Omicidio Fabbri: la figlia chiede 2 milioni, il sicario chiede perizia psichiatrica

Udienza 1 / Ammesse otto parti civili e una sessantina di testimoni. Il Comune chiede il risarcimento degli aiuti forniti alla ragazza tramite i servizi sociali

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L’aula di corte d’assise alla prima udienza del processo per l’omicidio Fabbri

Sono otto le parti civili e una sessantina i testimoni ammessi al processo iniziato in corte d’assise a Ravenna stamani, 6 ottobre, per l’omicidio di Ilenia Fabbri, la 46enne uccisa all’alba del 6 febbraio 2021 nella sua abitazione a Faenza. Due gli imputati: l’ex marito Claudio Nanni, un meccanico 54enne ritenuto dall’accusa il mandante del delitto, e il 52enne Pierluigi Barbieri, esecutore materiale reo confesso. L’accusa in concorso è omicidio volontario pluriaggravato.

Dopo l’ammissione delle parti civili e le valutazioni sulle liste testi di accusa e difesa, la corte (presidente Michele Leoni, a latere Antonella Guidomei) ha aggiornato l’udienza al 21 ottobre. Quel giorno si esprimerà sulla richiesta di sequestro conservativo dei beni degli imputati presentata dall’avvocata della figlia della coppia, Arianna Nanni, e sulla perizia psichiatrica richiesta dalla difesa di Barbieri. Poi comincerà l’audizione dei testi: in programma i primi sei chiamati della procura (pm Daniele Barberini e Angela Scorza).

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Claudio Nanni, ex marito di Ilenia Fabbria

Le parti civili sono tre familiari (oltre alla già citata figlia, anche  Luciano Nanni e Donatella Graziani, rispettivamente padre e zia della vittima), il nuovo compagno della donna (Stefano Tabanelli che frequentava stabilmente dopo la separazione), tre associazioni femministe (Gens Nova di Bari, Sos Donna di Faenza a cui Fabbri si era rivolta nel 2017 e Udi di Ravenna) e il Comune di Faenza.

La figlia ha chiesto un risarcimento di due milioni di euro. Il Comune, oltre al danno di immagine da quantificare, ha chiesto anche il risarcimento del danno patrimoniale per i piccoli aiuti economici (nell’ordine di alcune centinaia di euro) forniti alla figlia attraverso i servizi sociali quando la giovane si è ritrovata con il padre in carcere, la madre ammazzata e la casa sotto sequestro. La ragazza si è voltata infastidita verso il banco dell’avvocata del Comune e ha sgranato gli occhi quando ha sentito formulare i contorni della richiesta.

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Pierluigi Barbieri nella gabbia degli imputati

I due imputati sono arrivati scortati dalla polizia penitenziaria e hanno assistito dalla gabbia. Per la figlia della vittima era la prima volta che vedeva il padre dal giorno dell’omicidio. Le sue richieste di visita in carcere sono state finora sempre respinte dall’autorità giudiziaria. Stessa decisione presa alla richiesta di potersi salutare di persona in aula. Ed era la prima volta in assoluto in cui poteva vedere di persona Barbieri. Molte le persone presenti in tribunale – tra loro tante amiche della vittima con una maglietta che la ricordava – con lunghe code ai tornelli di ingresso come accadeva di frequente in occasione del processo a Matteo Cagnoni.

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Arianna Nanni si è costituita parte civile contro il padre Claudio e Pierluigi Barbieri

Nanni, secondo l’accusa, aveva orchestrato di usare la figlia proprio come alibi, programmando un viaggio a Milano per ritirare un’auto acquistata mentre il sicario entrava in azione. Il piano andò a monte perché nella casa si era trattenuta la fidanzata della figlia: la giovane si svegliò per i rumori e video la sagoma di un uomo che usciva dalla stanza dando l’allarme con una telefonata a Arianna già in viaggio.

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Ilenia Fabbri con il marito Claudio Nanni

La vicenda aveva suscitato grande clamore in città all’epoca dei fatti: non era solo l’ennesimo omicidio di una donna ma la modalità, con l’ingaggio di un killer su commissione da retribuire con 20mila euro e un’auto usata, aveva aggiunto ulteriore sdegno. Va precisato che Nanni si è sempre difeso dicendo che aveva incaricato l’amico Barbieri solo di spaventare la donna. All’origine un movente economico: evitare che Fabbri avanzasse richieste eccessive in una causa di lavoro per i tempi in cui lei lavorava nell’officina auto dell’uomo e sottrarle la parte di patrimonio coniugale che le sarebbe spettata con il divorzio imminente. Barbieri ha confessato tutto dicendo che gli era stato chiesto di uccidere la donna e ha poi collaborato apertamente con gli inquirenti facendo ritrovare diversi elementi utili alle indagini.

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