Alcuni dischi femminili E una delle batterie più belle degli ultimi anni – di Giacomo Sacchetti

di Giacomo Sacchetti *

Ho avuto per la prima volta seriamente a che fare con Ravenna quando ho dato l’esame di Antichità Ravennati. L’interrogazione andò molto bene, talmente bene che a un certo punto la prof mi disse: “Le faccio la domanda per la lode”. Al che io ero già all’Irish Pub. Mi chiese in quale secolo è stata costruita la Porta Nuova, io le risposi XIII, lei si mise a ridere e mi spiegò che era come dire che Hitler è un dittatore del 1600. Era una signora simpatica, elegante, era di Ravenna, aveva ragione e non fosse stata molto più grande di me mi sarei anche innamorato. Essendo io di Cesena mi è capitato di leggere qualche copia d’importazione di Ravenna&Dintorni, e sono molto contento di scrivere sul suo fratello Romagna&Dintorni Cult. In fondo è anche un po’ per colpa di Ravenna se alla fine mi hanno pure dato una laurea. Quando mi è stato chiesto di scrivere l’articolo mi è venuto in mente subito quell’esame. Solo dopo, a proposito di signore, ho pensato di farlo su un po’ di dischi di gruppi femminili che ho ascoltato ultimamente. Cinque italiani e gli altri americani. Le Enidd sono di Verona e hanno fatto uscire on line Stock Phrase Again, che contiene 3 canzoni, tra le più belle che io abbia sentito quest’anno. I riferimenti sono chiari (Karate, Van Pelt) e (anche) per questo mi fanno tremare le ossa. Hanno registrato anche “What’s Missing”, una cover dei Bedhead. Any Other è di Milano ed è la cantautrice con la voce più bella del mondo. Adele Nigro fino a luglio 2014 era una delle due Lovecats, poi è diventata Any Other, da sola, e adesso con lo stesso nome ha messo su il gruppo elettrico. È decisa, indecisa, arrabbiata, tranquilla, il suo modo di scrivere canzoni è tra il collettivo Elephant 6 e Elliott Smith e tutto questo quando prende la chitarra si sente, ti entra in testa e la spacca. Tra un po’ esce il disco. Elli de Mon è una musicista bravissima di Vicenza, dal vivo è una onegirlband carichissima ma anche riascoltando il disco (l’ultimo, omonimo, dell’anno scorso) non ce la faccio ad appassionarmi alla sua musica, che può essere descritta come un blues del delta con un po’ di garage. February EP delle The Smudjas (Milano) e il mini delle Alga Kombu (Bologna) li ho scoperti da poco. Mi piacciono tantissimo e ho poco da dire se non che: le Alga Kombu fanno pop punk con una forte componente vulvica e dal vivo dovrebbero eliminare solo la voce di accompagnamento di quella tipa che salta intorno al palco che mi sembra di troppo; February EP è r’n’r garage che suona emocore e il risultato è solo gran pezzi. La cantante è una sfondona ma non mi dà fastidio.
Per l’America. Le Coathengers hanno alcune cose che non mi piacciono: capelli ruffi, tatuaggi sbattuti in da face come se fossero belli, la voce sfonda (qui mi dà fastidio). L’ultimo disco è Suck My Shirt (2014), in realtà è abbastanza piatto e il precedente non è che sia tanto meglio. Dal vivo (le ho viste al Bronson a Madonna dell’Albero) quando aumentano il ritmo con le chitarre fanno praticamente noise rock ed è anche bello. Per un po’, poi dopo anche basta. Le Girlpool hanno fatto un album nel 2014 e nel 2015 un 7’’ pollici con due canzoni di cui una (“Chinatown”) è molto semplice e bella. Nel disco alcune volte la chitarra la potrei suonare anch’io e non sono convinto che la cosa mi convinca del tutto, ma la questione più importante è la melodia: ogni canzone è accomodante e anche se magari loro non vorrebbero sempre esserlo, sono divertenti. Le Slutever non mi piacciono molto ma nello split con le Girlpool hanno fatto due pezzi che mi ricordano le Breeders più pop. Mi piace comunque di più l’ep Almost Famous (2015) perché è più distorto. Se vi va, ascoltate su bandcamp anche le altre cose che hanno fatto dal 2010, soprattutto Sorry I’m Not Sorry. Potrebbero essere l’ennesimo gruppo garage pop punk che sentite e/o potrebbero piacervi moltissimo. In conclusione, una delle batterie più belle degli ultimi anni l’ha suonata nel 2012 una donna, Amy Farina in The Odds dei The Evens. Una volta avevo un gruppo, suonavo la batteria. Se esistesse l’esame di Batterie Incredibili e si potesse scegliere un docente, sceglierei lei. Ah lì, altro che domanda per la lode: prendo 18 a sciupé…

Giacomo Sacchetti è nato a Cesena nel 1978, ha studiato Lettere Moderne e fa l’impiegato. Negli anni Novanta ha suonato nei Wild Bunch e nei Malia. Oggi scrive (anche) di musica su Neuronifanzine

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