Il destino dei luoghi, località balneari e porto turistico

Il caso di Marina di Ravenna e le vicende del complesso nautico-immobiliare di Marinara

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Scorcio di Marinara con il faro sullo sfondo

In un articolo precedente abbiamo trattato il tema dei luoghi di vacanza, facendo alcuni accenni ai lidi ravennati e a come sono nati e si sono sviluppati nel tempo.
In questo ultimo numero dell’anno 2014, vorrei riprendere il nostro viaggio con qualche riflessione su Marina di Ravenna, il lido ravennate per eccellenza, la località del nostro territorio che nell’ultimo decennio ha destato più interesse e creato più aspettative.
Non parlerò della storia passata o del come si sia giunti all’assetto attuale, ma cercherò di indagare il perché dopo tanto entusiasmo iniziale il destino di questa località sia diventato più incerto che mai.

Marina di Ravenna, rappresenta da sempre la spiaggia di riferimento per la nostra città, certamente per la sua prossimità, ma soprattutto in virtù di quel cordone ombelicale, rappresentato dal porto canale, che la lega al centro di Ravenna.
La storia di Marina di Ravenna la si può dividere in tre epoche: periodo di fondazione-seconda guerra mondiale, dopoguerra-anni ’90, anni ’00. Quest’ultimo periodo è quello che più ci interessa, anche perché oltre ad essere il più prossimo, è quello che più di ogni altro ha segnato il presente della località.
Nei primi anni del XXI secolo, dopo un paio di decenni passati ad elaborare progetti, Marina di Ravenna ha cominciato il suo processo di trasformazione, spinta dall’euforia della bolla immobiliare e soprattutto dal crescente successo di pubblico che la località stava riscontrando… ora, questa non è una storia a lieto fine, qui nulla è andato secondo i programmi, sempre che di programmi si possa parlare.
Nel decennio tra il 2000 e il 2010 si sono spese parole, idee, sono stati indetti concorsi di progettazione, col fine di attuare quella riqualificazione urbana che consentisse a Marina di Ravenna di assurgere al ruolo di località balneare di rango elevato. Oggi, alle soglie del 2015 possiamo purtroppo affermare che Marina di Ravenna sia rimasta al palo. Molti giustificheranno questo mancato risultato con l’alibi della crisi economica, della spending review, e forsanche dell’invasione delle cavallette, ma noi da tecnici quale siamo, ci sentiamo di dire che la mancanza di una visione strategica e di una progettualità coordinata sono in generale le cause principali degli insuccessi.

La “grande opera di trasformazione” di Marina prende avvio (e forse direi anche arresto) con l’ambizioso progetto del porto turistico più grande dell’Adriatico in un tono autoreferenziale e autocelebrativo. Il progetto MarinaRa mosse i primi passi in tempi non sospetti, negli anni ’80 del secolo scorso, quando Marina di Ravenna era ancora una località sconosciuta ai più e fuori da ogni logica speculativa, e riesce finalmente ad essere cosa concreta con l’inizio del cantiere nel 2005, dopo oltre un ventennio di lotte e progetti. Durante il lasso di tempo che è servito a rendere reale questo luogo per lungo tempo rimasto immaginario, Marina di Ravenna, grazie ad una congiuntura astrale, è diventata una meta frequentatissima, presa d’assalto ogni fine settimana da migliaia di giovani grazie alle sue ampie spiagge votate allo sport e al divertimento.

Alcune cartoline da Marina di Ravenna decenni fa che evidenziano il panorama a mare, prima della costruzione del porto turistico

Marinara innescò un processo virtuoso nei confronti di nuovi investitori i quali videro in questo progetto un motore di ulteriore sviluppo per Marina di Ravenna, che finalmente aveva l’occasione di cambiare i suoi connotati passando dall’essere un paese di terra affacciato sul mare, ad essere una località di villeggiatura dotata di attrezzature di primordine. Il problema fu che in tutto questo tourbillon di entusiasmi nessuno si interrogò sulla valenza del progetto che si stava attuando.
In questo caso vale la pena interrogarsi su come sarebbe stato il destino di Marinara e ancor più di Marina di Ravenna, se non fosse stato attuato quel tipo di progetto? Proviamo a fare un esercizio di fantasia, ed immaginiamoci un bel porto turistico, visibile e accessibile, con passeggiate lungo le banchine in prossimità dell’acqua, che dialoga con l’abitato esistente. Il fallimento della cooperativa CMR si è trascinato dietro il destino del porto turistico, e questo rappresenta un fatto, ma il fallimento di tale progetto ha cominciato a manifestarsi ben prima di quello del socio di maggioranza della Seaser (società concessionaria per il porto turistico). I fallimenti purtroppo non si misurano solamente su parametri numerici noti, ma si manifestano anche come conseguenza di scelte sbagliate, che implicano il compromettere la reputazione di un luogo o l’impossibilità di rimediare agli errori commessi.

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Marinara, i caratteristici moduli stilistici delle unità residenziali

Marinara non solo ha disatteso le aspettative, ma ha pregiudicato il futuro della località e questo non a causa della cosiddetta cementificazione, ma a causa di errori di valutazione. La nascita di un quartierino satellite avulso dal contesto e che si pone come una cesura tra l’abitato esistente e il mare (dov’è finito il mare?), ha precluso ogni possibilità di creare quel dialogo mancante tra l’abitato di Marina e il mare su cui in malo modo affacciava.
Un luogo per diventare di successo deve prima di tutto saper accogliere, incuriosire ed attrarre il pubblico; il complesso di Marinara con le distese di inutili parcheggi privati, i muretti, le cancellate e le recinzioni, le due tettoie sulla prosecuzione di piazza Dora Markus (una contraddizione in termini, per dar prosecuzione si frappongono ostacoli?) e la cortina di fabbricati non fa che sottolineare una chiusura e un’avversità al voler accogliere, quasi a dover gelosamente custodire il porto turistico che racchiude.
Un progetto di tale complessità, richiede l’uso di una ricetta semplice; come in cucina anche nel progettare, per svolgere un buon lavoro servono ingredienti di qualità e una giusta dose di condimenti; ora consideriamo che i condimenti siano i regolamenti imposti, se questi iniziano a prevalere sul buon senso, nonostante una buona partenza, il “cuoco progettista” rischia di perdere il filo della ricetta e di vedere compromesso il risultato.

Marinara può quindi considerarsi l’unico progetto di grande portata realizzato a Marina di Ravenna, mentre un lungo elenco di progetti resta ancora in attesa di “vedere la luce”.
Tra i progetti che hanno interessato o dovevano interessare Marina di Ravenna nel primo decennio del nostro secolo possiamo citare il concorso di idee per la “Riqualificazione e riordino urbano di Porto Corsini e Marina di Ravenna”, svoltosi nel 2001, ma che trovò attuazione solo nella riqualificazione di un tratto di Viale delle Nazioni con opere di arredo urbano, e nella redazione di un piano particolareggiato per l’avamporto di Porto Corsini finito poi nel dimenticatoio, non trovando investitori interessati.

Alcuni particolari del villaggio turistico di Marinara, e,  a destra,un rendering complessivo del comparto turistico costiero con le opere a mare e a terra

Un altro concorso di idee interessante fu bandito nel 2004 da Autorità Portuale per la riqualificazione del Molo Guardiano sud (per intenderci quello dove aveva sede il Baretto), a cui non seguì mai la realizzazione del progetto. Nel 2010 è stato indetto dal Comune l’ennesimo concorso di idee rimasto su carta, che aveva come tema la riqualificazione del tanto discusso stradello retrodunale. Oltre ai concorsi fatti, vale la pena citare anche quelle situazioni ancora in attesa di un qualche “movimento”, ovvero le vecchie Pescherie, l’ex Stabulario, la Fabbrica Vecchia e il Marchesato, tutti progetti di cui si parla da ormai quindici anni, ma che non hanno ancora trovato attuazione.

L’elenco potrebbe continuare con altri progetti pubblici e privati, annunciati a più riprese e mai partiti, ma quel che ci interessa è inquadrare uno scenario per provare ad immaginare come sarebbe potuto essere il presente di Marina se almeno una parte di questi progetti fosse stata realizzata, e per cercare di intravedere un possibile futuro per la nostra amata località.
Una meta turistica diventa tale quando oltre ad un insito valore attrattivo, il luogo viene strutturato per poter accogliere e servire chi vi arriva; ciò non può avvenire per un puro caso, ma seguendo una volontà predeterminata. Nell’articolo di Trova Casa Premium di giugno 2014, in cui abbiamo parlato dei luoghi di vacanza, sono state citate alcune località, tra le quali la vicina Milano Marittima, nata proprio con il preciso scopo di divenire meta turistica. Un caso più recente e a tutti noto è Dubai, dove sul finire degli anni ’90, si decise di diversificare l’economia puntando su turismo e servizi, arrivando oggi al risultato di aver fatto di una città dal clima inospitale e a ridosso del deserto, la destinazione turistica numero uno della zona Medio Orientale e uno dei maggiori hub aeroportuali. È chiaro che la scala di valori tra Dubai e Marina di Ravenna sono totalmente diverse, ma questo esempio fa capire come la determinazione e soprattutto dotarsi di un progetto strategico possa aiutare a raggiungere risultati impensabili.

Quando nella prima metà degli anni ’90 si è iniziato ad intuire che Marina di Ravenna poteva trasformarsi in qualcosa di diverso dal lido dei ravennati, è mancata la lungimiranza di “accompagnare” questo cambiamento con delle azioni mirate, che potessero strutturare un’offerta turistica di qualità. Ciò che negli anni ha funzionato e non funzionato in questa località è stato determinato dai singoli imprenditori che mossi dalla propria propensione a fare business hanno agito a modo loro, mentre chi amministrava, in continuo affanno, rincorreva per mettere toppe, mano a mano che i problemi diventavano ingestibili. Come si può intuire in un clima del genere è impensabile poter costruire delle solide basi su cui strutturare una meta turistica.

Oggi Marina di Ravenna è un paese di circa 4000 abitanti, con un gran numero di seconde case e una decina di piccoli (ad eccezione del Park Hotel) e datati alberghi, dove dopo le perfomance immobiliari della prima metà degli anni ’00, il mercato ha subito una forte contrazione e dove le presenze turistiche, per quanto i dati possano essere positivi, non possono considerarsi tali da definire questa località come una meta turistica, potendo contare su un’offerta alberghiera che non raggiunge le 500 camere complessive.
Il tempo delle attese e delle improvvisazioni è oramai finito, oggi gli scenari economici sono cambiati rispetto a dieci anni fa e non è pensabile poter affrontare grossi interventi, ma è più che mai necessario affrontare progetti strategici di ampio respiro che proiettino un’immagine futura per questa località, in modo tale da poter tendere a questo risultato a piccoli passi, incentivando realmente politiche che creino qualità e sviluppo.

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