Con la fine del 2025 si chiude l’anno di festeggiamenti per i 50 anni di Gemos, cooperativa faentina attiva dal 1975 nella ristorazione collettiva per scuole, ospedali, aziende e strutture socio-sanitarie. L’anno si è aperto con risultati economici e sociali positivi: fatturato oltre i 100 milioni di euro, più di 16,6 milioni di pasti erogati nel 2024 e un organico passato da 1.340 dipendenti nel 2021 a 1.820 nel 2024. Il 60% dei lavoratori è oggi socio, mentre l’87% del personale è femminile, a conferma dell’impegno nella valorizzazione del lavoro delle donne. «Ogni numero racconta persone, storie, famiglie» commenta la presidente Mirella Paglierani, alla guida della cooperativa da nove anni. Il traguardo è stato celebrato con una serie di iniziative dedicate ai dipendenti, tra cui la grande festa al PalaGalassi di Forlì, un cortometraggio dedicato ai valori della cooperativa e un progetto rivolto alle studentesse e agli studenti dell’Istituto Alberghiero.

50 anni di Gemos: cosa significa per voi questo traguardo?
«È una tappa molto importante. E ancora più importante per noi è mantenere viva la nostra personalità con la stessa passione e entusiasmo del ’75, ma con attenzione e riguardo per l’attualità, le evoluzioni del mercato e le nuove richieste dei clienti. La gratitudine per chi ci ha preceduto è tanta, e ora cerchiamo di fare del nostro meglio per passare il miglior testimone alle generazioni future: è importante ricordare che 50 anni non sono un punto di arrivo, ma una riconferma e uno spunto per il futuro».
Quali sono i valori da celebrare in questo anniversario e da portare con sé nel futuro?
«Tutto ciò che mette al centro la persona. Come cooperativa crediamo nelle attività di conciliazione vita-lavoro, nella parità di genere, nei benefit del welfare, nelle cure speciali dedicate alle neomamme. Ogni anno Gemos mette a disposizione risorse per la cura delle persone, prevenzione, borse di studio per le figlie e i figli dei soci. Poi ci sono i valori che riguardano la sostenibilità ambientale, il lavoro etico e la legalità. Tutti campi in cui vantiamo certificazioni riconosciute».

Che importanza ha per Gemos la sostenibilità?
«È un elemento centrale per noi: non parliamo solo di certificazioni richieste nelle gare d’appalto, ma di una caratteristica che ci accompagna dalla nascita. Compilando il bilancio di sostenibilità ci siamo accorti di rientrare già organicamente in tutte le caratteristiche richieste. Prestiamo attenzione alle materie prime a km0, ai fornitori sostenibili di energia elettrica, partecipiamo all’agenda 2030. Per noi è normale svolgere un lavoro etico, sostenibile e trasparente. Non potremmo immaginarlo diversamente».
Com’è cambiato il mondo della ristorazione collettiva in questi 50 anni?
«È cambiato moltissimo. Soprattutto nell’ambito degli appalti, dove oggi i capitolati danno molta importanza alla qualità di prodotti e servizi, anche se a volte, i prezzi stabiliti non sono in linea con i costi di gestione. Per questo il settore sta portando avanti una riflessione a livello nazionale. Negli ultimi anni poi sono cambiate anche le abitudini alimentari delle persone, con particolare attenzione alle intolleranze, alla dieta bilanciata nelle scuole e all’alimentazione derivata da diverse culture. Negli anni abbiamo adeguato tutte le nostre procedure, al fianco di partner come professionisti dell’alimentazione e enti pubblici. Inoltre, cerchiamo sempre di venire incontro a nuovi gusti e tendenze: nell’ultimo periodo, ad esempio, abbiamo aggiunto ai banchi del caldo e freddo quello del pokè».
Che valore aggiunto dà il fatto che molti lavoratori e lavoratrici siano anche soci?
«Crediamo sia una strategia vincente, che ci permette di sostenere al meglio la nostra base sociale. Ogni anno distribuiamo i ristorni, cercando di dare anche concretezza economica tangibile per il socio. Vogliamo che le persone di Gemos si sentano protagoniste della cooperativa, perché il valore e la soddisfazione della squadra si riflettono poi all’esterno e sulla clientela».
Qual è l’importanza della ristorazione in ambienti delicati come scuole o Rsa?
«Nelle scuole lavoriamo con servizi di alimentazione dedicati, che definiscono menù sani e bilanciati. Parallelamente portiamo avanti progetti di educazione alimentare. Ci concentriamo anche sulla presentazione dei piatti per rendere più gradevoli anche sapori spesso non comuni tra i più piccoli. Nelle Rsa invece, il momento del pasto diventa un momento di cura. Non basta fare da mangiare bene, ma è importante servire col sorriso».
Cosa c’è nel futuro di Gemos?
«Siamo cresciuti tanto, e vogliamo continuare a farlo. Arriverà il momento di passare il testimone alle nuove generazioni: crediamo che questa sia la vera sfida. Sappiamo che i più giovani hanno una visione diversa del lavoro, orientata al work-life balance. Cerchiamo quindi di intercettare i giovani con progetti che coniughino le loro esigenze a quelle del mondo del lavoro. In questa direzione, è stato lanciato quest’anno il progetto Gen-G, in collaborazione con l’istituto Pellegrino Artusi di Forlimpopoli. Studenti e studentesse si sono messi alla prova in una competizione tra cucina, pasticceria e sala-bar, sviluppando un menù e una selezione di cocktail che rispecchiano i cardini della cucina contemporanea. Ai vincitori un premio di 3.000 euro e la possibilità di intraprendere un inserimento professionale all’interno della cooperativa. Crediamo che quello della ristorazione collettiva sia un settore che necessita riscatto, in grado di garantire orari e ritmi più sostenibili rispetto alla ristorazione tradizionale».
Gemos società cooperativa
via Della Punta, 21 – Faenza (RA)
Tel. 0546600711 – www.gemos.it
FB GEMOS – IG gemos_ristorazione








