A Palazzo Rasponi fino al 19 giugno “Oceandipity”: in mostra una marea umana colorata, fluida, destinata a inabissarsi
Serendipity: un incontro del caso con qualcosa di bello, che in qualche modo aspettava solo noi. Forse la correlazione fra questa parola e il lavoro di Luca Barberini sta in un incontro fra l’artista e un tema, quello delle sorti dell’umanità e del pianeta che la ospita. Forse ha a che fare con quella relazione malata, confusa e sprezzante che gli esseri umani hanno il più delle volte con se stessi e il mondo che li ospita.
Nei lavori presentati a Palazzo Rasponi – pochi, intensi e ben orchestrati nell’allestimento – ci sono opere di sette anni fa e altre inedite, realizzate appositamente per questa esposizione. Nonostante appartengano a serie e anni diversi è facilmente intuibile un filo rosso, un comune denominatore che si propone fin dalla prima sala, dalla citazione a mosaico della Zattera di Géricault che già a suo tempo simboleggiava il naufragio della civiltà contemporanea. In un altro mosaico, una nave piena di scheletri in balia delle onde – che reimmagina la Nave dei folli di Sebastian Brant illustrata da Dürer alla fine del ‘400 – riprende l’impennata di Hokusai trasfigurando la stessa critica di Brant alla società contemporanea. Pazzi alla deriva, nella visione dell’umanista si trattava di uomini veri e malati di mente come spiega Foucault nella sua Storia della follia, ricordando l’usanza di imbarcare i reietti con biglietti di sola andata. E gli esseri-rifiuto di ieri e oggi – imbarcati in zattere e gommoni sovraccarichi attraverso il Meditarraneo – rammentano una disumanità mai tramontata.
Una serendipity collega il nome del progetto Jellyfish alle giganti meduse spesso protagoniste dei lavori di Barberini che ci ricorda come queste siano gli unici esseri viventi in grado di vivere nell’immensa isola di plastica – grande tre volte la Francia – che si è formata nel Pacifico, fra San Francisco e le Hawai. Potremmo sopportare l’idea di scomparire come umanità per lasciare il posto a questi eleganti animali incosapevoli ma il tempo sembra scaduto: nelle recenti e inedite opere dell’artista – raccolte nell’ultima stanza – un iceberg sorretto da esseri umani sembra la battuta conclusiva di un ultimo atto, mentre Folla n. 11- Oceandipity costituisce il sipario che chiude la scena, quella di un mondo privo di animali, di piante, acqua o vento ma fatto solo di una compressa, estesa, brulicante folla umana.
Luca Barberini, Oceandipity – fino al 19 giugno. Ravenna, Palazzo Rasponi dalle Teste, Piazza Kennedy. Orari: feriali 15-19; sabato, domenica e festivi: 10-19.