Santa Europa Defensora, a teatro parole nuove per raccontare la frontiera

Il bel debutto di Lorenzo Carpinelli e Iacopo Gardelli in scena a Vulkano, San Bartolo, fino a lunedì 19 settembre

Un’ora per guardarsi allo specchio, per mettersi nei panni di chi vive al di là della frontiera e quella frontiera cerca di superarla fisicamente, rischiando la vita, senza poter tornare indietro.

Siamo a Vulkano, per la prima di Santa Europa Defensora, lo spettacolo scritto da Iacopo Gardelli, intrepretato da Lorenzo Carpinelli e diretto da entrambi in una coproduzione Gruppo dello Zuccherificio e Ravenna Teatro in scena fino al 19 settembre, ma siamo soprattutto a Melilla, vicino al campo dove sostano i migranti africani che tentano qui di scavalcare il triplice muro che protegge l’enclave spagnola proprio da loro.

Perché loro sono il nemico. Scalzi, soli, forti solo della spinta ad andare avanti e dell’impossibilità a tornare indietro, costretti a un gesto fisico che viene messo in parallelo con quello di uno sportivo, di un centometrista.Entrambi condividono la stessa preghiera al “dio delle gambe”, ma per una meta ben diversa. Uno spettacolo ben ritmato e bene intepretato dal bravo attore appena ventiduenne evidentemente cresciuto alla non-scuola delle Albe e capace di cambiare più registri sulla base di un testo complesso e coraggioso di un altrettanto giovane autore, Gardelli è infatti del 1990.

È la prima volta che porta e vede in scena un suo testo, che nonostante qualche piccola tentazione didascalica riesce ad affrontare un tema tanto trattato con uno sguardo e con parole nuove. Non a caso gli applausi nella piccola e intima sala di Vulkano, dove una scenografia essenziale ma efficace ha contribuito a sottolineare la forza anche emotiva dello spettacolo, alla prima sono scrosciati a lungo. Sentiamo Iacopo Gardelli il giorno dopo il debutto, comprensibilmente soddisfatto.

E gli chiediamo perché abbia scelto proprio quella frontiera tra tutte, così lontana per noi rispetto ad altre. «Perché è molto diversa da quella liquida del mare, di cui parlava per esempio lo spettacolo delle Albe Rumore di acque. Nel mare c’è comunque una base di reminiscenze che abbiamo, l’immigrazione italiana è passata dal mare. Non solo, la traversata in mare dipende dal caso, dalla fortuna, non ha nulla di meritocratico, una nave affonda a prescindere da chi trasporta. Qui mi colpiva la fisicità dello scontro, il gesto quasi atletico e poiché stavo cercando un legame, un’ispirazione che parlasse di sport, anche perché Ravenna è città dello sport quest’anno, ho pensato di aver trovato il soggetto. Ma temevo che lo spettatore potesse non cogliere questo doppio personaggio, invece vedo che non è accaduto».

Carpinelli GardelliPer la verità il doppio è piuttosto percepibile e a un certo punto diventa motivo di alleggerimento e occasione di una riflessione sul ruolo della stampa impietoso e amaramente ironico.  Per il resto, è il registro drammatico a dominare. «Mi sono documentato moltissimo e tutte le parole che dice il mio protagonista sono frutto di ricerche, basate sulla documentazione raccolta. Ho seguito in particolare il lavoro di Palazòn, un attivista spagnolo, l’autore della famosa foto in cui gli occidentali giocano a golf mentre i migranti sono appesi alla barriera». Immagini che disturbano, come quelle che vengono proiettate alla fine dello spettacolo e tolgono ogni illusione di aver assistito all’incubo partorito da una mente artistica lungi da ogni aggancio con la realtà.

Nel fargli i complimenti gli chiediamo se per questo primo allestimento curato da loro stessi per la regia hanno potuto contare sull’aiuto e l’esperienza in particolare delle Albe. «Sì, anzi, permettimi di ringraziare pubblicamente tutta la squadra di Ravenna Teatro: sono stati molto disponibili, ci hanno chiamato tutti dopo la prima e dobbiamo moltissimo ai consigli in particolare di Alessandro Argnani,  Alessandro Renda e Roberto Magnani in fase di realizzazione». La speranza è ora quello di portarlo fuori Ravenna e farlo girare. «Sì, certo, ma ora l’obiettivo è arrivare a domenica!». Per la verità, è stata aggiunta anche una data lunedì 19 settembre, alle 21, alle repliche di sabato e domenica alle 17.  Informazioni e prenotazione (obbligatoria): Ravenna Teatro, tel. 333 7605760, da lunedì a venerdì dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 18; mail organizzazione@ravennateatro.com.

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