Patentino da antifascista, chi lo rilascia?

«Non potranno in alcun modo essere rilasciati contributi, sovvenzioni, sussidi, patrocini o concessioni di occupazione di suolo pubblico e di utilizzo di spazi di proprietà comunale alle organizzazioni ed associazioni che si richiamino direttamente all’ideologia fascista, ai suoi linguaggi e rituali, alla sua simbologia, o che esibiscano e pratichino forme di discriminazione razziale, etnica, religiosa o sessuale». Questo è il testo dell’ordine del giorno votato dal consiglio comunale di Ravenna a giugno 2018 che ha portato alla modifica dello Statuto comunale e all’introduzione dell’obbligo, per chi vuole usufruire di sale pubbliche, di firma su un documento in cui si dichiari, di fatto, di non essere fascisti o razzisti.  Forza Nuova torna a Ravenna a fare un comizio in una sala comunale e le forze politiche di sinistra che per prime avevano voluto la modifica allo Statuto gridano allo scandalo. Eppure il nuovo Statuto è stato applicato. Sorge quindi un dubbio: non è che sia una materia che può difficilmente essere governata da un sindaco?  Se una forza politica o un’associazione firma il documento suddetto, bisogna poi verificare che abbia dichiarato il vero per la concessione? E chi verifica? E come dovrebbe funzionare il diniego?  Chi deve produrre prove? Non sarà che invece, volenti o nolenti, se una forza politica è ammessa alle elezioni deve essere trattata al pari delle altre? Che il problema, insomma, stia un po’ più in alto delle competenze di un’amministrazione comunale?

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