domenica
16 Novembre 2025
Rubrica Letti per voi

La Ravenna del 1688 in un bel romanzo

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Scrivere un romanzo “storico” è molto rischioso. Questa forma letteraria, nata nel Settecento e culminata durante il romanticismo, richiede un’attenzione assoluta non solo per i macro-riferimenti (le date, per esempio), ma anche per i dettagli; qui, più che in altri contesti, la verosimiglianza non basta e il rischio del ridicolo è dietro l’angolo. Il silenzio del sale di Marco Phillip Massai (Santelli Editore) è, invece e per fortuna, un ottimo romanzo storico, declinato “in giallo”, con due indagini ben congegnate e intriganti.

Anno di grazia 1688, quello dei terremoti che devastarono prima la Romagna, poi il Sannio, con migliaia di vittime. La vicenda si snoda da mercoledì 7 a mercoledì 14, e ha al centro Ravenna, città sotto il dominio dello Stato della Chiesa, che risente ancora di influenze veneziane. È una città isolata e degradata che, al di là dello sfarzo di pochi nobili, sopravvive in parte grazie al sale della vicina Cervia. Ed è proprio in una salina, fra fango e nebbia, che viene trovato il cadavere di un nobile veneziano, impalato e con gli occhi coperti da grumi di sale. Sul posto dovrebbe andare il Mastro Postale, Tommaso Casadio, Censore del Sant’Uffizio; che è però in missione con un allievo, Giambattista Corsi. Tocca quindi al vicario del Mastro, Dante Servadei, artista e specializzato nel riprodurre calligrafie. Mentre l’indagine sull’omicidio fatica a partire, ecco che vengono trovati i corpi di un uomo e una donna, nel Quadrarco di Braccioforte, vicino al giardino dei francescani. E, mentre la terra trema più volte, vengono alla luce intrighi e trame che coinvolgono molti maggiorenti cittadini.

Marco Massai descrive con attenzione e cura la città che è stata capitale; racconta patimenti d’amore e smargiassate, tradimenti e duelli con grande abilità e una scrittura attenta, inserendo nei dialoghi tracce di dialetto comprensibili e corrette. Riesce a far “sentire” le esitazioni di Dante, innamorato che non riesce a dichiararsi; e le guasconate di Giambattista, personaggio che conquista donne e… lettori. Il maestro Tommaso Casadio ha qualche riflesso e atteggiamento caratteriale di un altro celebre inquisitore, Nicholas Eymerich di Valerio Evangelisti. E la sofferenza per il male che gli divora le mani, è raccontata senza retorica. Imperdibile l’epilogo, che illumina un passaggio del romanzo che sembrava incomprensibile. Insomma, “Il silenzio del sale”, che fra le pagine ha molto altro, merita davvero di essere letto.

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