48 posti e verrà aperto un nuovo dormitorio da 18 letti, intitolato al cardinale Ersilio Tonini, con prevalenza per le donne.
Gli spazi di Santa Teresa accolgono chi vive in povertà anche per fare una doccia, procurarsi vestiti puliti e consumare una piccola colazione in compagnia dei volontari e degli operatori. Nel 2024 sono state offerte 6.443 colazioni, 3.257 docce e distribuiti oltre 6.400 capi di vestiario. I dati del primo semestre 2025, confrontati con lo stesso periodo dell’anno scorso, dicono che le colazioni sono state 2.200 in più, le docce 49 in meno e in cambi di vestiti 8 in meno.
Nel tentativo di favorire il ritorno nella società, è presente un centro di ascolto che supporta gli ospiti nella compilazione di un curriculum vitae, in attività di orientamento ai servizi che offre il territorio e di ricerca di un lavoro o di una casa, nella regolarizzazione di pratiche di residenza o di documenti di soggiorno (nel 2024 su 120 persone prese in carico, quasi la metà ha trovato un lavoro).
A Santa Teresa si tiene anche la mensa gestita dai volontari della Caritas e dell’Opera: circa 130 pasti ogni domenica, tra pranzo e cena (nel 2024 i pasti offerti sono stati 10.746); solo nel mese di agosto è aperta tutti i giorni per coprire il periodo di chiusura della mensa alla parrocchia di San Rocco.