lunedì
16 Giugno 2025

Melancholia, è tempo di guardare soffrire pensare e dare una chance a questo mondo

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Melancholia, di Lars Von trier (2011)
L’umanità è corrotta, e il mondo sta giustamente per finire. Melancholia è un pianeta che è entrato nel sistema solare per distruggerci: come lo si può notare da tanti piccoli particolari, non meritiamo altro che la fine. Giriamo in automobili più grandi delle strade, viviamo in case più grandi di una città, ci costruiamo attorno a noi una realtà rarefatta, un mondo enorme fatto di apparenze, come un campo da golf composto da 18 buche, che non riescono a diventare 19; come una piccola scuderia di cavalli che non trovano il momento per essere domati; come un figlio, attraverso i cui occhi percepisci che per te è finita. Tenetemi le mani. Melancholia. Ma il declino non inizia dalla fine, ma fin da quando devi dimostrare non sai bene a chi, che la tua vita è perfetta, che la tua vita è uno slogan, che avrai un marito bello e bravissimo, e magari tre figli; e per celebrare questa plastica facciale della tua vita sociale, una festa a cui non ti senti invitata. Melancholia. La vita c’è solo sulla terra, e non per molto, le cose finiscono. Ma una notte, spesso, ti porta consiglio e riesci finalmente a urlare al mondo quello che sei e quello che vuoi, correndo il rischio che il tuo grido di dolore diventi un canto del cigno. Ma forse il tuo spirito si è liberato, e ben presto anche il tuo corpo lo seguirà, attraverso un distacco dalle convenzioni di questo sciocco e inutile mondo. Melancholia. Che cosa ti aspettavi? Eppure era tutto noto fin dall’inizio, quando sulle note wagneriane del Tristano e Isotta, hai cercato di raccontare la tua vita attraverso gesti, immagini ed emozioni. Ma il mondo vuole celebrarsi, guardarsi in faccia, cambiare freneticamente il suo punto di vista, mettere una persona prima dell’altra, un libro davanti all’altro, senza mai guardare il cielo, senza prendere in mano quella lente che forse è la chiave di lettura della nostra vita. Non è servito, e forse tutto questo che leggete non vi servirà. Però forse è tempo di guardare, osservare, soffrire, sorridere, talvolta annoiarsi, e soprattutto pensare. Date una chance a questo mondo. Melancholia.

Beyond, di Pernilla August (2010)
Una famiglia. Una madre, che ha fatto parte di una famiglia che ora non sente più sua, perché ne ha voluta e creata un’altra. Perfetta. Ma un giorno la madre la cerca perché vuole salutarla. Un’ultima volta. Con una trama assai simile (casualmente) a This Must Be The Place, Beyond è il debutto alla regia dell’attrice bergmaniana Pernilla August, miglior attrice a Cannes nel 1992 per Con le migliori intenzioni, ma più nota al grande pubblico per essere stata la madre di Anakin Skywalker nella seconda, inutile, dannosa, trilogia di Guerre Stellari. Fortunatamente lo stile del film è ben più simile allo stile di Bergman che ai giocattoli volanti di Lucas, e la somiglianza col capolavoro Il posto delle fragole è abbastanza evidente. La August (ex moglie del regista Billie August, ora però basta citazioni) riesce nell’intento di raccontare qualcosa di nuovo senza entrare in collisione col pianeta del già citato maestro, grazie a un racconto fresco non noioso e decisamente più emozionante della media dei film svedesi. Aggiungiamo poi che la bravissima protagonista è Noomi Rapace, assai nota da noi come Lisbeth Salander, e cioè la protagonista della trilogia svedese di Millennium, a partire da Uomini che odiano le donne. Beyond consacra la Rapace come attrice a tutto tondo e la August come un’altra grande autrice nordeuropea (il top resta Susanne Bier) da seguire. Un bellissimo film presentato al Festival di Venezia nel 2010, uscito in Italia in sordina, che si può vedere in rassegne.

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