Il 18 settembre 1901 Corrado Ricci, allora Direttore della Regia Sovrintendenza dei Monumenti di Ravenna, scriveva al cardinal Agostino Riboldi, arcivescovo di Ravenna, raccomandando il restauro della Cappella Arcivescovile i cui mosaici versavano in uno stato deplorevole.
Il cardinale accolse subito l’invito a provvedere all’antico oratorio, ma pochi mesi dopo morì. Il progetto rimase in sospeso anche con il suo successore, l’arcivescovo Guido Maria Conforti, e si dovrà attendere l’autorizzazione di Pasquale Morganti, arcivescovo dal 1904 al 1921, per dare avvio ai lavori.
Il restauro ebbe finalmente inizio nel 1911 e fu concluso solo nel 1930, sotto l’episcopato di Antonio Lega. Tra gli interventi più significativi vanno ricordati la ricostruzione dell’abside e l’attento restauro ai fondi musivi dove furono reintegrate – secondo i criteri di allora – parti che erano andate perdute, come ad esempio l’antica iscrizione latina tramandata dal Liber Pontificalis della chiesa ravennate.
Essa fu interamente dipinta da Giuseppe Zampiga, a imitazione del mosaico, lungo le pareti del vestibolo. Indagando i fondi della lunetta di fronte all’ingresso Giuseppe Gerola, allora Soprintendente ai Monumenti di Ravenna, non trovò tracce di elementi originari e dunque decise di completare la decorazione mancante con iconografie puramente ornamentali, colombe tra rami di melograno, e di porre al centro, in omaggio all’arcivescovo che aveva dato avvio ai lavori, il monogramma di Pasquale Morganti.
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