Blitz notturni, km a piedi e ore di gioco La dura vita del cacciatore di Pokemon

Un gruppo Facebook degli appassionati di Ravenna con 700 iscritti
Il cimitero di Piangipane è una palestra per gli allenamenti

Per ottenere risultati soddisfacenti serve qualche ora ogni giorno, c’è da camminare tanto, a volte anche la notte ci sono impegni e non è permesso dimenticare a casa il caricabatterie portatile da cellulare: mica facile la vita del cacciatore di Pokemon. Se non vai al pokestop a fare rifornimento di pokeball poi il Pikachu come lo catturi? E se poi non lo porti in palestra per fare i muscoli e non gli dai le caramelle poi come lo vinci il combattimento con quelli del team rosso? Ordinaria quotidianità nei discorsi tra iniziati. Ne sa qualcosa Andrea Maravigna. Il primo giorno che ha installato il videogioco sul telefonino è partito da casa, zona Pala De Andrè, e a piedi è arrivato in via Faentina (se si viaggia a oltre 20 km orari il gioco non conteggia gli spostamenti). Ora non fa più queste maratone ma continua: «Era da tanto che non camminavo così tutti i giorni». Alla faccia di chi dice che i videogame alimentano una vita sedentaria.

E c’è pure da smentire chi parla di alienazione e isolamento dietro la luce blu dello schermo: «Posso dire di aver fatto delle nuove conoscenze grazie al gioco, persone incontrate giocando, con cui ora ci vediamo per giocare ma siamo anche andati a mangiare una pizza qualche sera fa». La conoscenza è arrivata tramite Facebook, sul gruppo “Pokemon Go Ravenna” creato proprio da Maravigna lo scorso settembre appena visto il trailer su Youtube. Il 24enne è andato in fibrillazione: «Sono appassionato da bambino, dai tempi del videogioco per il Gameboy». All’inizio nel gruppo c’erano solo gli amici più stretti e poi il fenomeno è esploso e ora arrivano richieste di iscrizione quotidianamente per un gruppo che ha raggiunto i settecento iscritti. La bacheca serve per scambiarsi consigli, opinioni ma anche dritte quando qualcuno scova un raro Pokemon da qualche parte. A quel punto è tutta questione di gambe: «Se riesci ad arrivare nel punto indicato entro qualche minuto lo puoi trovare e catturare, altrimenti scompare». E chissà dove e quando potrà riapparire. Per questo può capitare di vedere gruppi di ragazzi correre con telefonini in mano verso la stessa direzione durante le passeggiate a cercare Pokemon: se il primo della spedizione ne trova uno e lancia l’avvistamento gli altri scattano per non perdere tempo.

Quando non lavora, come addetto al controllo qualità e quantità per un’agenzia al porto, Andrea è capace di passare anche 5-6 ore al giorno sul gioco. Andando in cerca di mostriciattoli da prendere e fortini nemici da conquistare. Nel gioco si chiamano palestre: punti di interesse del territorio scelti dal gioco per posizionare un campo di battaglia virtuale visibile solo a chi apre il gioco sul telefonino nelle immediate vicinanze del luogo. Per questo non è così raro vedere giocatori ai tavoli del Baretto a Marina di Ravenna da dove si aggancia la palestra del faro. Alcune sono inespugnabili nel senso proprio logistico. Come quella nel Pala De Andrè: «Dall’esterno della recinzione è troppo lontano per agganciarla con il Gps. Gira voce che qualcuno vorrebbe scavalcare il recinto di notte per provarci ma non è cosa per me». Non è quella l’unica palestra impervia. Il gioco ne ha sistemata una tra i gorilla di Davide Rivalta nella corte interna del tribunale: chissà se avvocati, magistrati e imputati se ne contendono il controllo. Una posizione quanto mai azzeccata come scenografia è la rotonda delle tartarughe a Ponte Nuovo. Inevitabile chiedersi se l’auto che qualche sera fa è finita contro le statue fosse quella di un cacciatore distratto. Palestra dalle tinte macabre quella di Piangipane: nel cimitero. E invece all’obitorio di Ravenna c’è un cosiddetto pokestop dove si può fare scorta di bonus per progredire nel gioco.

A volte le spedizioni alla conquista delle palestre di altre squadre si fanno nottetempo: «Ci diamo appuntamento fra amici e tentiamo di abbattere una palestra di un’altra squadra. Di notte è più conveniente perché c’è meno gente in giro e quindi hai più tempo per alzare il livello della palestra dopo averla conquistata e rafforzare la difesa per chi proverà a togliertela». E nella lotta ravennate fra le tre squadre (rossa, blu, gialla) in cui si dividono i giocatori c’è già un gruppo che gode di fama cittadina. Li chiamano “i cinesi”: una decina di giovani che hanno in comune la provenienza asiatica testimoniata anche dai nickname scelti nel gioco, sono del team rosso, tutti dotatissimi di eserciti ben potenziati di Pokemon e organizzati come una vera pattuglia per spedizioni alla conquista di palestre.

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