sabato
01 Novembre 2025

San Francesco? Ce lo racconta Barbero

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Conosciamo tutti molti episodi della vita di San Francesco, peccato che siano falsi. La sua storia iniziata predicando la povertà, e il ritorno alle radici del cristianesimo, finì con una “multinazionale” della fede ovvero l’ordine francescano e con una rottura, a cui arriviamo tra poco. Francesco, il cui vero nome era Giovanni di Pietro di Bernardone, fu da subito una figura che trascinò folle di fedeli verso una nuova via. Fatto Santo appena dopo la morte, cosa assai inusuale già al tempo, attorno alla sua figura sono fin da subito circolate tantissime agiografie. Nell’ottocentesimo anniversario della morte del santo più famoso d’Italia (3 ottobre 1226) stanno uscendo molti i libri sulla sua figura, per me il più interessante è “San Francesco” (Laterza) di Alessandro Barbero. Lo storico ci racconta come biografia dopo biografia si creò il mito leggendario del santo, arrivato poi ai giorni nostri.

La prima “Vita di Francesco” fu quella di Tommaso da Celano redatta pochi anni dopo la morte, che fu subito aspramente criticata perché c’erano “pochi miracoli”. Lo stesso Tommaso si prodigò quindi a farne una seconda versione aggiungendone il più possibile. Poi ne nacquero spontaneamente a decine, di queste biografie scritte da frati, finché San Bonaventura da Bagnoregio scrisse quella “definitiva” che chiamò appunto Legenda major, che voleva sintetizzare tutte le versioni. Il termine “legenda” intende proprio “la versione che dovete leggere” quindi quella ufficiale approvata dal pontefice. Nel frattempo le storie si erano ingigantite. Facciamo un esempio: Francesco partecipò alla quinta crociata nella quale, anziché combattere, andò a incontrare il sultano d’Egitto Al-Kamil. Nell’incontro, testimoniato da fonti dell’epoca, ci fu un dialogo civile e rispettosa tra i due, in cui Francesco tentò di convertire alla fede “vera” il sultano, che ovviamente declinò la proposta ma rimase colpito dal carisma dell’uomo e gli offrì grandi doni, che lui rifiutò. Nella versione di Bonaventura, Francesco per dimostrare al sultano che il dio cristiano è quello vero si getta nelle fiamme rimanendo illeso. Adattamento narrativamente molto suggestivo, ma assai poco realistico. Chi era dunque Francesco? A questa domanda tenta di rispondere Barbero facendo i conti con una figura difficile da definire e piena di contraddizioni. Francesco predicava la povertà, ma non attaccava mai i ricchi, predicava la pace usando il saluto “la pace sia con voi”, ma non si pronunciò mai apertamente contro le crociate. La sua filosofia era dare un esempio, un modello di vita, che non doveva essere imposto agli altri.

Alla fine della sua vita Francesco non era contento di quello che era diventato l’ordine francescano. Troppo grande, troppo influente, troppo potente. I frati non vivevano più nella povertà, ma in grandi conventi, non servivano i lebbrosi, ma studiavano e predicano. Non era quello che voleva, e si dimise dal suo stesso ordine. Questa rottura, storicamente appurata, fu minimizzata nelle versioni ufficiali. Si disse che fu “per umiltà”, ma in realtà per Barbero si trattò di un vero strappo: la sua figura era già stata travisata e manipolata prima ancora che lui morisse.

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