Tra le sedici persone in manette c’è un 59enne di Faenza che fino a quattro anni fa dirigeva una filiale bolognese della Cassa di Risparmio di Ravenna e avrebbe fornito «appoggio stabile e determinante» a un presunto sodalizio criminale che movimentava i capitali dei clan camorristici campani
In manette è finito Domenico Sangiorgi. Secondo i magistrati il direttore di banca «era perfettamente consapevole dell’apporto che andava a fornire all’associazione». Una consapevolezza che risulterebbe dalle conversazioni telefoniche intercettate in cui il faentino comunicava con esponenti di spicco della malavita organizzata. L’inchiesta nasce dalle verifiche sulla lottizzazione abusiva per la realizzazione di un complesso edilizio a Melito dove era emersa la complicità dei controllori per arrivare all’edificazione abusiva. Gli approfondimenti investigativi sulle ingenti disponibilità finanziarie degli imprenditori coinvolti: le somme sarebbero capitali di provenienza illecita poi reinvestiti nel settore immobiliare.
«Il gruppo camorristico investigato – affermano i procuratori Filippo Beatrice e Nunzio Fragliasso – era riuscito ad operare indisturbato negli anni anche grazie allo stabile e determinante appoggio di insospettabili colletti bianchi: funzionari di banca e commercialisti il cui apporto si è rivelato cruciale e determinante per la vita e l’espansione dell’organizzazione criminale. Alcuni di essi, tra cui il 59enne di Faenza, non si erano limitati a fornire un ausilio estemporaneo agli indagati ma erano stati in costante e sinergico rapporto con il gruppo camorristico e da esso avevano tratto vantaggi personali, contropartite alle agevolazioni da loro stessi prestate».
Il gruppo Cassa di Risparmio al momento non rilascia dichiarazioni. Il presidente Antonio Patuelli quest’oggi si trova a Roma in occasione dell’assemblea generale dell’Abi di cui è presidente.