Anche le sculture di Lucio Fontana alla biennale del mosaico di Ravenna

Presentati gli appuntamenti di maggior richiamo del festival autunnale. A Palazzo Rasponi un omaggio alla Sicis e al design. Il sindaco: «Abbiamo voluto coinvolgere tutte le articolazioni del mondo del mosaico: artistica, artigianale, industriale e del design»

NUREYEV

La tomba del grande ballerino russo Rudolf Nureyev al Cimitero di Sainte Geneviève des Bois, vicino Parigi, realizzata in mosaico dallo Studio Akomena di Ravenna, sarà rievocata alla mostra del Mar in programma nell’ambito di RavennaMosaico

Gli eventi espositivi, le botteghe, il restauro e i segni dell’arte nel contesto urbano sono i quattro filoni principali attorno ai quali ruota l’organizzazione della prossima edizione della biennale RavennaMosaico (7 ottobre-26 novembre) della quale oggi vengono presentati in anteprima i due appuntamenti di maggiore richiamo.

Si tratta della mostra “Montezuma, Fontana, Mirko. La scultura in mosaico dalle origini ad oggi”, al Mar, curata da Alfonso Panzetta con la collaborazione di Daniele Torcellini, con 140 opere in esposizione; e dell’allestimento che celebrerà i trent’anni di attività della Sicis, una delle più grandi eccellenze del design internazionale, a palazzo Rasponi dalle Teste. Entrambe le mostre resteranno aperte ben oltre la fine di RavennaMosaico, fino al 7 gennaio, anche con l’obiettivo – sottolineano dal Comune – di arricchire la proposta culturale della città durante le festività natalizie.

Accanto a queste due mostre «si sta lavorando all’organizzazione di numerosissimi altri appuntamenti, in un percorso di confronto e collaborazione» – citiamo il comunicato stampa – che sta coinvolgendo soggetti che già hanno partecipato a RavennaMosaico e nuove realtà: a partire da Aimc (Associazione internazionale mosaicisti contemporanei), storico collaboratore dell’Amministrazione comunale nella realizzazione della rassegna e passando per l’Accademia di Belle Arti, il Polo Museale dell’Emilia Romagna, il Tavolo dell’imprenditoria, il Museo internazionale delle ceramiche di Faenza, la Diocesi con l’Ufficio per la pastorale della cultura, la Fondazione RavennAntica, l’Università di Bologna – Scuola superiore di studi sulla città e il territorio, l’associazione culturale DisOrdine.
Tutti soggetti che si stanno incontrando e confrontando periodicamente e frequentemente con l’Amministrazione comunale, con l’obiettivo di coordinare e intrecciare al meglio le singole iniziative – mostre, concorsi, convegni, conferenze, laboratori, iniziative che coinvolgeranno studenti, ragazzi, cittadini e che avranno anche risvolti di carattere sociale – e di arrivare a un calendario completo all’inizio del mese di giugno.

«Siamo certi – dichiara il sindaco Michele de Pascale – che questa ricchezza progettuale e il contributo di tutti i soggetti che sono con noi impegnati nella realizzazione di RavennaMosaico ci consegneranno una rassegna che declinerà l’arte musiva in tutti i suoi aspetti, coinvolgendo luoghi inediti, abbracciando l’intera città, dandole lustro e segnando l’inizio di una nuova fase per il mosaico ravennate. RavennaMosaico risponde a due grandi temi del nostro mandato. Il primo è la valorizzazione di tutto il mosaico ravennate, sul quale vogliamo proiettare una luce internazionale, per far sì che richiami sempre di più l’interesse di tutto il mondo attorno a Ravenna. In questo senso è fondamentale l’apporto di Sicis, che ringraziamo per aver voluto ulteriormente arricchire con la sua partecipazione questa edizione di RavennaMosaico. Il secondo è l’avvio della nuova stagione del Mar. Le perplessità di questi giorni sono anche apprezzabili, nella tensione di una città che si pone il tema di rilanciare e di far sì che tutte le sue istituzioni culturali diano il massimo delle proprie potenzialità. Ma questa sarà una nuova stagione, come tante ce ne sono state nella storia del Mar, tutte di grande valore; e il mosaico sarà sicuramente uno dei grandi cuori pulsanti del museo. Con RavennaMosaico abbiamo voluto coinvolgere in un unico evento tutte le articolazioni del mondo del mosaico, artistica, artigianale, industriale e del design e naturalmente quella relativa alla didattica e alla formazione, con l’Accademia di Belle Arti, perché il nostro impegno deve essere quello di valorizzare gli artisti di oggi ma anche di dare opportunità a quelli che saranno i grandi artisti del futuro».

«Per quanto riguarda nello specifico la mostra del Mar – aggiunge l’assessora alla Cultura Elsa Signorino – essa costituisce solo una delle vocazioni del Mar del futuro, con un alto profilo, comune a tutte le iniziative alle quali stiamo lavorando. Quindi la biennale del mosaico è anche il paradigma del modo in cui vogliamo lavorare. Entro l’estate presenteremo la prossima mostra di rilievo per il 2018, che avrà alla base un solido progetto scientifico e la capacità di parlare a un grande pubblico. Proprio oggi sarà inaugurata la mostra di Takako Hirai “Il senso segreto della natura”; seguirà la mostra fotografica di Lelli e Masotti (nel programma del Ravenna Festival, ndr), frutto di un’importante e strategica collaborazione fra istituzioni diverse. La fotografia è uno degli importanti filoni su cui vogliamo lavorare, con progetti molto importanti in cantiere per l’anno prossimo, insieme alla promozione delle collezioni permanenti. La prospettiva è quella di una valorizzazione complessiva, che renda il nostro Museo d’arte vivo e vitale tutto l’anno e in quest’ottica sarà fondamentale anche lo sviluppo di attività di ricerca e didattica. E in questo quadro è naturalmente imprescindibile anche la costruzione di relazioni forti con tutte le istituzioni culturali di Ravenna, nel segno della promozione delle nostre grandi eccellenze, di un grande coinvolgimento della città e di una grande apertura verso il mondo».

La mostra del Mar. A cura di Alfonso Panzetta, con la collaborazione di Daniele Torcellini, inaugura il 6 ottobre la mostra dal titolo “Montezuma, Fontana, Mirko. La scultura in mosaico dalle origini ad oggi”, sul rapporto tra la scultura e il mosaico, con l’intento di sondare e documentare la nascita, l’evoluzione di questo linguaggio e le differenti declinazioni del concetto di “tessera” da parte degli scultori a partire dagli anni Trenta del Novecento, momento in cui, dopo che Gino Severini rinnova la pratica del mosaico in funzione della decorazione architettonica, si avviano le ricerche plastiche mosaicate di Lucio Fontana e Mirko Basaldella, tra i più geniali artisti del secondo Novecento italiano. A innestare quel singolare “corto circuito” creativo alla base delle loro creazioni col mosaico furono gli esempi “primitivi” mesoamericani (presenti in mostra), che entrambi videro in momenti e luoghi diversi, anche grazie al crescente interesse per l’arte dell’antica America Latina esistente in Italia già negli anni Venti.
Se Fontana e Mirko sono “I precursori”, antesignani dell’unione felice tra scultura e mosaico, tra anni Sessanta e anni Settanta, Zavagno e Licata sono invece da considerare come i due indirizzi su cui si dipana la ricerca dei decenni seguenti soprattutto per quanto riguarda l’utilizzo di materiali “non tradizionali”, il primo, e l’impiego delle tessere musive, lapidee o vitree, nel contemporaneo, il secondo.
Sulla trama di questo doppio e diverso utilizzo dei materiali – tradizionali e non – corre l’ordito della mostra che documenta le differenti temperature espressive della scultura tra XX e XXI secolo, iconica o aniconica, poetica o narrativa, simbolica o concettuale, sempre nella specifica coniugazione con l’arte del mosaico che si intensifica e si individua come “genere specifico” allo scadere degli anni Settanta ad opera di Antonio Trotta, Athos Ongaro e della Transavanguardia di Chia e Paladino. Tale ripresa non mancherà di suggestionare designer “colti” come Mendini e Sottsass che opereranno alcune incursioni sperimentali nella scultura. Dalla seconda metà degli anni Ottanta ad oggi, le ricerche e la produzione artistica in questa singolare declinazione della scultura si moltiplicano con esiti diversi e singolari e nel contempo tracciano il disegno della multiforme ricerca artistica dell’ultimo scorcio del XX secolo.
Da questo momento, anche grazie alla realizzazione di alcuni lavori di importanza internazionale realizzati a Ravenna, come la tomba di Rudolf Nureyev a Parigi – oggi inamovibile, ma presente in allestimento mediante una installazione virtuale e multimediale – il fenomeno scultura e mosaico vedrà un’accelerazione con artisti di varia provenienza che si connoteranno fortemente come scultori mosaicisti tout court, consolidando la percezione che la scultura mosaicata abbia ormai imboccato una strada di assoluta autonomia.
Tra XX e XXI secolo il linguaggio musivo nella scultura si evolve in differenti e metamorfiche declinazioni del concetto di “tessera”, anche grazie alle sollecitazioni delle ricerche internazionali sui concetti di accumulo, assemblaggio parcellizzato e “poetica dell’oggetto” messi in campo dal Nouveau Realisme francese e poi dalla Nuova Scultura Britannica, per poi proseguire con elementi di spiccata originalità sino alle attuali generazioni, che lo impiegano in modo sempre più innovativo ed inatteso.

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