Dagli Uffizi l’immagine di Dante esule a Ravenna nel paesaggio delle pinete

Ai chiostri francescani la tela di Annibale Gatti e le foresta di Classe nelle foto d’epoca del fondo Ricci

Annibale Gatti, “Dante In Esilio” (olio su tela, 1854, Galleria degli Uffizi di Firenze)

Annibale Gatti, “Dante In Esilio” (olio su tela, 1854, Galleria degli Uffizi di Firenze)

Firenze ricongiunge la sua storia a Ravenna tramite Dante, le celebrazioni in passato riservate al poeta e quelle attuali del Settecentenario che vedono l’approvazione di un’intesa fra il Comune di Ravenna e le Gallerie degli Uffizi di Firenze che por­terà nella nostra città un deposito a lungo termine di opere ottocentesche a soggetto dantesco da collocarsi prossima­mente nella nuova sede definita Casa di Dante, presso la tomba del Poeta. Il protocollo firmato prevede inoltre un deposito di un’opera sullo stesso soggetto che annualmente verrà resa visibile a Ravenna, un’iniziativa questa attivata proprio a partire dallo scorso ottobre, quando è stata inaugurata una piccola mostra presso i chiostri francescani dove è stato collocato un dipinto proveniente dagli Uffizi insieme ad alcune fotografie della Biblioteca Classense.

Pietro Bezzi, “Pineta di Classe” (fotografia, 1920, Fondo Corrado Ricci, Biblioteca Classense di Ravenna)

Pietro Bezzi, “Pineta di Classe” (fotografia, 1920, Fondo Corrado Ricci, Biblioteca Classense di Ravenna)

Le immagini, tutte tratte dal fondo fotografico Ricci, sono vedute della pineta ravennate: eseguite dal padre di Corrado – Luigi Ricci –, da Pietro Bezzi e Licinio Farini in un periodo fra la fine dell’Ottocento e i primi decenni del nuovo secolo, le fotografie ci restituiscono il luogo mitico dell’immaginario dantesco attraverso i secoli che unisce il poeta a Firenze e Ravenna, alfa e omega del suo percorso.

Il legame fra Firenze e Ravenna si è consolidato nel tempo attraverso le celebrazioni ma anche mediante un intenso rapporto artistico nel corso dell’Ottocento: numerosi artisti romagnoli si spostarono a Firenze per completare la loro formazione, spesso per rimanervi a lavorare. La storia di Annibale Gatti – di cui in mostra possiamo vedere l’olio su tela dal titolo Dante in esilio – segue questa tradizione: nato nel 1827 a Forlì, si trasferisce ancora bambino nel capoluogo toscano con la propria famiglia quando il padre – decoratore di interni e freschista – cerca committenze più stabili.

Dal 1843 il giovane Gatti si forma alla locale Accademia di Belle Arti seguendo i corsi di pittura di Bezzuoli, maestro romantico della pittura storica che in questo periodo tende ad addolcire le figure della sua produzione. Il giovane parte poi per Roma per completare la sua formazione e dalla fine degli anni ’50 per i due decenni successivi realizza una serie di interventi a fresco nelle dimore signorili di Firenze. In questo periodo il successo arride a Gatti che viene coinvolto in numerosi cicli a fresco nei palazzi e nelle ville toscane, spesso in collaborazione con l’architetto Giovanni Poggi, la figura di spicco della città diventata capitale del nuovo regno. Nello stesso periodo Gatti si applica alla realizzazione di sipari per il teatro, dipinti religiosi e quadri da cavalletto a tema storico-letterario a cui appartiene il dipinto in mostra a Ravenna.

Eseguita nel 1856, nello stesso anno del suo soggiorno a Roma, l’opera rappresenta Dante in esilio nel momento in cui – cacciato da Bologna – medita sulla sua sorte sotto lo sguardo protettivo del figliolo. Il soggetto e lo stile ricadono pienamente nella corrente tardoromantica avviata dal maestro Bezzuoli, anticipando temi e caratteristiche pittoriche che verranno riprodotti in altri dipinti similari dove i protagonisti saranno Moliére, Galilei, Michelangelo e Tiziano.

La produzione incontra i favori della borghesia italiana del tempo e le istanze civili dell’epoca, tutta rivolta a scoprire i padri della patria appena nata, ma non saranno sufficienti a garantire all’artista la tenuta della fama: negli anni ’70 Gatti privilegia le richieste da parte della committenza anglo-americana e pian piano la sua attività declina su un repertorio superato dal tempo. Le ricerche che avviano i Macchiaioli proprio in Toscana, fra cui un compagno di scuola di Gatti come Fattori, indirizzano l’interesse verso la realtà rinnovata sia nel linguaggio che nella scelta di nuovi soggetti.
Serena Simoni

Dante nell’arte dell’Ottocento. Un’esposizione degli Uffizi a Firenze; fino al 5 settembre; Antichi Chiostri francescani; orari: 10-17.30 e nel weekend 10-19.

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