Non è vero che non c’è alternativa

Ma è vero che questa alternativa dipende da noi

Riflessioni sulla Legge “Sblocca-Italia” e sull’avvio di nuove trivellazioni in provincia di

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Ravenna

«Vogliamo un Paese in cui chiamiamo sviluppo ciò che coincide con il bene
di tutti, e non con l’interesse di pochi.
Un Paese in cui lo sviluppo sia ciò che innalza – e non ciò che distrugge –
la qualità della nostra vita.
Un Paese che cresca, e non un Paese
che divori se stesso. Un Paese capace
di attuare  il progetto della
sua Costituzione»

(da Rottama Italia,
a cura di autori vari, istant book edito da “Altreconomia”*)

Mi capita spesso di domandarmi se mi sto informando abbastanza su quello che sarà l’Italia nei prossimi anni. L’ONU ha da poco dichiarato che siamo prossimi ad un punto di non ritorno, riferendosi tra l’altro ai cambiamenti climatici dovuti alle attività antropiche e annunciati da decenni da scienziati troppo spesso inascoltati. L’11 novembre 2014 è stato pubblicato sulla “Gazzetta Ufficiale”, n. 262 il testo del decreto-legge n. 133 del 12 settembre 2014 detto ”Sblocca Italia”, coordinato con la Legge di conversione (Legge 11 novembre 2014, n. 164), recante “Misure urgenti per l’apertura dei cantieri, la realizzazione delle opere pubbliche, la digitalizzazione del Paese, la semplificazione burocratica, l’emergenza del dissesto idrogeologico e per la ripresa delle attività produttive”. Autorevoli rappresentanti della società civile, quali Ellekappa, Altan, Tomaso Montanari, Pietro Raitano, Giannelli, Mauro Biani, Paolo Maddalena, Giovanni Losavio, Massimo Bray, Maramotti, Edoardo Salzano, Bucchi, Paolo Berdini, Vezio De Lucia, Riverso, Salvatore Settis, Beduschi, Vincino, Luca Martinelli, Anna Donati, Franzaroli, Maria Pia Guermandi, Vauro, Pietro Dommarco, Domenico Finiguerra, Giuliano, Anna Maria Bianchi, Antonello Caporale, Staino, Carlo Petrini, hanno preso posizione riguardo a questo provvedimento giuridico in un libro disponibile gratuitamente in formato pdf, affinché nel Paese si apra un dibattito per ribadire i valori della tutela del territorio, della legalità e della visione di un futuro sostenibile. Nel libro dal titolo Rottama Italia. Perché il decreto Sblocca-Italia è una minaccia per la democrazia e per il nostro futuro, viene spiegato che «definire le linee di indirizzo per una valida Strategia Energetica Nazionale è un problema complesso, che deve essere affrontato congiuntamente da almeno cinque prospettive diverse: scientifica, economica, sociale, ambientale e culturale». Dei quarantacinque articoli del decreto “Sblocca Italia”, e quindi della relativa legge di conversione, gli articoli 36 e 38 riguardano le misure urgenti da intraprendere in materia di energia.

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Una manifestazione di Greenpeace davanti al tempio della Concordia nella valle dei Templi di Agrigento, Patrimonio mondiale dell’Unesco

La legge, così concepita, oltre a promuovere la creazione di grandi infrastrutture per permettere il transito e l’accumulo di gas proveniente dall’estero, facilita l’attività di estrazione di petrolio e gas in tutto il territorio nazionale: in aree densamente popolate come l’Emilia-Romagna, in zone dove sono presenti città d’importanza storica, culturale ed artistica come Venezia e Ravenna, in zone a rischio ambientale come la laguna veneta e il delta del Po e lungo tutta la costa del mare Adriatico dal Veneto al Gargano, nelle regioni del centro-sud ed ugualmente in parte della Sicilia. Il 16 ottobre 2014 anche un gruppo di scienziati e ricercatori denunciano in una lettera aperta indirizzata al Capo del Governo e ai ministri, che la legge “Sblocca Italia” «attribuisce un carattere strategico alle concessioni di ricerca e sfruttamento di idrocarburi, semplifica gli iter autorizzativi, toglie potere alle regioni e prolunga i tempi delle concessioni con proroghe che potrebbero arrivare fino a 50 anni». Tra i firmatari della lettera il professore emerito dell’Università di Bologna, Vincenzo Balzani, accademico dei Lincei specializzato nello studio della fotosintesi artificiale, un dirigente di ricerca del Cnr, un chimico, studioso della conversione dell’energia solare, il professore di Bologna Alberto Bellini, ingegnere elettromeccanico, un “senior scientist” della Columbia University, esperto di geologia degli oceani. Gli autori della lettera sono tutti convinti che la legge “Sblocca Italia” vada cambiata ed indicano cinque punti fondamentali dai quali non si può prescindere per uscire dalla crisi energetica:
•    È necessario ridurre il consumo di energia, obiettivo che deve essere perseguito mediante un aumento dell’efficienza energetica e, ancor più, con la creazione di una cultura della parsimonia, principio di fondamentale importanza per vivere in un mondo che ha risorse limitate.
•    La fine dell’era dei combustibili fossili è inevitabile e ridurne l’uso è urgente per limitare l’inquinamento dell’ambiente e per contenere gli impatti dei cambiamenti climatici. Ridurre il consumo dei combustibili fossili, che importiamo per il 90%, significa anche ridurre la dipendenza energetica del nostro Paese da altre nazioni.
•    È necessario promuovere, mediante scelte politiche appropriate, l’uso di fonti energetiche alternative che siano, per quanto possibile, abbondanti, inesauribili, distribuite su tutto il pianeta, non pericolose per l’uomo e per l’ambiente, capaci di colmare le disuguaglianze e di favorire la pace.
•    Le energie rinnovabili non sono più una fonte marginale di energia, come molti vorrebbero far credere: oggi producono il 22% dell’energia elettrica su scala mondiale e il 40% in Italia, dove il fotovoltaico da solo genera energia pari a quella prodotta da due centrali nucleari.
•    La transizione dai combustibili fossili alle energie rinnovabili sta già avvenendo in tutti i Paesi del mondo. In particolare, l’Unione Europea ha messo in atto una strategia basata sui punti sopra elencati (il Pacchetto Clima Energia 20 20 20, l’Energy Roadmap 2050).

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La Rainbow Warrior, la nave di Greenpeace, impegnata nel tour italiano “Non è un Paese per fossili” in rotta per Palermo, per dire no alle trivellazioni nel canale di Sicilia

Che le energie rinnovabili non possano essere più ritenute una fonte marginale di energia viene confermato anche nella relazione annuale del Gestore Servizi Energetici a servizio del sistema energetico nazionale (http://www.gse.it/it/GSE_Documenti/GSE%20%20Rapporto%20Attivit%C3%A0%202013.pdf) dove leggiamo che in Italia, nel 2013, la produzione di energia elettrica da Fonti Energetiche Rinnovabili (FER), ha superato i 112 tW/h (terawatt/ora) (+21% circa rispetto al 2012), arrivando a coprire circa un terzo del consumo interno lordo nazionale (34%), in netta crescita rispetto al 2012 (27%). In soli sei anni il contributo delle Fonti Energetiche Rinnovabili nella produzione elettrica nazionale è sostanzialmente raddoppiato. Questi dati confermano che in Italia è in atto una lenta trasformazione dei cittadini da semplici utenti a produttori d’energia pulita grazie anche all’avvio di buone pratiche possibili e trasparenti, come i Gruppi di Acquisto Fotovoltaico Solidali e la rete nazionale dei Gruppi di Acquisto per l’autonomia energetica costituiti da famiglie, comuni ed imprese. «Un processo che dovrebbe essere supportato da circolazione di informazione e conoscenza dal basso, come testimonia EnergoClub, associazione Onlus, che si batte a livello nazionale per la diffusione del risparmio energetico, per l’uso sostenibile delle fonti rinnovabili dalle famiglie alle amministrazioni pubbliche» (Rosi Battaglia, in http://www.wired.it/economia/business/2014/10/30/abbasso-trivelle-benvenuti-nellera-dellenergy-sharing/).

È quindi urgente prendere in considerazione la necessità di puntare sempre più su una cultura del risparmio energetico e semplificare le procedure che attualmente ostacolano lo sviluppo delle energie rinnovabili. Mi riferisco nello specifico ad una cultura-politica di sensibilità ambientale che prenda in considerazione una più diffusa riqualificazione energetica degli edifici; la riduzione del limite di velocità sulle autostrade; che incoraggi i cittadini ad acquistare auto che consumino e inquinino meno; che incentivi l’uso delle biciclette e dei mezzi pubblici; che trasferisca gradualmente parte del trasporto merci dalla strada alla rotaia o a collegamenti marittimi; che metta in atto campagne d’informazione e formazione culturale, a partire dalle scuole, per mettere in luce i vantaggi della riduzione dei consumi individuali e collettivi e dello sviluppo delle fonti rinnovabili rispetto al consumo di combustibili fossili e ad una estesa trivellazione del territorio. Queste misure basterebbero a compensare il mancato apporto (tutto sommato marginale) delle nostre riserve di combustibili fossili.
In Emilia Romagna dopo le liberalizzazioni del 1998 e del 2001, non c’è più solo Eni ad estrarre petrolio e gas naturale ma anche altre compagnie. Nel maggio 2012, a seguito del terremoto nell’area della pianura padana emiliana, la nostra Regione ha istituito una Commissione internazionale di studiosi per cercare di dare una risposta a una possibile correlazione tra perforazioni del sottosuolo. È stata creata la Commissione ICHESE: International Commission on Hydrocarbon Exploration and Seismicity in the Emilia Region una commissione internazionale «tecnico-scientifica per la valutazione delle possibili relazioni tra attività di esplorazione per gli idrocarburi e aumento di attività sismica nel territorio della regione Emilia Romagna colpita dal sisma del mese di maggio 2012». La Commissione è giunta alla conclusione che “non può essere escluso che le attività effettuate nella Concessione di Mirandola abbiano potuto contribuire a innescare la sequenza” dei terremoti che hanno colpito l’Emilia-Romagna nel 2012, uccidendo 27 persone e causando centinaia di feriti. Conclusioni rivelate nel mese di aprile dalla rivista «Science» nell’articolo Human Activity May Have Triggered Fatal Italian Earthquakes dal giornalista Edwin Cartlidg.
Nel mese di gennaio la giunta del Comune di Ravenna ha dato il via libera all’aggiornamento dell’accordo di collaborazione triennale con Eni che continuerà la propria attività di estrazione del gas sul territorio ravennate in cambio di dodici milioni di euro d’indennizzo (mezzo milione in più circa rispetto al passato, nell’arco temporale di tre anni) per interventi di compensazione in favore del territorio e studi sul fenomeno della subsidenza (per quanto riguarda il fenomeno della subsidenza in Emilia Romagna, consiglio la lettura della ricerca prodotta dagli ingegneri Mentino Preti e Vinicio Ruggeri: La subsidenza della fascia costiera emiliano romagnola: storia, problemi e prospettive (in httpwww.arpa.emr.it/cms3/ documenti/_cerca_doc/suolo/convegno_subsidenza/preti_ruggeri.pdf).
L’architetto Marco Turchetti, Coordinatore provinciale degli Ecologisti Democratici di Ravenna, in un comunicato stampa del 22 gennaio 2015, ha chiesto che «venga istituito o individuato un organismo tecnico (nazionale o transnazionale) di elevata competenza scientifica e di indiscutibile obiettività e terzietà che promuova e coordini un sistema unitario, permanente ed efficace di monitoraggio degli effetti delle attività estrattive a terra e a mare sui territori di tutto il Paese al fine di assicurare trasparenza nei confronti dei cittadini e degli Enti Locali e di consentire tempestivi interventi in caso di eventuali criticità o di andamenti insoddisfacenti».
Nel suo intervento, egli spiega anche l’importanza che le risorse compensative previste a fronte di attività industriali o estrattive vengano utilizzate prioritariamente a favore d’interventi di prevenzione per la messa in sicurezza del territorio (subsidenza, erosione, dissesto idrogeologico, sicurezza idraulica ecc.), per la prevenzione dei grandi rischi particolarmente gravi in un’epoca di marcati cambiamenti climatici e inoltre a favore dell’ambiente (conservazione, valorizzazione e risanamento). «Questo perché le risorse pubbliche per questi obiettivi non sono mai sufficienti, ma anche perché è concettualmente corretto che la compensazione rispetto a interventi che hanno un impatto sul territorio e che producono comunque grandi volumi di CO2 siano utilizzate per migliorare la sostenibilità e la qualità ambientale del nostro sviluppo».
A tal proposito non possiamo non tenere conto che, secondo i dati di Arpa e Regione, dagli anni ’50 a oggi sarebbero già andati persi sulla costa emiliano-romagnola qualcosa come 100 milioni di metri cubi di sabbia, con un danno di circa 1,3 miliardi di euro, oltre i costi derivanti dalla necessità d’interventi per tutelare i centri abitati e l’adeguamento delle opere di bonifica. Ci troviamo, inoltre, in presenza di un mare con le caratteristiche di un grande lago – ed ogni polo estrattivo è a contato diretto con le coste –, con un microcosmo ambientale, naturalistico, antropico, suscettibile a qualsiasi squilibrio possano provocare attività umane “dure” come eccessive estrazioni di gas o petrolio. Mi chiedo inoltre se la vocazione del Mare Adriatico non sia, piuttosto, quella di essere importante ponte d’interscambio culturale, socio-economico, progettuale tra le diverse aree regionali italiane ed i paesi accomunati da questo mare. Uno sguardo lungimirante consiglierebbe di puntare sulla valorizzazione di un turismo incentrato sull’impegno ambientalista e sociale, sulla conservazione di biotopi litoranei di grande pregio; investendo in sostenibilità ambientale anche riguardo ai porti mediterranei, non dimenticando che anche una qualsiasi marina è un’attività industriale-commerciale che deve rispettare le norme sull’ambiente e sulla sicurezza.

Intanto il governo croato ha deciso di affidare in concessione dieci aree del mare Adriatico per l’esplorazione di possibili campi per l’estrazione di gas e petrolio. Il consorzio tra l’americana Marathon Oil e l’austriaca Omv si è aggiudicato sette delle dieci aree concesse. Due licenze sono andate al consorzio tra la società pubblica croata Ina e l’ungherese Mol, una al consorzio tra l’Eni e l’inglese Medoilgas. Un investimento spalmato nei prossimi cinque anni stimato circa in 2,5 miliardi di dollari. Il paradosso è che le compagnie potrebbero trivellare entro i confini croati dei giacimenti sottomarini che si estendono nei nostri fondali, amplificando il rischio subsidenza delle coste adriatiche italiane. “Volendo”, il nostro governo sarebbe ancora in tempo a fermare Zagabria: «Anche se sono scaduti i termini per presentare osservazioni, [sc. il Governo italiano] può ancora chiedere di essere consultato in merito alla Valutazione ambientale strategica», non ancora conclusa. A tal proposito, i senatori Gianni Girotto e Gianluca Castaldi hanno chiesto al governo, in un’interrogazione urgente ai ministri per gli Affari esteri e dello Sviluppo economico, di aprire un contenzioso con la Repubblica croata, e in particolare di «verificare la compatibilità delle attività in corso e di attivare una stretta interlocuzione con il governo croato».

«La prima, e più importante, resistenza allo Sblocca Italia passa attraverso la conoscenza, l’informazione, la possibilità di farsi un’opinione e di farla valere. Discutendone nelle piazze e nei teatri, nelle televisioni e alla radio»

(da Rottama Italia, cit)

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Una piattaforma di trivellazione offshore

Le principali novità  dello “Sblocca Italia”

Edilizia. Viene concesso di realizzare interventi di manutenzione straordinaria tramite la sola Cil-Comunicazione inizio lavori invece della Scia -Segnalazione certificata di inizio attività ma con ulteriore dichiarazione del tecnico che attesti la compatibilità antisismica dell’intervento. La destinazione d’uso, viene stabilito, non potrà in alcun modo aumentare la superficie dell’immobile. Sulle operazioni richiedenti Scia, invece, l’amministrazione conserva la facoltà di ricorrere allo strumento dell’autotutela, al di là del limite dei 60 giorni per il divieto di prosecuzione, se si certificano rischi per l’ambiente, la sicurezza o la salute.
Termovalorizzatori e petrolio. Per i produttori dell’oro nero, stop al bonus del 50% delle aliquote di prodotto per i Comuni coinvolti. Sugli inceneritori di ultima generazione, invece, viene disposta la compilazione di una lista da stilare entro 90 giorni: quelli indicati di rilevanza nazionale, saranno soggetti al dimezzamento dei tempi necessari per gli espropri, per la valutazione ambientale, e l’autorizzazione integrata.
Patto di stabilità. Prima dell’entrata in vigore della legge, con la pubblicazione in «Gazzetta», il governo dovrà intervenire con urgenza a porre rimedio alla previsione di esclusione dal patto di stabilità per gli interventi di bonifica. Deroghe anche per le piccole opere, quelle subito cantierabili nonché segnalate dai sindaci a palazzo Chigi.
Autostrade. Le concessioni per la rete autostradale saranno prorogate senza gara solo previo assenso delle istituzioni comunitarie.
Grandi opere. Alta velocità Napoli-Bari e Palermo-Messina-Catania sono le prossime tratte in realizzazione per l’alta velocità ferroviaria. Sbloccate anche le infrastrutture degli aeroporti.
Casa. Rimane lo sconto del 20% a chi compra una casa e l’affitta a canone concordato con cedolare secca per un minimo di otto anni.

 *“Altreconomia” è un mensile il cui obiettivo è di dare visibilità e spazio a stili di vita e iniziative produttive, commerciali e finanziarie ispirate ai principi di sobrietà, equità, sostenibilità, partecipazione e solidarietà. Al tempo stesso, l’impegno della redazione è raccontare i meccanismi dell’economia mondiale, denunciandone soprusi, storture, ingiustizie.

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