venerdì
05 Dicembre 2025
Guardia di finanza

Promettevano 3 milioni di rendita con un investimento di 30mila euro: tre uomini arrestati

Truffa e abusivismo finanziario le ipotesi di reato: i clienti versavano denari per aprire società in Romania e ottenere finanziamenti a fondo perduto

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Con la promessa di investimenti finanziari in Romania con rendimenti clamorosi (profitti da tre milioni di euro a fronte di 30mila euro di capitale investito), tre persone sono riuscite a ottenere soldi da una sessantina di persone, alcune anche in situazione di crisi finanziaria o che avevano perso la casa durante l’alluvione. Dal punto di vista della guardia di finanza di Ravenna, però, si tratta di truffa e abusivismo finanziario con un profitto illecito di circa un milione di euro. I tre sono indagati e sono stati arrestati per un’ordinanza di custodia cautelare: in carcere per un uomo di Treviso, ai domiciliari (con braccialetto elettronico) per due professionisti ravennati. Sequestrati i profitti.

Le indagini coordinate dalla procura della Repubblica sono iniziate, anche, da alcuni servizi giornalistici che stavano ponendo in luce una serie di presunte truffe perpetrate dai professionisti ravennati. Nell’ambito della gestione di un centro elaborazioni dati che si occupava di adempimenti fiscali, i due proponevano ai propri clienti soluzioni finanziarie destinate alla realizzazione di progetti di investimento con il conseguimento di elevate rendite finanziarie in Romania.

Oltre a intercettazioni telefoniche e ambientali, il nucleo di polizia economico-finanziaria ha ascoltato le presunte vittime della truffa e ha perquisito i locali nel centro di elaborazione dati e le abitazioni degli indagati.

In taluni casi veniva proposto ai clienti la possibilità di ottenere ingenti profitti sotto forma di finanziamenti a fondo perduto erogati da soggetti terzi, che potevano essere conseguiti a seguito dell’apertura di società estere e della presentazione di progetti imprenditoriali da realizzare attraverso quest’ultime (circa 50 le società aperte in territorio romeno). In altri casi, l’investimento veniva descritto come un’operazione di finanza strutturata finalizzata ad ottenere dei profitti elevatissimi tramite algoritmi e mediante sistemi di circolazione del denaro attraverso più Paesi al mondo, prima del ritorno dei capitali in Italia.

Per mettere in moto l’affare era richiesto sempre il versamento di una somma iniziale variabile (che poteva arrivare sino a circa quarantamila euro), che veniva trasferita all’estero (in violazione delle norme antiriciclaggio o di monitoraggio fiscale, secondo le Fiamme Gialle). Alcuni clienti sono stati accompagnati in Romania per procedere agli adempimenti formali connessi alla costituzione o all’acquisto di partecipazioni di società romene.

Quando i profitti tardavano e i clienti chiedevano la restituzione dei capitali investiti, partiva il carosello di scuse per posticipare i rimborsi, fino a sostenere che il rientro dei denari avrebbe subito ritardi o sarebbe stato ostacolato anche dall’intervento nel frattempo eseguito dagli investigatori.

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