Andrea Dal Fiume e De Gayrdon Bureau: il racconto e le opere

La progettazione sostenibile, fra valori sociali e ambientali

Andrea Dal Fiume apre l’edizione 2016 degli incontri sull’architettura contemporanea promossa dalla rivista Casa Premium della società editoriale Reclam e ideata dal comitato scientifico composto da Gianluca Bonini e Giovanni Mecozzi di Nuovostudio e da Filippo Pambianco di Cavejastudio.
L’architetto Dal Fiume sarà il primo dei “SeDici” protagonisti che animeranno otto appuntamenti, affiancato il 17 marzo da De Gayardon Bureau, giovane collettivo cesenate. Palazzo Rasponi dalle Teste è la tappa iniziale di un percorso che attraversa la Romagna e indaga le migliori esperienze di progettisti e studi associati con sede in regione ma operanti in Italia e nel mondo.
Di riuso e rigenerazione urbana a vantaggio del territorio, delle comunità e dell’economia dialogano infine nella tavola rotonda “Il (buon) senso del rifare” i relatori della conferenza e gli architetti Paolo Bolzani (consigliere Ordine Architetti di Ravenna) e Maria Cristina Garavelli (Officina Meme, Ravenna).

 

A Imola una società pubblica per pianificare i beni comuni

È un tema caro quello della rigenerazione per Dal Fiume, come è facile intuire dalla ricca biografia professionale. Nato a Modena nel 1959, si laurea in architettura a Firenze nel 1989. Nel 1990 inizia l’attività di collaborazione in area tecnologica all’interno della Facoltà di Architettura di Ferrara dove, dal 1995 al 1998, è professore incaricato e titolare del modulo didattico di “Progettazione Ambientale””. Coautore del testo Architettura sostenibile, Pitagora Editrice Bologna 1998, è autore di alcuni contributi inseriti nei volumi editi da BolognaFiere nell’ambito del Saie anni 1993 e 1994. Attualmente svolge la propria attività all’interno del Comune di Imola in qualità di responsabile del Servizio opere pubbliche attraverso la società BeniComunisrl. Tra le opere realizzate si segnalano l’ampliamento del cimitero del Piratello in Imola, premiato all’interno del festival dell’Architettura di Parma 2004, pubblicato nel volume “Almanacco di Casabella – giovani architetti italiani 2001 – 2002” e sulla rivista “Paesaggio urbano” (n. 6/2005 – Maggioli Editore – Rn). Inoltre la scuola per l’infanzia di San Prospero, vincitore del Premio “Le citta’ per un costruire sostenibile” 2004 – Trieste, pubblicato all’interno della rivista “L’architettura naturale” (n. 25/2004 – EdicomEdizioni – Go). Infine la nuova mensa della scuola primaria A. Rubri a Imola, e la scuola secondaria di primo grado “Orsini” di Imola, premiata al concorso per le 20 scuole più belle d’Italia, promosso dal Mibact nel 2014.
In particolare quest’ultima è stata realizzata in adiacenza all’esistente scuola elementare per rafforzare le esigenze della continuità didattica fra le due scuole e definire alti standard nella qualità della fruizione. L’edificio risponde al principio della captazione delle radiazioni solari per distribuire parti opache e parti vetrate. I materiali scelti non contengono sostanze allergeniche o potenzialmente cancerogene, gli isolanti e le finiture sono di origine naturale (sughero, fibra di legno e canapa e argilla).

Sollecitato, Andrea Dal Fiume interviene su alcuni temi puntualizzando posizioni e ampliando la discussione su concetti come la sostenibilità e la corretta gestione “della cosa pubblica”.

Architettura sostenibile è il titolo di un volume di cui è coautore. A quasi vent’anni dalla pubblicazione quanto di quelle riflessioni è diventato patrimonio comune poi applicato nella progettazione dai professionisti,  quanto in seguito è stato apprezzato dalle committenze e quanto invece ancora rimane inascoltato?
«In questi venti anni credo si sia sviluppata una coscienza ecologica che ha portato ad adottare una serie di meccanismi normativi che pongono come requisito essenziale, per le costruzioni e l’ambiente, da una parte l’igiene, la salute e l’ambiente e dall’altro il risparmio energetico. Abbiamo tutti l’onere di sviluppare una progettazione che integri una visione generale delle problematiche, che sia ecologicamente compatibile, supportata da buone conoscenze dei materiali e da nozioni corrette di pianificazione urbana».

Come descriverebbe BeniComuni srl, la società del Comune di Imola di cui è dirigente. Ritiene che sia un modello esportabile su vasta scala?
«Benicomuni srl è la società attraverso cui il Comune di Imola, socio unico, provvede a realizzare, gestire, manutenere, implementare il proprio patrimonio immobiliare e infrastrutturale. L’attuazione delle attività gestionali è tesa alla ricerca di soluzioni efficienti, efficaci ed economiche, implementando soluzioni organizzative e operative dinamiche e innovative. Il nostro impegno è diretto a costruire un’azienda in grado di rispondere ai bisogni dei cittadini, massimizzando la qualità dei servizi rispetto alle risorse disponibili e in cui coesistono competenza e creatività, per creare soluzioni orientate all’innovazione e al miglioramento continuo. La pubblica amministrazione langue ormai da anni in un mare di leggi, decreti, nuovi codici che si intrecciano e sovrappongono nel disperato tentativo di rincorrere il continuo evolversi delle esigenze dei cittadini. Non so se il modello BeniComuni sia la soluzione, credo possa essere una strada interessante da esplorare in un nuovo sistema di gestione della “cosa pubblica” che ponga come prioritario l’attenzione ai costi, coerenti con gli obiettivi aziendali di bilanciamento tra l’interesse pubblico di ottenere servizi di qualità e la necessità di razionalizzazione delle risorse alla ricerca del miglior prezzo di mercato in un’ottica di analisi costi/benefici».

Come è cambiato nel tempo il ruolo del progettista nella pubblica amministrazione?
«Lavoro all’interno della pubblica amministrazione dai primi anni Ottanta e chi allora svolgeva attività di progettazione in realtà affrontava le stesse problematiche di oggi; non è cambiato il “ruolo” sono profondamente cambiati gli “attori” e le dinamiche che regolano rapporti tra di loro. Oggi ci sono giovani professionalmente molto preparati e i rapporti con gli amministratori sono di minor sudditanza. La vera differenza è negli uomini».

Nelle foto sopra, alcuni edifici e spazi pubblici realizzati a Imola su progetto e direzione lavori dell’architetto Andrea Dal Fiume, dirigente della società comunale Benicomunisrl

Tra le opere realizzate nel suo curriculum appaiono diversi edifici scolastici, premiati a livello nazionale anche per l’attenzione alla sostenibilità. Al cospetto di un’utenza particolare come quella dell’infanzia, chiamata ad utilizzare esclusivamente spazi di socialità nei quali è indispensabile il massimo comfort in termini di salubrità, illuminazione, coibentazione, come si muove il progettista alla ricerca della qualità architettonica? E quali sono le peculiarità dei casi imolesi da lei seguiti?
«L’architettura caratterizzata da un uso attento delle risorse e delle tecnologie, tende ad ottimizzare un principio fondamentale: quello della massima efficienza con il minimo dispendio di energie. Possiamo quindi chiamare questo rapporto “sostenibile” perché caratterizzato da regole di “comportamento” non distruttive e finalizzate a uno sfruttamento controllato delle risorse. La scuola è la casa dei bambini e quindi il luogo che ospita “abitanti” particolarmente delicati, sensibili, ricettivi e preziosi. Un’architettura consapevole pone loro al centro del progetto e le loro più sottili esigenze; la scuola è il luogo dove si costruisce l’idea di comunità e, quindi, il valore di “appartenere”. Lo spazio e la sua forma sono anch’essi elementi con un profondo valore educativo e orientativo nella crescita dell’individuo e la scuola in particolare è il luogo di sollecitazione delle capacità cognitive ed espressive del bambino. Forse tutto questo, insieme, è bioarchitettura. Abbiamo sempre attuato la politica dei piccoli passi, cercando di consolidare di volta in volta i piccoli successi e le certezze acquisite nelle esperienze precedenti. Così ogni progetto ha rappresentato un gradino in più da superare, una sorta di “invito a salire” nell’ottimizzazione progettuale, migliorando in innovazione e consolidando le conoscenze acquisite. La partecipazione poi con gli insegnanti e i bambini nel processo di progettazione è sempre stato al centro delle nostre attività».

Da Cesena idee e progetti sulle ali di De Gayardon

Lo studio associato De Gayrdon Bureau, nato a nel 2013 a Cesena si avvale delle competenze di tre giovani componenti, i fondatori Sara Angelini e Alessio Valmori, e Dania Marzo che rafforza il collettivo professionale nel 2014. Tutti e tre architetti, sono decisi, dopo esperienze a livello nazionale ed europea (presso Cobe, Big, Msu Planning, Startt, Behles und Jochimsen Architekten, Ipostudio, in Scandinavia e Germania), a costituire un nuovo laboratorio di idee e progetti che utilizza lo strumento dei concorsi per mettersi alla prova con il contesto contemporaneo.
Oltre l’attività di studio e ricerca Angelini e Valmori sono docenti del corso di Semiotica dell’Arte allo IED di Firenze. Per quanto riguarda la loro filosofia progettuale scrivono: «Interpretiamo il progetto come opera aperta e collettiva, definita su due livelli: un movimento creativo concepito come salto in avanti “nel vuoto” ed un processo pragmatico di semplificazione e organizzazione. È all’incontro tra queste due dimensioni che i saperi e le esperienze, maturate anche in altri contesti disciplinari (arte-semiotica-scienza-tecnologia), sono in grado di produrre spazi che amplificano l’immaginario e offrono letture del reale molteplici e stratificate: un processo di continua esportazione, contaminazione e intensificazione» – svelando il senso del nome del loro studio – «Patrick de Gayardon era un pioniere nel design e nell’uso della tuta alare. Ha perseguito il sogno di volare per tutta la vita: era uno stuntman, un inventore e un visionario».
Il Bureau partecipa nel 2013 a diversi concorsi sugli spazi pubblici italiani: piazze, parchi pubblici, itinerari ciclo pedonali. Tra questi, il progetto di un parco agri-urbano a Bellusco (MB), il progetto di un parco sportivo a Verrone (BI), il percorso ciclo-turistico lungo il Lago di Varese (VA) e il progetto per il waterfront di Gabicce (PU).

Nel gennaio 2014 partecipa al team di lavoro per il Progetto Definitivo di rigenerazione degli spazi pubblici alla Martella (Matera) all’interno del Piano Nazionale Città, raccogliendo la sfida di un’ innovazione dei quartieri periferici sorti attorno al centro urbano nel primo dopoguerra. Nel giugno 2014 lo studio è chiamato a partecipare alla Biennale di Venezia con il progetto di ricerca sulla città di Milano Marittima come paradigma della città turistica. Il progetto, che contempla sia la fase di ricerca, sia la realizzazione dell’istallazione all’interno delle Corderie dell’Arsenale – sezione Monditalia, è un condensatore di esperienze e tipologie che si materializza in un teatrino diorama di circa 3 m di larghezza. Nell’ agosto 2014 il Bureau vince il secondo premio per la riqualificazione della piazza di Kragero in Norvegia: il progetto incrocia le esigenze di uno spazio contemporaneo, mutevole e scenografico con l’eredità della città natale di Edward Munch, realizzando un’essenziale piattaforma urbana.
Contemporaneamente lo studio è invitato per partecipare al concorso di idee su preselezione per la piazza del mercato a Neustadt am Kulm, in Baviera. L’immaginario proposto per il Marktplatz è un “Magic Carpet”, un paesaggio a fasce che coinvolge i fronti strada e disegna un’ estensione dello spazio domestico sulla piazza pubblica.
Nell’ottobre 2014 lo studio partecipa con il video Urban generic, una collezione/catalogo di immagini, alla mostra Describing Architecture 2014, promossa dall’Irish Association di Dublino.
Nel maggio 2015 de Gayardon Bureau vince il primo premio al concorso di idee per la Riqualificazione di una discarica in Austria a Wiener Neustadt. Si tratta di un progetto a lungo termine, che copre un tempo di circa trentanni e che coniuga un approccio ambientale e tecnico con una sensibilità evocativa e spettacolare nei riguardi del sito di progetto.
Il progetto è stato selezionato e ha ricevuto il 3° premio nel concorso Ri.U.So, promosso dal Cnapp e Saie 2015.
Nel giugno 2015 partecipa al concorso di idee Think Space – Rivitalizzazione degli spazi pubblici di Zagabria. Il Bureau immagina come device di riattivazione degli spazi pubblici la nascita di un canale televisivo che occupa gli spazi residuali in determinati appuntamenti orari. La città è vista come un palinsesto che può essere riscritto, stratificando le esperienze e le memorie collettive.

Nell’immagine e nelle galleries opra, i rendering di progetti per concorsi nazionali e internazionali firmati dallo studio cesenate De Gayardon Bureau

Nell’agosto 2015 lo studio è selezionato alla seconda fase del concorso d’idee per la riqualificazione del waterfront e della passeggiata lungo canale di Senden, Germania.
Nel dicembre 2015 lo studio è Runner-Up nel concorso internazionale Europan 13 – The adaptable city 2 con un progetto di riqualificazione per la città di Marl, nella Ruhur tedesca. Il progetto, in collaborazione con lo studio La prima stanza, affronta il difficile tema della riconversione e rifunzionalizzazione di una miniera in chiave green.
Nel Dicembre 2015 lo studio è invitato tra i 5 finalisti a produrre una proposta per l’installazione estiva nel piazzale del MAXXI- Museo per le arti del XXI secolo a Roma all’interno del programma internazionale YAP 2016 – Young Architecture Program.
Nel Febbraio 2016 il progetto Norwegian Weather è finalista e passa alla seconda fase del concorso internazionale Nordic Build Challeng 2016. La sfida è quella di creare una nuova piazza e un hub in un quartiere dell’interland di Oslo.

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