Creatività e condivisione in Darsena

Le recenti esperienze di coworking nate con Raffineria42 e CoLaBoRa

La Darsena sta registrando un crescente interesse verso attività creative, aperte alla condivisione di spazi di lavoro. È l’idea del coworking che nasce principalmente per dare spazio a professionisti free-lance ma viene, sempre più spesso, vista come occasione per riattivare il costruito e animare lo spazio pubblico. Abbiamo ascoltato la voce di due realtà coinvolte nel progetto Creative Spirits, già insediate in Darsena, attraverso le parole di Marianna Panebarco e di Antonio Lazzari, rispettivamente fondatrice di Raffineria 42 e presidente di Kirekò che, insieme a Centuria e Ethic Solution, gestisce gli spazi di CoLaBoRa.

Il primo spazio nasce dal desiderio di sperimentare un coworking creativo e dalla disponibilità di uffici liberi all’interno di un studio tecnico già esistente; da questi due diversi presupposti – ci racconta Panebarco – è nata la domanda: «perché non uniamo le forze e non proviamo a fare qualcosa di nuovo in questi spazi per promuoverli e popolarli?». Diverso è il caso di coLaBoRa, nato da un progetto dell’Assessorato comunale alle Attività Produttive, in collaborazione con la “Fondazione Enrico Mattei”, per sviluppare un incubatore di start-up, oltre a spazi di lavoro condivisi; «insediare un luogo dove si crea innovazione è stata un’idea lungimirante», specifica Lazzari che sottolinea come, anche a Ravenna, «l’innovazione e la creatività possono contaminare anche imprese produttive più classiche e ricevere da esse supporto ed energia».

Momenti di confronto all’interno di CoLaBoRa

Le attività all’interno di un coworking si evolvono in fretta e l’aspetto comunicativo/divulgativo diventa fondamentale per diffonderne i principali risultati, in particolare in una città come Ravenna che «ha numeri veramente piccoli in termini di potenziale pubblico», precisa Lazzari. «Insieme a Lidia Marongiu di G&M Network, che con me condivideva la voglia di sperimentare un primo nucleo di creatività in Darsena, abbiamo costruito – ricorda Panebarco – un ricco calendario di iniziative (le 11 “lezioni in raffineria”) per farci conoscere e per far conoscere ai ravennati lo spazio». Nel suo primo anno di attività, coLaBoRa è stata impegnata nella ricerca – non facile – «di un equilibro e sintonia con le start-up incubate e con il territorio» e nel suo secondo anno di vita (con il nuovo bando di assegnazione degli spazi) i gestori si attendono una forte richiesta e «la possibilità di aprire ancora di più lo spazio alla contaminazione», anche a «professionisti che desiderano accettare la sfida dell’innovazione lavorando fianco a fianco con l’entusiasmo di chi sta sviluppando il progetto che potrebbe essere della vita».

Gestire spazi condivisi ha delle difficoltà, specie in un’area che sta ancora ricercando una sua vocazione urbana. Le lezioni organizzate da Raffineria 42, ad esempio, sono andate spesso in overbooking «nel senso che creavamo per ogni evento la lista d’attesa, ma poi pochi posti si liberavamo e quindi non riuscivamo a soddisfare tutti quelli in lista d’attesa»; tuttavia «quasi nessuno ha fatto il salto dal partecipare alle lezioni gratuite al diventare membro attivo della community, occupando una scrivania o un ufficio liberi (a fronte di un canone mensile)». È la stessa Panebarco ad individuare tre delle principali cause. L’impegno da dedicare ad ogni attività, specie nella fase di avvio, dovrebbe essere costante e annullerebbe ogni altro impegno lavorativo; inoltre ogni settore necessita di spazi «adeguati al target». È per tale motivo che gli spazi di via Zara sono stati modificati per adattarsi ad uno specifico obiettivo; essendo all’interno di un ufficio attivo nel settore immobiliare, Raffineria 42 è spontaneamente diventato luogo condiviso per free-lance geometri e ingegneri, occupato anche da «un avvocato e da una cooperativa che si occupa di servizi educativi». Infine, uno dei limiti del coworking è la stessa dimensione della città, nella quale sono nati almeno 6 spazi simili in contemporanea, «quando ancora il coworking per i ravennati era un concetto da metabolizzare». In termini di relazioni, interne ed esterne agli spazi di Raffineria 42, il ciclo di incontri sta dando buoni frutti. Per coLaBoRa, la sfida è quella di trovare la propria vocazione guardando alla Darsena che «ha un’identità che si sta pian piano costruendo e inizia ora ad essere percepita dalla cittadinanza come luogo di aggregazione e sviluppo e non più come luogo di degrado ed abbandono». La sua mission è quella di spazio dove «portare e ricevere competenze, dove confrontarsi per sviluppare idee a beneficio personale e della città» essendo – ricorda Lazzari – uno spazio pubblico; tuttavia bisogna costantemente adattarsi, «leggere le modifiche della Darsena e cercare di essere in sintonia con essa». Anche per coLaBoRa il bilancio, in termini di networking, è positivo: «dopo una prima e naturale fase di studio e diffidenza, oggi i ragazzi lavorano in gruppo, mettono in circolo le competenze reciproche, si contaminano a beneficio di tutti. In poche parole creano innovazione stabile e non effimera legata solo alla creatività».

Lo scorso febbraio i due coworking hanno ricevuto la visita del coordinatore del progetto Creative Spirits, quali esempi di come l’industria creativa possa contribuire all’innovazione territoriale e introdurre, nella Darsena di Città, una dimensione culturale europea. Per Marianna Panebarco, da anni impegnata nell’industria creativa, «è necessario scompaginare le gerarchie e unire le persone a diversi livelli, è necessario creare intersezioni tra insiemi e sottoinsiemi di persone che mai nella vita si troverebbero ad uno stesso tavolo»; occorre, inoltre, privilegiare la componente informale e favorire il dialogo tra le generazioni. In questo senso i programmi di “alternanza scuola-lavoro” diventano occasioni fondamentali per i più giovani che «devono entrare nelle aziende e parlare con gli imprenditori/imprenditrici, bisogna ascoltare il loro punto di vista. La creatività non può prescindere dallo studio e dalla conoscenza e oggi deve contaminare tutti i settori economici». Il ruolo degli Enti Pubblici – prosegue – è quello di «oliare queste dinamiche, stimolarle», come avvenuto in «un recente percorso ravennate al quale, purtroppo, abbiamo voltato le spalle molto, troppo velocemente». Il riferimento è al percorso di candidatura della città a Capitale Europea della Cultura: «aldilà dell’esito finale, in generale ciò che è stato fatto si è configurato come un contributo preziosissimo per la città, ha messo in relazione persone e ambiti diversi, ha smosso il terreno, stimolato le persone. Trovo ingiusto l’atteggiamento che abbiamo avuto in seguito alla bruciante sconfitta, perché come è stato sempre detto quello era un processo; la meta è importante, ma il viaggio lo è altrettanto!». La Darsena è un giacimento ancora da portare alla luce. È un’area che, per potenzialità e ruolo nell’ambito urbano di riferimento, può essere facilmente associata «ad esempi di grande successo come Barcellona– evidenzia Lazzari – dove gli spazi ex-industriali si sono aperti alla creatività ed al turismo trasformando l’intero territorio». L’Europa, con la sua spinta alla coesione territoriale e alla diffusione e condivisione di esperienze positive, può «sicuramente insegnare a gestire in maniera funzionale ed organica un territorio ampio e vasto, a renderlo realmente attrattivo ed interessante, sia per chi vuole fare impresa che per chi vuole semplicemente trascorrere un momento piacevole». L’ex scalo portuale può trasformarsi in uno «spazio – conclude Lazzari – per rendere Ravenna ancora più interessante e coLaBoRa può essere uno dei tanti fiori all’occhiello di cui la Darsena si può fregiare.

Gli spazi condivisi di Raffineria42

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