Un po’ di carbone non manca mai nella calza della Befana. E però c’è carbone e carbone. Ravenna quest’anno se l’è guadagnato in particolare rispetto a due dati emersi tra la fine dell’anno e l’inizio dell’anno nuovo. Uno ha a che fare con l’inquinamento e qui si è in buona compagnia con il resto della pianura padana e si possono chiamare in causa abitudini dei singoli, condizioni atmosferiche, posizione geografica. L’altro dato, di una realtà come l’Ispra, ci mette invece in testa alla classifica regionale e tra i vertici di quella nazionale e ha meno a che fare con la congiuntura o il destino cinico e baro e molto a che fare con le politiche di programmazione: il consumo di territorio, 9mila ettari di territorio “bruciati” in un anno, da far concorrenza a Milano, per capirci. Ci diranno, sono dati vecchi, del 2012. Bene. Ma noi siamo abbastanza sicuri di aver sentito promesse sullo stop al consumo di suolo ben prima del 2012. E sapiamo che ne sentiremo tante altre per tutti i primi sei mesi del 2016 da più parti. Per capire poi se dalle parole si è passati ai fatti, aspetteremo la Befana, se ha portato o no il carbone dei prossimi rapporti Ispra.
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