martedì
24 Giugno 2025
Rubrica Letti per voi

Un thriller storico ambientato in città

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La sanguinosa battaglia dell’11 aprile 1512, giorno di Pasqua, e il saccheggio della città, “preannunciato” dalla nascita del cosiddetto mostro di Ravenna. Il tentativo della Chiesa, nel 1519, su ordine di papa Leone X, di sottrarre le ossa di Dante dal sacello dei Da Polenta, curato dai francescani, per portarle a Firenze; questo dopo una petizione firmata prima di tutto da Michelangelo Buonarroti, che si dice pronto a realizzare un Mausoleo degno del grande poeta nella città di nascita. Parte da qui, facendo scattare una piccola vertigine, il nuovo romanzo di Antonio Tenisci, La tomba divina (Leone Editore), che mescola con grande sapienza fatti e personaggi storici a un intrigo degno dei migliori romanzi popolari.

Si incontrano così papa Giovanni de’ Medici, figlio di Lorenzo il Magnifico; che manda a Ravenna il proprio segretario, Pietro Bembo, poeta, grammatico, infine cardinale. Per tutelarne la sicurezza gli affianca il procuratore fiscale Mario Petrusco, mastino e inquisitore terribile e temuto. E tutti i personaggi sono esistiti, con quei ruoli. Non con l’incarico loro affidato: i due devono garantire che la delegazione fiorentina, segreta, possa trafugare le ossa di Dante. Bembo e Petrusco pensano di poter contare su appoggi ravennati, a partire dall’abate Bongallo, amico del papa; e da altri nobili, non solo locali. Ma arrivano in una città ferita, che ancora patisce l’orrore del saccheggio di sette anni prima; che non ha dimenticato la morte di Gaston de Foix-Nemours, e quello che è successo dopo. Non solo: arrivano che il loro contatto, l’abate Bongallo, si è tolto la vita in una cella del convento francescano. Fra le cui mura pare aggirarsi l’ombra del mostro di Ravenna; ma dove di certo abita un folle, che recita a memoria brani della Divina Commedia. I misteri si moltiplicano, mentre i protagonisti devono accelerare il lavoro per agevolare il “furto”. Poi, come nei veri romanzi popolari, quelli che funzionano, ci sono donne affascinanti, che seducono, creano luce fra le ombre dei palazzi del centro; ma portano, insieme alla bellezza, nuove complicazioni ai protagonisti. La precisione dei riferimenti storici ha un altro piccolo gioiello: il riferimento a suor Beatrice, il nome che assume Antonia Alighieri quando si chiude nel convento ravennate di Santo Stefano degli Ulivi. Un’ottima lettura; e, non bastasse, Antonio Tenisci scrive proprio bene.
L’autore sarà a Ravenna il 24 gennaio, ospite del Centro Relazioni Culturali.

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