Il paradosso del gatto di Stuart Braithwaite

Explosions in the Sky – End (2023 Bella Union)

Expl

Explosions in the Sky

Una volta ho visto gli Explosions In The Sky dal vivo. A quel punto esistevano da circa dieci anni ed erano, probabilmente, il più famoso gruppo postrock in attività. Era il 2008 e il concerto fu un mezzo disastro. La band suonò in maniera molto professionale, ma il pubblico sembrava essere al Festivalbar; ogni volta che un chitarrista attaccava un nuovo arpeggio, la gente sotto al palco applaudiva e urlava e cantava la melodia con degli o-o-o che ricordavano vagamente quando si canta Seven Nation Army in curva. Sembrava una specie di cul de sac, un problema insolubile che il gruppo si era cercato a tutti i costi: erano diventati troppo grossi per il pubblico che in teoria li avrebbe dovuti ricevere.

Gli Explosions In The Sky sono un gruppo strumentale texano. In quel momento esistevano da una decina d’anni e avevano pubblicato una manciata di dischi – qualcuno carino, qualcuno bello, un capolavoro. The Earth Is Not A Cold Dead Place, anno 2004. Le intuizioni orchestrali dei Mogwai erano diventate un vero e proprio genere musicale, che aveva bisogno di un manifesto. Quel disco lo fu, indiscutibilmente: progressioni chirurgiche di chitarre e batterie, intrecci armonici paurosi che non scadevano mai nel barocco fine a se stesso.

Di lì a poco quelle musiche sarebbero state utilizzate per Friday Night Lights, uno dei più bei matrimoni tra musica e immagini mai celebrati in una serie TV americana. A quel punto gli Explosions In The Sky erano troppo grandi per poter continuare a esistere come una normale rock band. Avevano toccato la perfezione, e tutti l’avevano riconosciuto, e quella perfezione si aspettavano. Non avrebbero mai potuto cambiare: non potevano prendersi un cantante, non potevano suonare altro che quello che avevano già suonato (prima e meglio).

Da allora esistono come il gatto di Schrödinger, vivi e morti allo stesso tempo, ectoplasmi di un passato che infestano il presente. Suonano dal vivo le loro cose più famose e ogni tanto fanno uscire un nuovo disco. L’ultimo End, uscito la settimana scorsa. Più che un nuovo Explosions In The Sky, sembra una raccolta di pezzi composti da un’AI a cui qualche indierocker sadico continua per qualche motivo a chiedere “fammi un nuovo disco degli Explosions In The Sky”. Forse un po’ triste, ma immagino sia meglio aver amato e perduto che – eccetera, eccetera.

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