Lamberto Rossi Associati e Ciclostile Architettura: il racconto e le opere

Dalla “città palinsesto” ai Laboratori Urbani, dalle riconnessioni tra passato e futuro fino alla filosofia “smallness”

Lamberto Rossi Associati/LR-A di Milano e Ciclostile Architettura di Bologna animeranno il terzo incontro del ciclo I 16 – SeDici Architettura, in calendario giovedì 19 maggio nello showroom Studio T, (via dei Mestieri, 9/11, località Godo, Ravenna). La rassegna che  propone incontri-confronti fra professionisti affermati della progettazione contemporanea e studi emergenti, è promossa dalla rivista Casa Premium della società editoriale Reclam e ideata dal comitato scientifico composto da Gianluca Bonini e Giovanni Mecozzi di Nuovostudio e da Filippo Pambianco Caveja-studio, con il patrocinio degli Ordini professionali degli architetti e ingegneri di Ravenna e Forlì anche ai fini formativi.
Lo showroom di Studio T è la terza tappa dell’ideale percorso in otto date che attraversa la Romagna e indaga le migliori esperienze di progettisti e studi associati con sede in regione, ma operanti in Italia e nel mondo. Della responsabilità sociale dell’architettura dopo la fine della bolla speculativa e del rinnovato impegno nella progettazione urbana, al termine della prima parte della conferenza, dialogheranno i relatori della conferenza e l’architetto Luca Frontali (vicepresidente dell’Ordine delgi Architetti di Ravenna) in una tavola rotonda condotta dal direttore di Casa Premium, Fausto Piazza.
Le conferenze proseguiranno fino a novembre 2016, in spazi prestigiosi delle città del territorio romagnolo e dopo Ravenna e Forlì, toccheranno Castrocaro, Predappio, Cervia, Cesena e Faenza.

 

I corpi sospesti del Campus di Forlì

I temi della progettazione urbana e dei processi partecipativi sono ben presenti nelle esperienze progettuali di Lamberto Rossi, nato a Lucca nel 1954, laureato in Architettura a Roma nel 1977 con Ludovico Quaroni. Leggendo il curriculum professionale si apprende che nel 1978-79 partecipa ai corsi dell’Ilaud di Urbino dove incontra Giancarlo De Carlo con cui collabora sino al 1983. Dopo aver seguito con Renzo Piano il Laboratorio di Quartiere di Otranto, fonda i Laboratori di Cervia, Fusignano, Cremona, Milano-Unesco, Savignano, Campobasso. Nel 2011 vince il 2° Premio/Città Storica alla 1. Biennale dello Spazio Pubblico di Roma per i Laboratori di Fusignano. Nel 1994 vince il premio Repubblica di San Marino per il progetto dei sistemi di risalita alla città. Nel 2000, coordina la Commissione ministeriale “Veronesi/Piano” per un nuovo modello di ospedale di cui redige il progetto-guida presentato al Presidente della Repubblica Ciampi nel marzo 2001. Tra i progetti: i campus universitari di Forlì, Novara e Cremona/Parco dei Monasteri; gli ospedali di Gubbio, Pordenone, Genova/Galliera, le Case dello Studente di Novara e L’Aquila, l’Auditorium Corelli di Fusignano, il recupero della Colonia dei Monopoli e delle Case dei Salinari a Cervia. I suoi progetti sono stati esposti  in mostre monografiche a Roma (Lamberto Rossi, L’utopia del luogo, Clean, 2000), a Ravenna (Lamberto Rossi, 1983-2004 Laboratori di Architettura, Clean, 2004) e alla XIII Biennale di Venezia (2012). Redattore di “Spazio e Società”, è autore di: Istruzioni di Recupero Ambientale (Maggioli Editore, 1986) e Giancarlo De Carlo, Architetture (Arnoldo Mondadori Editore, 1988). Dal 2014 partecipa al G124, il gruppo creato da Renzo Piano come senatore a vita, sul tema delle periferie.  Lavora al fianco di Rossi, Marco Tarabella, (Latina, 1968), laureato in Architettura a Roma nel 1996 con Walter Bordini. Nel 1994 è tra i fondatori del gruppo Osa con il quale si occupa di ricerche e progetti partecipando con successo a concorsi su temi legati prevalentemente all’ambiente urbano (Sabaudia, Priverno, Roma). Nell’ambito di tali ricerche è segnalato al concorso on line “La città del terzo millennio” della Biennale di Venezia 2000 e su altre riviste specializzate. Espone al Salone Internazionale del Mobile di Roma. Nel 1997 inizia la sua collaborazione con Lamberto Rossi prima a Roma e poi a Milano.

A Lamberto Rossi il compito di raccontare alcuni aspetti della propria esperienza progettuale.

Sopra alcune immagin in esterno ed interno del Campus di Forlì, sede decentrata dell’Alma Mater di Bologna, completato su pregetto di Lamberto Rossi Associati nel 2014

Il Green Campus di Forlì, dove il progetto è un “ponte” fra passato e futuro della città, in un percorso attento alle stratificazioni

Tra le cancellazioni traumatiche dei segni del passato, avvenute in molte città italiane nei decenni scorsi e la conservazione più severa che a volte non permette di individuare vie di “salvezza” per edifici e luoghi attraverso nuove funzioni e utilizzi, come si colloca il progetto di riconversione dell’ex ospedale di Forlì in un campus universitario?
«Il progetto si colloca – anche fisicamente – a cavallo tra centro storico ed espansioni contemporanee. È un “ponte” tra passato e futuro, tra tradizione e innovazione e come tale utilizza l’intera gamma di possibilità d’intervento: dal restauro dell’impianto originale a padiglioni del primo Novecento all’inserimento di edifici di linguaggio contemporaneo fortemente connotati. In questo senso propone un percorso più complesso – attento alle stratificazioni – che ha sempre caratterizzato lo sviluppo urbano delle città italiane specie quelle universitarie».

Cosa si deve intendere per Green campus?
«Il progetto restituisce a Forlì un’area strategica – il nuovo baricentro della città – oltreché un parco, riaprendo ai forlivesi questo che era un “recinto” chiuso e di dolore. Lo fa perseguendo un’accezione di Rigenerazione Urbana conforme alla Dichiarazione di Toledo (2010) – dove, si declinano i temi centrali della vivibilità, attrattività, competitività e sostenibilità invitando espressamente i paesi dell’UE a un approccio olistico che rimetta in gioco l’intera politica di intervento sulla città sulla base di 6 caposaldi: promozione della mobilità sostenibile; miglioramento dell’efficienza energetica degli edifici; miglioramento della gestione del ciclo delle acque e dei rifiuti; uso di energie rinnovabili; riduzione del consumo di suolo mediante riconversione di aree dismesse; protezione della natura e valenza sociale urbana (cinture verdi, rete di parchi, “regreeninig”)».

Oggi più che mai si moltiplicano i percorsi di urbanistica e progettazione partecipata condotti da enti pubblici. Può raccontare la sua esperienza,  per molti aspetti pionieristica, a partire dai laboratori di Fusignano?

«La città non è un monumento, è un organismo che si muove, cambia, evolve e non deve essere “fatta per” ma “dai cittadini” diceva Argan, spiegando che il “dai cittadini” non vuol dire far decidere direttamente la gente; bensì attivare un processo di riflessione collettiva per cui l’intera comunità acquista consapevolezza della propria storia fisica. La città intesa, dunque, come il più completo registratore delle vicende umane: un grande palinsesto su cui viene continuamente scritta e riscritta la storia di una comunità. Imparare a leggerla vuol dire anche imparare a ricostruire la vicenda storica, umana, sociale delle generazioni che ci hanno preceduto. In questo contesto nasce il modello di Laboratorio Urbano che perseguo ormai da più di vent’anni e che ha avuto a Fusignano una delle attuazioni più interessanti e premiate. Deriva dai Laboratori di Renzo Piano (Otranto e Burano) e Giancarlo De Carlo (Urbino e Lastra a Signa) realizzati tra la fine degli anni ‘70 e la metà degli anni ‘80 a cui ho avuto la fortuna di partecipare».

A Ravenna in previsione della redazione del piano operativo comunale (Poc) sulla darsena di città, un’area prevalentemente privata con oltre quaranta proprietari, è stato condotto il percorso di partecipazione “La darsena che vorrei” che ha coinvolto i cittadini, i portatori di interessi e in minima parte tecnici professionisti. Cosa pensa della possibilità di applicare il percorso partecipativo su aree private?
«Per la trasformazione di aree strategiche come quella della Darsena credo che un percorso partecipativo sia assolutamente dovuto indipendentemente dalla proprietà delle aree. Credo che ora sia necessaria una seconda fase istituendo un Laboratorio urbano composto da giovani tecnici locali che rifletta su questo tema coniugandolo con un altro tema centrale per la città: quello della presenza universitaria che considero una grande occasione di rinnovamento culturale e generazionale che Ravenna ha un po’ sottovalutato».

Fra le realizzazioni del suo studio appaiono ospedali, campus, edilizia sociale, scuole, auditorium, si può parlare di una responsabilità sociale dell’architettura?
«Il nostro lavoro ha sempre privilegiato architetture di carattere collettivo ma credo che la responsabilità sociale dell’architettura sia un qualcosa che va oltre la specificità del tema e di cui non solo si può ma si “deve” parlare».

 

Ottimizzare i costi sociali ed economici della progettazione con l’uso creativo e innovativo delle risorse

Ciclostile Architettura nasce a Bologna nel 2009 come gruppo di lavoro dalla collaborazione tra Giacomo Beccari (1982), Gaia Calamosca (1981) e Alessandro Miti (1981) e si struttura stabilmente nel 2012.
Ciclostile Architettura opera nei campi di architettura, urbanistica, ricerca e sviluppo attraverso progetti a scale differenti riservando particolare attenzione a progettazione partecipata, spazio pubblico e recupero edilizio.
Nel 2015 Ciclostile Architettura è selezionato per rappresentare la Città di Bologna al “Shenzhen Design Award”, mentre nel 2014 è selezionato per “Yap Maxxi”, il programma annuale di promozione e sostegno della giovane architettura.
Nel 2013 è selezionato per “Bella Fuori 3” il progetto strategico per interventi di urbanistica partecipata in zone periferiche della città di Bologna, vince il premio “Nib Top10 Italian Architects Under 36” nella sezione paesaggio.
Nel 2012 si aggiudica il primo premio per il concorso di rigenerazione urbana dell’area industriale del Bargellino a Bologna, nell’ambito del progetto europeo Smart City, riceve la menzione “Young Architect Talent”, in occasione della prima edizione del Festival dell’Architettura “PugliArch” e riceve il premio “Incredibol l’Innovazione Creativa di Bologna” per il settore creativo a Bologna e in Emilia Romagna.
I lavori di Ciclostile Architettura sono stati esposti, tra gli altri, al museo d’arte contemporanea Maxxi di Roma, al MoMA di New York, alla XIV Biennale di Architettura di Venezia, al Centre for Mediterranean Architecture di Chania in Grecia, al IX Urbanpromo di Bologna, al Fuorisalone Designweek di Milano, al Storefront for Art and Architecture a New York, al New Italian Blood di Salerno, all’Esprit Nouveau Pavilion di Bologna, al PugliArch Festival di Bari, alla I. Biennale dello Spazio Pubblico di Roma e all’Urban Center di Bologna.

Nelle immagini alcuni di modelli e  progetti realizzati nel campo urbanisitco, architettonico, dell’arredo urbano e delle installazioni temporanee dal giovane studio bolognese Ciclostile Architettura

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