Vandalismo contro la Tomba di Dante, l’avvocato del 22enne: «Espulsione illegittima»

Andrea Maestri tutela il senegalese accusato del lancio di una bottiglia di vetro e ora chiede di interrompere l’allontamento dall’Italia perché c’è un ricorso che pende contro il mancato rinnovo del permesso di soggiorno. Il padre del giovane: «Gesto di rabbia per una lite con la ragazza, non voleva colpire il monumento»

Tomba Di Dante RavennaIl decreto di espulsione dall’Italia emesso dal prefetto di Ravenna per il giovane accusato del lancio di una bottiglia di vetro contro la Tomba di Dante il 27 gennaio scorso, un senegalese di 22 anni che vive in città da 21, è da annullare perché va contro le norme. Lo afferma l’avvocato Andrea Maestri che tutela il 22enne e ha depositato un ricorso al giudice di pace e chiede al prefetto una sospensione del provvedimento in autotutela. Il ragazzo è atteso da un volo da Bologna per il Senegal alle 17 di oggi, 1 marzo. L’espulsione doveva essere eseguita già ieri, quando è stato fermato dalla polizia municipale che ha perquisito la casa e trovato elementi ritenuti utili a fissare le responsabilità del 22enne, ma problemi sorti all’aeroporto Marconi hanno costretto la polizia a rinviare di 24 ore.

Il paradosso sottolineato dall’avvocato è che il giovane non ha alcun riferimento in Africa nello Stato dove è nato e dove è rimasto solo per il primo anno di vita: genitori e parenti sono tutti in Italia. Solo la madre si trova temporaneamente in Senegal per un viaggio ma non vive più là. E in buona sostanza c’è tutto ciò alla base del ricorso presentato in urgenza stamani: «Chi ha emesso e poi convalidato il decreto di espulsione – afferma Maestri – non ha tenuto in considerazione che il ragazzo non può essere considerato irregolare in Italia perché è pendente un ricorso in secondo grado alla Corte d’Appello di Bologna contro la decisione della questura di non rinnovare il permesso di soggiorno nel 2018». La prossima udienza è fissata per febbraio 2020: «Fino a quel momento non è ancora stabilito qual è il suo status giuridico».

L’anno scorso infatti l’ufficio Immigrazione di viale Berlinguer ha rigettato la domanda di rinnovo del permesso di soggiorno rilasciato per ricongiungimento familiare sin da quando il giovane arrivò in italia nel 1997. Il questore negò il rinnovo per motivi di sicurezza in ragione di diverse condanne e precedenti per lesioni, percosse, rapina, furto e spaccio. «Si tratta per la maggior parte di episodi che risalgono a quando il ragazzo aveva 14-15 anni – ricorda il legale –. Il tribunale ha poi concesso la messa in prova e il 6 febbraio scorso si è concluso positivamente un percorso di rieducazione e risocializzazione. L’espulsione dall’Italia non è certo quello che si dovrebbe verificare in uno Stato di diritto». L’episodio della bottigliata contro il monumento risale a fine gennaio, quando ancora il giovane era all’interno del percorso di recupero: «Ho riflettutto io stesso su questo aspetto – dice Maestri – ma in nessuna delle carte che dispongono l’allontamento si fa riferimento a quel gesto come motivazione di rottura del percorso di reinserimento».

Maestri poi critica aspramente le modalità con cui la polizia municipale ha reso noto le operazioni: «Troppa spettacolarità anche nel divulgare certe immagini, sia quelle delle telecamere di videosorveglianza che quelle della perquisizione dell’appartamento: in prima pagina su Il Resto del Carlino è finita una foto del padre che anche se nascosto dai pixel è riconoscibile eppure è del tutto estraneo alla vicenda». L’avvocato previene le possibili accuse di sminuire il gesto: «Sono un dantista e conosco a memoria molti passi della Commedia quindi la gravità del gesto è fuori discussione. Però questo non giustifica un provvedimento che manca di tenere in considerazione che siamo in attesa del pronunciamento di un giudice sul mancato rinnovo del permesso di soggiorno»,

È proprio il genitore, di professione mediatore culturale e interprete, a prendere la parola: «Vivo a Ravenna da 33 anni, ho scelto questa città come mia città dove sono ospite e tale voglio restare. Mi scuso con la città e con i ravennati per il gesto di mio figlio di cui non sapevo nulla, l’ho saputo dai giornali. Amo la letteratura e capisco quanto sia brutto quello che ha fatto. A me ha detto che è stato un gesto di rabbia in un litigio con la fidanzata e non aveva l’intenzione di colpire la Tomba. Dovrà rispondere delle sue eventuali responsabilità ma non è mandandolo in Africa, dove non ha nessuno, che si facilità l’integrazione»

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