Lolla bene chi lolla per ultimo

Rebecca Black – Let Her Burn (2023)

Il 29 marzo del 2011 viene giù un record bizzarro. È quello del video su YouTube con più dislike, o voti negativi, o pollici bassi o come li volete chiamare. Il record resisteva da più di un anno ed era detenuto da “Baby” di Justin Bieber, ma un nuovo campione del ridicolo pop stava facendosi strada a gomitate da più di due mesi, e si sapeva che il primato di Bieber sarebbe crollato miseramente.

La canzone si chiamava “Friday”, era firmata da una ragazzina di 17 anni chiamata Rebecca Black, realizzata in modo diciamo discutibile e pubblicata con grandissimo candore. Internet la fece a pezzi, e Rebecca Black diventò una storia di quelle che si usano per spaventare i bambini: a pubblicare i video su internet si finisce male.

Quello di “Friday” è uno dei tanti episodi di una serie molto lunga e complessa, quella incentrata attorno alla cultura dei meme, che nella musica pop parte (secondo me) dal giorno del 2007 in cui Britney si rasa i capelli a zero e arriva fino al tempo presente. In questa cultura, le cui estensioni ideologiche stiamo ancora sperimentando, la storia è incastrata in un loop in cui è costretta a ripetersi centinaia/migliaia di volte alternando tragedia e farsa a seconda se il giorno è pari o dispari. È un meccanismo estenuante e vorticoso che impedisce all’immaginario artistico (diciamo al canone) di sedimentarsi, e ci sta condannando a vivere gli ultimi vent’anni di storia come un unico grande presente in cui la memoria non può eliminare e quindi filtrare niente.

Tutto questo per dire che mentre la gente rideva, Rebecca Black ha potuto accampare la scusa dell’adolescenza e si è preparata nell’ombra a diventare una popstar di seconda fila, con un paio di EP svelti e il freschissimo esordio sulla lunga (più o meno) distanza, autopubblicato e programmaticamente intitolato Let Her Burn: hyperpop come da buon manuale dell’antropocene, canzoni non disprezzabili e quel tanto di autoironia che serve a trasformarti da survivor della violenza di internet a nuova Charli XCX. Più o meno come quando ti fai coinvolgere nella cena a 10 anni dal diploma di liceo e scopri che la tua compagna di banco sfigata è diventata una donna di fascino inarrivabile. Che il gioco valga la candela a livello musicale magari possiamo discuterne, ma rimane comunque una bella storia da raccontare.

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