Per chi non finisce di stupirsi del genio letterario irlandese, ci sono un paio di libri relativamente recenti da recuperare, usciti in Italia un anno fa e sopravvissuti ai ritmi frenetici dell’editoria nostrana. Uno è Il canto del profeta di Paul Lynch, vincitore del Booker prize 2023, pubblicato in Italia da 66thand2nd nella traduzione di Riccardo Duranti. Ambientato a Dublino, racconta dal punto di vista di una madre con tre figli l’avvento di una dittatura. Un libro distopico, quindi, o così c’è da sperare, ossia che non sia profetico. La dittatura di Lynch infatti non mostra subito i carrarmati, ma inizia con leggi speciali che hanno l’obiettivo dichiarato di proteggere la popolazione (vi ricorda qualcosa?) e il bene del paese, un paese che si credeva profondamente democratico. Tuttavia, una volta che il piano di quella democrazia si inclina, tutto inizia a scivolare sempre più rapidamente. Ora, noi italiani, che dovremmo essere esperti in dittature, possiamo vedere bene tante analogie, a cominciare da cosa accade ai sindacalisti. A differenza di tanti e celebri distopie sul tema più o meno recenti, qui non ci sono tratti memorabili del potere (non si bruciano i libri, non si vietano le parole) e tutto appare terribilmente reale, plausibile e, a leggere certe cronache internazionali, possibile. Con una scrittura che deve sicuramente molto al più grande scrittore dublinese di tutti i tempi, Lynch si concentra a raccontarci la vita di una persona in teoria come tante e della sua famiglia, il figlio diciassettenne, quello tredicenne, il padre anziano, la figlia, i vicini di casa, il luogo di lavoro, tratteggiando personaggi a tutto tondo di cui osserviamo le reazioni davanti alla catastrofe incombente. Chi e come si può reagire? Un libro angosciante, ma anche illuminante.
L’altro libro dalla terra gaelica arriva invece dal nord, ed è ambientato a Belfast durante i Troubles. Qui la protagonista dà il nome al titolo, Amelia, e l’autrice Anna Burns ci fa entrare, tra diversi eccessi e con una vena di umorismo che sfiora il grottesco, nella vita di una famiglia cattolica. Nulla è come potremmo aspettarci, tutto è eccessivo, esagerato, a tratti esilarante, a tratti drammatico e commovente. L’autrice alterna e miscela realistico e fantastico nel denunciare cosa succede nella vita di tutti i giorni quando si vive all’interno di un perenne conflitto civile a bassa intensità. Qui troviamo non tanto gli scontri o le Sunday bloody sunday, quanto piuttosto l’effetto sotterraneo, costante, sulle vite di chi è costretto a a vivere considerando nemico il vicino di casa. In Italia è pubblicato da Keller nella traduzione di Elvira Grassi.