sabato
21 Giugno 2025

L’inno alla vita e alla libertà di “Ora e sempre riprendiamoci la vita”

Condividi

Ora E Sempre AgostiOra e sempre riprendiamoci la vita (di Silvano Agosti, 2018)
Non tutti conoscono le opere dell’ottantenne Silvano Agosti, cineasta a tutto tondo perché oltre che regista è sceneggiatore, montatore e direttore della fotografia, nonché poeta e saggista. Contrario a ogni forma di potere e di istruzione, Agosti si è distinto sia per la sua produzione di film di finzione, sia per i documentari, e soprattutto per essere riuscito a filmare i movimenti giovanili negli anni della contestazione.

Proprio grazie a questo materiale il regista è arrivato, con doverosa calma, a presentare ai giorni nostri un film che parla del decennio più caldo della nostra storia recente, che si apre con la bellicosa manifestazione a Villa Giulia a Roma nel 1968 e si chiude con il cadavere di Aldo Moro nel 1978. Il lavoro alterna le affascinanti riprese d’epoca a interviste (comunque risalenti a una ventina d’anni fa) ai protagonisti di ciascun capitolo, legato a manifestazioni particolari o stragi di Stato: il tutto rigorosamente narrato in ordine cronologico.

Le voci sono tante, da protagonisti “sul campo” come Mario Capanna, Pietro Valpreda e Oreste Scalzone, fino agli artisti Bernardo Bertolucci, Paolo Pietrangeli, Dario Fo e Franca Rame, passando per i filosofi Massimo Cacciari ed Emanuele Severino e così via. I contributi degli ospiti danno ancora più forza alle immagini girate da Agosti, sottolineando la grande importanza del periodo, paragonato “almeno” alla Rivoluzione Francese e intriso di un generale senso di ottimismo: molti protagonisti credono che il seme della rivoluzione sia come un fiume sotterraneo che prima o poi tornerà fuori.
Vedendo però la società odierna, la cosa mi pare piuttosto lontana e difficile.

Dal punto di vista cinematografico, alcune immagini d’epoca dei cortei sono altamente suggestive, tanto da chiedersi come il regista possa essere stato così dentro l’azione e vicinissimo agli scontri; inoltre le scene delle stragi risultano estremamente forti e commoventi.
Più criptico il finale, che non è altro che l’espressione della poetica dell’autore, presente proprio nel titolo dell’opera, e cioè un inno alla vita, alla libertà dell’essere umano da ogni forma di schiavitù che la società contemporanea ti impone, dall’istruzione al lavoro stesso.
Più televisive e meno efficaci le interviste, alle quali un aggiornamento non avrebbe guastato, che creano di fatto un distacco di tensione con il girato d’epoca e a volte risultano poco interessanti in sé.

Il materiale come detto è affascinante, gli spunti non mancano, la discussione è di fatto lasciata allo spettatore: tutti elementi che fanno di Ora e sempre riprendiamoci la vita un viaggio di 50 anni nel passato per riguardare e attualizzare quanto è successo.
Visto a Ravenna all’interno della rassegna “Per non morire di televisione”, il film è distribuito nelle sale in un numero ridotto di copie, da qualche parte nel nostro paese.

Condividi
Contenuti promozionali

DENTRO IL MERCATO IMMOBILIARE

CASA PREMIUM

Spazio agli architetti

Un appartamento storico dallo stile barocco e la rinascita di Villa Medagliedoro

Alla scoperta di due progetti di Cavejastudio tra Forlì e Cesena


Chiudi