Prosciutto al pugnale, cappelletti bastonati e vino nero di Predappio alla serata organizzata dalla neonata associazione culturale Tessere del Novecento. Tra gli ospiti Alessandro Luparini, direttore della Biblioteca di storia contemporanea di Ravenna: «Non voglio generare equivoci sulla serietà e l’assoluta correttezza scientifica del mio lavoro»
Eccola allora la carta completa per chi vorrà restare a cena dopo il dibattito coordinato da Piero Casavecchia, presidente dell’associazine organizzatrice: prosciutto al pugnale, cappelletti bastonati, tourneados alla squadrista, coppa littoria, vino Nero di Predappio. E appena è cominciata a circolare la curiosità, in molti non hanno gradito la circostanza. «Da più parti, più o meno scherzosamente, sono stato invitato a renderne ragione – scrive Luparini –. Sebbene in alcun modo l’istituzione culturale che dirigo sia coinvolta in tale iniziativa, né del resto sia minimamente nominata nell’invito, il ruolo, in qualche modo pubblico, che ricopro mi impone una precisazione. Non sono membro dell’associazione Tessere del Novecento, il cui invito onorerò comunque, e non ho avuto parte nell’organizzazione logistica dell’evento, tanto meno nella ideazione del menu “a tema”, da cui non posso che prendere le distanze per non generare equivoci sulla serietà e l’assoluta correttezza scientifica del mio lavoro». Una precisazione che lo storico ritiene necessaria «pur supponendo gli intenti meramente goliardici del menù visto che pochi giorni fa nella stessa sede è stato fatto altrettanto per un libro sul ’68, con tanto di cocktail Molotov e tartine Potere Operaio». Lo storico ci tiene a ricordare gli intenti con cui ha accettato l’invito: «L’ho reputato un modo utile per tornare a riflettere sulla storia del fascismo ravennate. Riflettere in modo critico e rigoroso, sulla base delle fonti documentarie, come si conviene a uno storico, senza il minimo intento apologetico, celebrativo e nostalgico».
Sulle pagine dell’edizione odierna de Il Corriere Romagna parla Casavecchia che difende le scelte storico-culinarie: «Il cappelletto bastonato era un piatto socialista e nel Reggiano era consideerato un piatto antifascista, i tourneados fanno parte della cucina futurista. Abbiamo fatto una ricerca filologica. Non c’è nostalgia o spirito rievocativo». Sulle pagine dello stesso quotidiano anche il malumore di Carnoli, autore dell’altro libro: «Con il fascismo non si scherza mai».