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    Categoria: cronaca

Processo Black Monkey, in appello cade l’accusa di associazione mafiosa per i Femia

Nel 2017 era stata la prima sentenza in regione per il 416 bis: i vertici della famiglia, che faceva affari con le slot truccate e secondo l’accusa usava metodi ‘ndranghetisti, vivevano nella Bassa Romagna. La condanna del capo scende da 26 anni a 16

Nell’appello del processo Black Monkey, contro la famiglia Femia che faceva affari con le slot truccate e aveva i suoi vertici residenti tra Conselice e Sant’Agata sul Santerno, cade l’aggravante di stampo mafioso per l’accusa di associazione per delinquere. La sentenza della corte di Bologna rivede anche gran parte delle 23 condanne inflitte in primo grado a marzo 2017. In totale erano stati sentenziati oltre 170 anni di carcere ed era stata la prima sentenza in regione per il 416 bis.

Nicola Femia, considerato dalla Dda il capo dell’organizzazione legata alla ‘ndrangheta, passa da 26 anni e 10 mesi a 16 anni. Con l’unica eccezione dell’amministrazione dello Stato, si legge sul sito dell’Ansa che riporta la notizia, sono stati revocati anche tutti i risarcimenti per le parti civili, compresi quelli per il giornalista minacciato Giovanni Tizian, per l’associazoine Libera, per la Regione Emilia-Romagna e per il Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti.

Molti dei reati sono stati dichiarati prescritti, mentre alcuni imputati minori sono stati assolti perché il fatto non costituisce reato oppure perché il fatto non sussiste. La Corte d’Appello ha rideterminato la pena anche per il figlio di Femia, Rocco Maria Nicola, condannato ora a 10 anni di reclusione e 2.500 euro di multa e per la figlia Guendalina, condannata a cinque anni. Diminuisce anche la pena per Domenico Cagliuso, 10 anni, e per Giannalberto Campagna, genero di Nicola Femia, condannato a 7 anni. Quattro anni invece per l’ispettore di polizia Rosario Romeo e per Valentino Trifilio, 5 anni per Luigi Condelli e 3 per Massimiliano Colangelo.