Il comune di Ravenna è il primo tra i 328 della regione per suolo cementificato

I dati del rapporto Ispra: in totale 6.911 ettari urbanizzati (il dieci percento della superficie totale), cresciuti di dieci nell’ultimo anno

RAVENNA 14/12/04. FOTO AEREE DI RAVENNA

Una foto aerea di Ravenna

Con dieci ettari di nuove urbanizzazioni in più nel 2019 rispetto all’anno precedente, il comune di Ravenna arriva a un totale di 6.911 ettari consumati ed è il primo comune tra i 328 dell’Emilia-Romagna e il sesto tra gli ottomila italiani per valore assoluto di superficie cementificata. Il dato è contenuto nell’ultimo rapporto dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra), ente pubblico sotto la vigilanza del ministero per l’Ambiente.

Data la grande estensione del comune ravennate, il secondo in Italia dopo Roma per superficie, la sua percentuale di suolo urbanizzato è la più bassa tra i nove capoluoghi di provincia in regione: 10,58 percento, comunque superiore alla media regionale (8,9) e nazionale (7,1).

Allargando lo sguardo anche agli altri 17 comuni ravennati per considerare il totale provinciale, nel 2019 sono stati consumati 21 ettari che portano al 10 la percentuale totale.

Di Marco

Foto di Paolo Genovesi. 2.10.2011 Ravenna Ditta di marco gru in elevazione con piattaforma, gru istallata in piazza sighinolfi . foto panoramiche aeree di ravenna

«Siamo di fronte a valori ancora insostenibili, che non manifestano rallentamenti rilevanti in discontinuità con le pianificazioni del passato – afferma Legambiente –. La preoccupazione però è che molto ancora debba concretizzarsi in termini di nuove urbanizzazioni». L’associazione verde guarda ai cantieri per nuovi centri commerciali, nuovi insediamenti abitativi anche sulla costa e nuove strade: «Citiamo un elenco sicuramente non esaustivo: il Pua di Lido di Classe e del quartiere San Giuseppe, nuove urbanizzazioni a Casalborsetti, ulteriori lottizzazioni a Lido di Savio per strade ed appartamenti e la recente proposta di collegamento stradale tra Ravenna e Venezia. Alcune di queste pianificazioni sono sicuramente eredità del passato, ma nulla si sta facendo per ostacolarle».

L’appello di Legambiente è quindi rivolto alla politica locale a non procrastinare gli impegni per il raggiungimento del consumo di suolo a saldo zero: «Un percorso che deve essere accelerato dalla definizione del nuovo Pug e l’abbandono dei vecchi progetti non in linea con l’idea di un’urbanistica resiliente agli effetti dell’emergenza climatica».

Anche Articolo Uno è critico su questi numeri: «Tali dati sono figli di una stagione urbanistica ispirata all’idea che, a fronte della riduzione delle attività  manifatturiere, l’attività immobiliare costituisse in Italia e in Europa il principale motore dello sviluppo economico e finanziario, che ha dato vita a una bolla speculativa, nettamente al di sopra dei bisogni reali della comunità, che come è noto è totalmente saltata con la crisi del 2008. Per l’effetto di trascinamento dei vecchi piani urbanistici e dei loro strumenti attuativi, ancora oggi ovunque, e anche a Ravenna, si continua a costruire per abitazioni di cui non c’è bisogno, per nuovi centri commerciali e per altre attività terziarie già abbondantemente sature».

Il partito che esprime l’assessore all’Ambiente (Gianandrea Baroncini) in giunta comunale a Ravenna, ed è rappresentato in consiglio comunale da Mariella Mantovani, chiede all’Amministrazione di avviare da settembre «la più ampia discussione sul territorio con i cittadini e con le forze economiche, sociali, ambientaliste sui criteri e gli obiettivi fondamentali del nuovo Pug».

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