«La violenza sulle donne è sopravvalutata, è un business». È l’opinione espressa da un componente di un consiglio territoriale di Ravenna, gli organismi di decentramento che hanno funzioni consultive e propositive (le vecchie circoscrizioni di un tempo). Nicola Carnicella di Lista per Ravenna è vicepresidente del “parlamentino” di Piangipane. La sua posizione sul tema della violenza di genere è contenuta in un commento a un post sulla pagina Facebook di Ravenna&Dintorni con il calendario delle iniziative nella Romagna faentina verso il 25 novembre, giornata internazionale contro la violenza alle donne.
Proprio a proposito delle varie iniziative faentine, Carnicella ha suggerito che «nelle rispettive giornate, sarà necessario un corteo per umiliarle, in modo che le lamentele prendano un senso». A un altro utente che gli ha chiesto spiegazioni su questa posizione, Carnicella ha replicato invitandolo a prestare più attenzione alle false denunce in fase di separazione tra coniugi: «I dati ci sono e ho portato il tema in consiglio, guarda caso l’associazione femminista che gestisce i centri antiviolenza ha disertato».
A sostegno della propria posizione, Carnicella porta un link di una testata molisana che cerca di ricostruire il peso delle false denunce nell’ambito della violenza di genere. L’articolo prende un documento del 2022, una griglia estratta dalle note introduttive del Ddl 2530 a firma Bonetti, Cartabia e Lamorgese che mette a confronto il numero di denunce presentate (fonte Ministero dell’Interno) col numero di condanne passate in giudicato (fonte Ministero di Giustizia): «Circa il 50 percento di denunce finisce in archiviazione, il resto per proscioglimento in istruttoria o assoluzione nel processo. Solo una percentuale minima oscillante tra il 5 ed il 6 percento esita in condanna».



