
Le categorie sindacali dei lavoratori portuali di Ravenna minacciano lo sciopero per non occuparsi dell’imbarco di materiale bellico destinato a Israele e la Sapir, terminalista a maggioranza pubblica che dovrà occuparsi dell’eventuale spedizione, ricorda gli obblighi di legge imposti dallo Stato per il rilascio delle autorizzazioni. In buona sostanza Sapir dice: se quel container è in regola per viaggiare secondo le leggi vigenti, non sta a un’azienda decidere di fermare le operazioni.
«La notizia del possibile imbarco, avvalendosi delle strutture di una società del gruppo, di un container che contenga parti riconducibili alla categoria di pericolosità 1, risponde al vero», conferma Sapir. Che ricorda obblighi e impegni a cui è tenuta a seguito dell’emissione dei relativi atti autorizzativi per l’esercizio di attività di impresa portuale (art. 16 l. 84/94) e concessori delle banchine (art. 18 l. 84/94).

Innanzitutto assicurarsi che i traffici avvengano nel rispetto delle leggi dello Stato: «Ciò è avvenuto per quanto riguarda la gestione del container sottoposto ad un particolare regime autorizzativo e a particolari modalità operative per l’imbarco, come per tutti i materiali compresi nella classe 1». In secondo luogo garantire che tutti gli operatori economici che si rivolgono ai terminal possano esercitare le loro attività, nel rispetto delle leggi dello Stato italiano appunto, potendosi, in difetto, prospettare ipotesi distorsive delle attività economiche.
Chiariti gli obblighi di legge, Sapir afferma la contrarietà del gruppo all’uso della guerra: «È antica e antistorica anche solo l’idea che la guerra possa essere non solo praticata, ma anche pensata come mezzo di soluzione delle controversie tra popoli o tra parti di popoli. Chiediamo allo Stato italiano di farsi interprete presso tutte le sedi internazionali, della necessità di dare la pace a una delle zone più martoriate del pianeta».