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    Categoria: cronaca

Sentenza Minguzzi, le motivazioni slittano. La famiglia: «Decisione presa in un’ora»

I giudici togati della corte d'assise per l'omicidio Minguzzi

Trascorsi 90 giorni dalla lettura delle tre assoluzioni per il delitto di Alfonsine, il presidente della corte chiede altri tre mesi. La sorpresa dei fratelli e della madre: «Camera di consiglio breve e durante il dibattimento la corte aveva spesso ridimensionato la complessità del processo»

Sono passati tre mesi dalla sentenza per l’omicidio di Pier Paolo Minguzzi, arrivata a 35 anni dal delitto, e bisognerà aspettare altri tre mesi per leggere le motivazioni delle tre assoluzioni. Il presidente della corte d’assise di Ravenna, Michele Leoni, ha chiesto e ottenuto dalla corte d’appello di Bologna una proroga dei termini: i novanta giorni annunciati al momento della lettura del dispositivo (il 23 giugno scorso) non sono stati sufficienti e ne ha chiesti altrettanti. Il dibattimento era durato un anno in cui si erano celebrate 17 udienze con l’audizione di una quarantina di testimoni (qui tutta la cronaca). Nella richiesta del presidente della giuria si fa riferimento alla “straordinaria complessità del processo”.

I familiari di Pier Paolo Minguzzi: da sinistra la sorella, la madre e il fratello

Il prolungamento dei tempi non ha lasciato indifferente i familiari del 21enne. I tre legali che assistono il fratello Gian Carlo, la sorella Anna Maria e la madre Rosanna Liverani hanno divulgato una breve nota che contiene il commento delle tre parti civili: «Con sorpresa abbiamo appreso della richiesta di proroga di ulteriori novanta giorni per il deposito delle motivazioni della sentenza di assoluzione. Più volte infatti nel corso del dibattimento avevamo sentito la Corte ridimensionare la complessità del processo e la breve durata della camera di consiglio – neppure un’ora – sembrava andare in questa direzione. Evidentemente così non è, tanto che la Corte ha ora ritenuto di richiedere una proroga del termine massimo. Siamo pertanto più che mai curiosi di conoscere le motivazioni della sentenza di assoluzione. Purtroppo il nostro Pierpaolo non c’è più e dopo trentacinque anni vogliamo capire perché i responsabili della sua morte non sarebbero stati ancora individuati».