domenica
29 Giugno 2025
l'intervista

Il tennista ravennate, promessa del ranking Atp: «Obiettivo la top 50 mondiale»

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Il 19enne Federico Bondioli sta terminando il suo primo anno tra i “grandi”. «L’idolo? Nadal»

Federico Bondioli

Il ravennate Federico Bondioli è entrato nella top 50 dei tennisti italiani, il più giovane di tutti e quindi senza dubbio quello con più margini di miglioramento. A soli 19 anni (ne farà 20 il prossimo maggio) è reduce da quello che è stato di fatto il suo primo anno tra i “grandi”, con circa 25 tornei disputati tra Italia, Cina, Serbia, Egitto, Marocco, Tunisia, Portogallo, Romania, Polonia, Francia, Svizzera e Regno Unito.

Lo sentiamo al telefono dopo un’ottima esperienza al torneo di Edgbaston (montepremi 25mila dollari), in Inghilterra, dove ha perso in singolo solo in finale, ma si è imposto nel tabellone del doppio (in coppia con il tedesco Daniel Masur). Oggi è in procinto di entrare nei primi 600 al mondo della classifica Atp (al 28 ottobre è esattamente 603 nel ranking).

Federico Bondioli

Federico, dura la vita da tennista, lontano da casa?
«Quest’anno sarò stato a Ravenna non più di due settimane. È uno sport per cui bisogna fare molti sacrifici, ma la vita del tennista mi piace molto ed è quello che ho sempre voluto fare. Nel periodo in cui sono stato a Ravenna, questa estate, ad andare in discoteca mi sono quasi annoiato…».

Quando è nata la tua passione?
«Praticamente sono nato con la racchetta in mano, anche se da beach-tennis, disciplina che praticava mio padre. Appena ho potuto, dopo un esperimento a quanto mi dicono disastroso a calcio, ho iniziato a giocare a tennis al circolo. E con il passare degli anni ho subito ottenuto risultati importanti nei primi tornei, iniziando a competere a livello internazionale già negli Under 12. A 14 anni la prima decisione che mi ha svoltato la vita, il trasferimento a Bordighera all’accademia di Riccardo Piatti (allenatore di tennis tra i migliori al mondo, ndr), dove sono stato più di due anni e sono pure diventato amico di Jannik (Sinner, ndr) che è per me un vero esempio anche fuori dal campo».

Da Bordighera, poi, il ritorno in Emilia-Romagna, allo Sporting Club Sassuolo.
«Sì, diciamo che a Bordighera si lavorava più sul gruppo mentre a Sassuolo ho iniziato una preparazione personalizzata e qui ho tuttora modo di accompagnare ai tornei anche l’esperienza nel campionato di A1».

Qual è il tuo obiettivo?
«Entrare nei top 50 al mondo. A livello Juniores sono riuscito ad arrivare al 12esimo posto…».

Un sogno?
«Vincere un Grande Slam, magari Wimbledon. Anche se il mio preferito è l’Australian Open. Nel 2023 ho partecipato a tutti gli Slam a livello giovanile, un’esperienza fantastica, e in Australia è stato davvero incredibile, è tutto gigante».

Com’è stato il tuo primo anno tra i grandi? Differenze?
«Sicuramente è tutto più difficile, ti confronti con professionisti che forse hanno meno talento di quello che puoi incontrare a livello giovanile, ma che con l’esperienza ottengono risultati. Il mio bilancio è comunque molto positivo, sono felice di aver vinto il mio primo torneo Atp in singolo (a un 15.000 dollari in Serbia, la scorsa estate, sconfiggendo in finale lo svizzero Carl Emil Overbeck, ndr)».

In doppio stai ottenendo ottimi risultati. Ci punti molto?
«Sinceramente no, la mia priorità è sempre il singolo. Ma nel doppio mi diverto, mi piace giocare a rete».

Quali sono le tue caratteristiche tecniche?
«Sono mancino, ho un rovescio molto naturale ed efficace. Servo e ricevo bene. Devo imparare a spingere di più con il dritto, fondamentale in cui soffro un po’ sotto pressione. Ci stiamo lavorando».

Hai un modello da seguire?
«A livello tecnico mi piace Humbert, mancino come me».

Il tuo idolo di quando eri bambino, invece?
«Nadal».

Secondo te è un caso questo exploit dei tennisti italiani?
«No, credo che la Federazione abbia lavorato molto bene in questi anni, non solo a livello di singoli, ma di squadra. E i risultati si vedono. Oltretutto c’è un bel gruppo anche fuori dal campo, l’ho visto quest’anno nei tornei all’estero. Siamo tutti amici, indipendentemente dalla rivalità. In particolare, io ho legato molto con Stefano Travaglia (esperto tennista nei primi 200 del ranking, ndr) e con l’altro ravennate Enrico Dalla Valle (al momento nei primi 300 al mondo, ndr)».

Il tennis sta diventando il tuo lavoro. Quest’anno come premi guadagnati sul campo hai superato i 17mila euro ma fare tornei in tutto il mondo è sicuramente dispendioso. Come si affronta l’aspetto economico nel tennis?
«Sicuramente devi vederlo anche come un investimento, da affrontare con il supporto della famiglia. Per esempio io preferisco al momento viaggiare con l’allenatore, credo mi faccia crescere di più, ma in tanti girano da soli per risparmiare un po’. Poi faccio fronte alle altre spese grazie al contributo della federazione e agli sponsor, sperando poi di ottenere risultati sempre più importanti con il prosieguo della carriera».

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