Il Palazzo del Governo

Per oltre trecento anni è stata la sede del Legato Pontificio. Una cittadella a capo di un territorio che andava da Rimini a Imola

 

Sopra due scorci del Palazzo del Governo di Ravenna sul lato sud di Piazza del Popolo

Le giornate del FAI quest’anno hanno aperto il Palazzo del Governo, la grande struttura che occupa gran parte del lato sud della piazza del Popolo di Ravenna.
La Piazza, prima del risanamento ad opera dei veneziani, era uno spazio erboso che conduceva dal mercato del pesce alla piazza delle Oche (platea ocharia, l’attuale via Diaz), dove si svolgeva il mercato degli uccelli di valle e da cortile. Dopo la sistemazione della Piazza che viene selciata, l’abbellimento degli edifici circostanti fra i quali spiccano il Palazzetto Veneziano, le colonne sui basamenti di Pietro Lombardo  e la Torre dell’Orologio, passa più di mezzo secolo prima che venga riedificato il Palazzo Apostolico, sede del Legato Pontificio che dal 1509 era stato ospitato nella canonica di Porto. Nel 1557 l’intervento viene ultimato nelle decorazioni e nei suoi dettagli architettonici e rimarrà tale fino a quando il cardinale Francesco Barberini non opererà importanti lavori di ampliamento sullo stile dei grandi palazzi della Roma di fine Seicento.
È di quell’epoca la massima estensione della “cittadella” che comprende: la caserma del corpo di guardia, il carcere, le scuderie, la tesoreria, il tribunale, archivi e uffici amministrativi, sale di ricevimento e rappresentanza nonché  le residenze del Legato e del suo Vice.
Il carcere situato dietro il Palazzetto Veneziano dove ora si apre la  piazzetta Unità d’Italia, è stato demolito nel 1907. Nel 1927 il Palazzo ha perso l’ala sud trasformata nella sede centrale delle Poste, la cui corte interna è stata ricoperta, come era diffuso a quel tempo, in modo da ricavarne un ampio salone tuttora in uso.
All’esterno il Palazzo del Governo rappresenta in maniera significativa, ma austera e sobria, il potere temporale della Chiesa che amministrava un territorio di rilevanti dimensioni ed  importanza: la legazione della Romagna.
Un ampio scalone porta al piano superiore dove si sviluppano le sale di rappresentanza: dal più ampio spazio per ricevimenti e balli ad altri più raccolti per incontri. C’è anche una sala dove al centro è situato un  biliardo antico. Sui soffitti dipinti di scene mitologiche ed allegorie,  pavimenti eleganti abbinati nel colore alle tappezzerie, agli intonaci,  agli arredi: il salotto rosso, quello giallo, quello azzurro, che si aprono tutti sulla Piazza del Popolo.
La visita organizzata dal Fondo per l’Ambiente Italiano ha permesso di ammirare questi spazi, le statue che abbelliscono lo scalone monumentale e gli stemmi (o armi gentilizie) dipinti su tela ed appesi alle pareti. A tal proposito si riporta quanto scrive Gian Franco Andraghetti sul suo libro di toponomastica (Ravenna, 2010):  «Il cardinale Barberini ordinò di dipingere, nella grande sala del palazzo, le armi gentilizie dei legati che avevano presieduto il governo della città, a partire dall’uscita di scena dei veneziani. Successivamente il cardinale Saverio Massimo  (1846) facendo demolire i muri su cui erano dipinti, fece ricopiare e dipingere li stemmi su quadretti di tela, ampliando la serie dal 48 a.C. all’anno 1509 (230 stemmi).

La collezione fu perfezionata da Benedetto Baronio, il conte Ippolito Gamba e Francesco Donati, deputati dell’amministrazione provinciale (1849), per conto del conte Francesco Laderchi di Faenza , preside di Ravenna, per un totale di 432 stemmi, dal 1432 al 1849. L’autore è Angelo Ferrari (1799-1894), figlio del noto decoratore Gaetano (1775-1858) che lavorò con il padre nel Palazzo Arcivescovile, nel Palazzo Rasponi Murat, nel Palazzo Pasolini Dall’Onda e altri.
La serie fu aggiornata con gli stemmi prefettizi fino al 1929, dai pittori Enrico Piazza e figlio, e proseguirà fino al 1961. Metà degli anni 1930, per lavori di manutenzione del palazzo, le tele degli stemmi e i ritratti furono consegnate a Santi Muratori, direttore della Biblioteca Classense, collocati nelle pareti della scala d’accesso e nel magazzino detto Manica Lunga. Nel 1956 gli stemmi passarono all’Archivio di Stato, restaurati e appesi alle pareti, fino al trasferimento dell’istituto (1966). Infine, la serie araldica è tornata ad ornare le sale del Palazzo del Governo».
Dal 13 giugno del 1859, quando dal Palazzo fugge precipitosamente (in pantofole, scrivono le cronache del tempo) il Cardinale legato, il Palazzo “è passato di mano”: dal governo vecchio a quello nuovo, rappresentato dallo Stato unitario che prende possesso di quel luogo inizialmente come sede del commissario straordinario della Provincia di Ravenna, che dal 1863 assumerà il nome di Prefetto, rappresentante del governo e nominato direttamente dal Ministero dell’Interno. Da quella data “Sua Eccellenza” il prefetto abita qui e il suo appartamento è sopra il “volto Perelli” dove stanziavano le guardie svizzere. L’arco permette di passare dalla piazza del Popolo alla piazza Garibaldi, ci si infila anche il vento di tramontana tanto che un tempo veniva chiamato “e volt de fred”.  L’arco, che un tempo era più basso, offre una singolare e suggestiva prospettiva da piazza del Popolo alla Tomba di Dante che viene esaltata dalla sua biancheggiante architettura.
Le guide che hanno accompagnato i numerosi visitatori delle “Giornate del FAI” erano studenti delle classi dei tre licei cittadini: Classico, Scientifico e Artistico. Preparati dai loro insegnanti, in particolar modo quelli di storia dell’arte, si sono presentati all’appuntamento con entusiasmo e “professionalità” ed hanno fatto una gran bella figura.

Un gruppo di guide volontarie al Palazzo del Governo di Ravenna in occasione delle Giornate del FAI: (da sinistra) Francisca Orrego, la professoressa Donatella Fusconi, Sara Mathlouthi e Giulio Piazza, studenti della IV A del Liceo Scientifico “A. Oriani” di Ravenna

Ho parlato con uno di loro, Giulio Piazza che frequenta la IVA del Liceo Scientifico Orinai “Scienze Applicate”: «Ero particolarmente interessato alla visita guidata, mi attirava la vastità del palazzo che potevo confrontare con quello della visita FAI dello scorso anno, Palazzo Rasponi delle Teste – racconta Giulio –. Gli ambienti di questo edificio governativo si fanno apprezzare per le loro peculiarità e la diversità delle dimensioni. Mi trovavo e sono stato fortunato, nella sala più ampia e forse più elegante, quella delle feste, con un bel pavimento di marmo, due importanti dipinti e uno splendido lampadario di Murano. A partire da questo grande ambiente, si aprivano salotti  dominati dal colore e per questo motivo chiamati “salotto rosso”, “salotto azzurro”, “salotto giallo”. Oltre quattro secoli di storia hanno permesso di attraversare vari periodi storici che si riflettono nello stile degli arredi, nelle tappezzerie, negli stessi pavimenti che passano dal legno al marmo e alle maioliche dipinte».
Giulio e i suoi compagni hanno illustrato e soddisfatto le molte curiosità dei presenti, dando una bella immagine di come la scuola possa interagire positivamente con la società. Protagonisti di una bella esperienza che continua, anno dopo anno, a svelare con occhi senz’altro diversi, le tante bellezze, più o meno conosciute, che Ravenna custodisce.
Grazie alla formula adottata dal FAI, ogni anno vengono spalancati palazzi e monumenti alcuni dei quali rappresentano vere e proprie scoperte. Chi non è mai stato in Prefettura,  per un permesso o pratiche burocratiche? Molti cittadini hanno salito i gradini dello scalone, sorvegliato dagli occhi severi delle statue allegoriche che simboleggiano la Forza, la Temperanza, la Prudenza e la Giustizia.
In anni passati, nel cortile del Palazzo, venivano eseguite le pene capitali: proprio di fianco vi era la Chiesa di San Giovanni decollato,  dove la Confraternita della Misericordia o della Buona Morte assicurava i conforti religiosi (sic!). Per fortuna il tempo non è passato invano e tante cose sono mutate, ma “il contenitore” è sempre quello: un possente edificio dal quale si entra attraverso un portale barocco. Varcato l’androne, si può immaginare quanto fosse diverso il passo di chi si recava al Palazzo Apostolico per essere ricevuto da un Segretario del Cardinale legato, da quello festoso dei tanti ravennati e turisti che sono stati accolti e intrattenuti dagli studenti-cicerone, domenica 20 marzo 2016.
Nei primi anni del Novecento, anche Gaetano Savini, disegnatore e pittore, insegnante di materie artistiche, dava come compito ai suoi allievi l’esecuzione di bozzetti e disegni dal vero. I ragazzi si recavano così davanti a basiliche e palazzi, talvolta spingendosi all’interno per ritrarre particolari di scaloni, stucchi e balaustre. Per quanto riguarda il Palazzo del Governo non credo abbia potuto utilizzarli, tantomeno per guidare visitatori.  Sul Palazzo della Prefettura resta però un suo scritto che si riporta integralmente:

«Nell’atrio, a destra e a sinistra, vi sono due scale … la scala di sinistra … conduce alla Prefettura … benché di marmo non abbia che le pedane … presenta l’aspetto di scalone nobile; è decorato con colonne ioniche e balaustre, il tutto di cotto verniciato, e sei statue di scagliola lucida allusive alla scienza, giustizia, ecc. fra le quali Minerva, posta in una nicchia … fronteggia lo scalone.. Di questo scalone neoclassico, ornato da una balaustra con colonne ioniche binate, rimangono solo il ricordo e le statue».

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