Guerra e ambiente: la Ravenna che salva il mondo

Lo aspettavano con ansia le Nazioni Unite, Netanyahu, i vertici di Hamas, il presidente degli Stati Uniti. E finalmente, due settimane dopo l’attacco terroristico, valutata bene ogni virgola, considerata l’importanza strategica del documento, il consiglio comunale di Ravenna ha approvato l’ordine del giorno sul conflitto israelo-palestinese.

«Ci dispiace solo che si siano astenuti i Repubblicani», avrebbero dichiarato a caldo i diplomatici impegnati in questi giorni in Medio Oriente, rassicurati poi dal fatto che lo abbia comunque firmato la repubblicana del gruppo misto.

Nel documento – arrivato dopo giorni convulsi in cui la comunità politica internazionale ha aspettato con il fiato sospeso di capire la mattina seguente quale bandiera sarebbe apparsa al balcone del municipio – il consiglio comunale di Ravenna chiede alla stessa «comunità politica internazionale ogni sforzo al fine di fare chiarezza sulla legittimità dei due Stati e dei relativi territori», e chiede «al Governo Italiano e alla Unione Europea di svolgere una iniziativa diplomatica per far valere le ragioni della convivenza pacifica tra due popoli».

Come è possibile che nessuno ci avesse pensato prima? Era così facile: la convivenza pacifica! E per spiegare meglio il concetto, il Pd in una nota ha chiarito: «Abbiamo presentato in consiglio comunale questo ordine del giorno perché auspichiamo che a Ravenna ogni nostro concittadino israeliano si possa sentire pienamente integrato e al sicuro. Allo stesso tempo, anche ogni nostro concittadino palestinese, deve sentirsi pienamente integrato e al sicuro».

Bene, risolta la questione israelo-palestinese, a Ravenna siamo riusciti anche a fermare il riscaldamento globale. Già: le aziende petrolifere di tutto il mondo, i ministri italiani e africani presenti all’Omc si sono infatti detti molto colpiti dalle proteste, dagli attivisti travestiti da dinosauri al campo da golf e dal presidio al pala De André degli ambientalisti. Che «stanno guastando la feste» al mondo delle trivelle, scrivono di se stessi gli stessi ambientalisti in una nota inviata alla stampa, informando anche che «in città sono comparsi cartelli di critica e di rifiuto del sistema fossile, e di denuncia dei suoi effetti sulla vita nel Pianeta». In particolare, Tarek El Molla pare abbia trascorso la sua prima notte ravennate in albergo a piangere. Il giorno dopo ha convinto colleghi e industriali di tutto il mondo ad abbandonare le fonti fossili. Viva!

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