Da vent’anni l’associazione “Demetra donne in aiuto” è attiva nella Bassa Romagna per sostenere le vittime di violenza, rispondendo a una richiesta di aiuto sempre crescente. Al 30 giugno 2025 l’associazione ha registrato un aumento del 18 percento delle richieste rispetto al 2024, con un totale di 83 donne accolte (di cui 73 già vittime di violenza) e 12 emergenze attivate.
L’associazione nasce a Lugo nel luglio 2005 per volontà di un gruppo di donne, tra cui l’attuale presidente Nadia Somma Caiati, impegnata da oltre trent’anni nella tutela dei diritti femminili: «Nel tempo è cresciuta la consapevolezza del fenomeno – osserva Somma Caiati -. Aumentano le segnalazioni e le donne restano meno a lungo in relazioni abusanti prima di chiedere aiuto». Il divario tra vittime italiane e straniere invece si sta riducendo. «Prima del 2020 la grande maggioranza delle richieste arrivava da donne italiane – prosegue la presidente -. I dati parziali del 2025 contano invece 46 italiane, 34 straniere e tre donne di provenienza non specificata».
Le forme di violenza segnalate sono principalmente psicologiche (74 casi) e fisiche (49). Seguono 19 episodi di violenza economica e 13 di violenza sessuale. In 54 casi il responsabile è il partner, in 10 un familiare, in 5 un ex fidanzato, in 4 un conoscente. Solo in 3 casi l’autore non rientra in queste categorie.
«Oltre alla maggiore consapevolezza da parte delle vittime, in questi anni sono cresciuti anche gli strumenti normativi: l’ordine di allontanamento del 2001, la legge sullo stalking del 2009, quella sul femminicidio del 2013, fino al Codice Rosso del 2019. Non sono misure rivolte esclusivamente alle donne, ma se la violenza contro gli uomini è situazionale, quella contro le donne è un fenomeno culturale ancora difficile da scardinare».
Per i casi più gravi, Demetra mette a disposizione anche case rifugio per donne e minori, in rete con altri 87 centri in Italia per consentire eventuali trasferimenti delle assistite. In questo caso, a rivolgersi al servizio di accoglienza sono principalmente donne straniere, «senza familiari da cui fare ritorno una volta interrotta la relazione e spesso allontanate dalla comunità a seguito della denuncia», precisa Somma Caiati. Al 30 giugno 2025 sono nove le donne ospitate da Demetra, con tre minori al seguito. Anche queste richieste sono in crescita e entro fine novembre l’associazione inaugurerà una nuova struttura in grado di ospitare sei persone tra donne e bambini.
L’attività del centro, però, va oltre l’accoglienza, con consulenze legali e psicologiche, accompagnamento ai processi, ai servizi sociali, supporto nella ricerca di una nuova abitazione, valutazione del rischio e percorsi di sostegno. Lo staff è composto da sei operatrici, di cui una assegnata agli sportelli decentrati di Massa Lombarda, Alfonsine e Conselice e due al servizio di intervento “h24”, e due psicologhe, una specializzata nel rapporto tra madre e figli. Inoltre, prestano servizio circa 30 volontarie, che iniziano a collaborare con l’associazione dopo un corso di formazione (organizzato ogni due anni) e un periodo di tirocinio all’interno del centro. Secondo la presidente tuttavia «manca ancora oggi la piena consapevolezza del ruolo del centro antiviolenza: spesso si tende a puntare sulla richiesta securitaria e sull’applicazione del Codice Rosso, senza valutarne le tempistiche o l’impatto psicologico sulle vittime».
Secondo le casistiche raccolte dall’associazione, infatti, molte donne provano pena verso chi le maltratta, e tendono a colpevolizzarsi per eventuali ripercussioni legali. «La frase più ricorrente è: “vorrei che si fermasse, ma non che andasse in prigione – puntualizza la presidente -. Molti però non si fermano neanche a seguito della denuncia». L’eccessiva pressione a denunciare in situazioni di shock può portare poi a ripensamenti e ritiro delle querele: «Un esito che invalida la causa e alimenta la narrazione delle cosiddette denunce strumentali». Proprio per questo, i primi interventi dell’associazione si basano su azioni di sostegno e contenimento dell’angoscia.
Tra le difficoltà riscontrate dall’associazione, c’è l’impossibilità di agire per propria volontà o su segnalazioni non ufficiali: le dinamiche che possono essere prese in carico sono esclusivamente quelle che provengono da richieste spontanee o denunce del personale medico del pronto soccorso o delle forze dell’ordine. «Per questo promuoviamo le nostre attività con eventi e incontri di sensibilizzazione – conclude Somma Caiati -. Molte donne vengono uccise senza mai essere state picchiate prima. Alcune situazioni possono sembrare meno gravi della realtà e episodi di violenza possono essere scambiati, anche dalle stesse forze dell’ordine, per conflitti familiari».
Anche per questo, in occasione dei vent’anni, l’associazione ha realizzato un calendario di iniziative “verso il 25 novembre” (giornata mondiale contro la violenza sulle donne). Il prossimo: 24 ottobre alle 20.30 all’auditorium Corelli di Fusignano: lo spettacolo “Ma cosa ho fatto? Percorso per diventare uomini nuovi” di Lorenzo Gasparrini, filosofo femminista.



