X
    Categoria: cultura

Diana Krall, la Signora canta il jazz (e non solo), al Pavaglione di Lugo

In concerto il 13 luglio al Ravenna Festival: affascinante, tono confidenziale, tocco raffinato al piano, l’interprete canadese offre un repertorio di pezzi fra jazz, pop e memorabili standards

Bionda, affascinante e sempre elegantissima. Canta con tono confidenziale che non può lasciare indifferenti, accompagnando l’ascoltatore in un viaggio musicale per lo più a ritroso nel tempo alla (ri)scoperta di autentiche gemme della canzone americana. È Diana Krall, canadese di nascita ma newyorkese di adozione, felicemente coniugata con un altro artista che non necessità di molte presentazioni, il rocker-cantautore inglese Elvis Costello.

È cantante ma anche pianista, dal tocco morbido e raffinato. Diana Krall avrà per sé l’intera serata del 13 luglio al Pavaglione di Lugo, accompagnata da partner di grande affidabilità quali il chitarrista Anthony Wilson, il contrabbassista Robert Hurst e il batterista Karriem Riggins. Una serata all’insegna di una musicalità carezzevole, ora romantica ora sospinta da swinganti cadenze ritmiche. Insomma, entertainment allo stato puro e nel senso più nobile della definizione.

Scaletta presumibile: tutti o quasi i brani, o comunque una accorta selezione, da This Dream of You, il suo album più recente (dedicato al compianto produttore Tommy LiPuma) che si apre con “But Beautiful” e si chiude con “Singing In The Rain”, inanellando nel mezzo “Autumn In New York”, “Just You, Just Me”, “How Deep Is The Ocean” e altri evergreen, oltre alla title track proveniente dal songbook di Bob Dylan, dall’album Together Through Life.

Diana Krall con il marito Elvis Costello

Vincitrice di due Grammy Awards e di ben dieci Juno Awards, nonché insignita di un’infinità di altri riconoscimenti, Diana Krall è un’interprete a tutto tondo, capace di piegare a sé melodie di varia provenienza, di area jazz, pop, con una predilezione per i cosiddetti standards. «Queste melodie sono più vicine a me di ogni altra cosa perché le conosco sin da bambina – dichiarava anni fa in un’intervista al “Corriere della Sera” la cantante e pianista –. Mio nonno, minatore nelle cave di carbone della Columbia Britannica, aveva un pianoforte in casa. Nonna era una cantante jazz. Questa era la loro musica, la musica per i tempi difficili». E aggiungeva: «Mentre i miei compagni di scuola perdevano tempo a litigare, io mi rifugiavo in cantina ad ascoltare i dischi di Gene Austin, Louis Armstrong e Bix Beiderbecke collezionati dai miei genitori». In un’altra intervista precisava: «A casa dei miei genitori si ascoltavano sempre Frank Sinatra, Nat King Cole e Billie Holiday. Per molti anni il mio universo musicale era questo. Così ho conosciuti i grandi standards. Certo, il rock non mi dispiaceva, ma ero orientata verso la rock opera, come i Queen. Non trovavo nulla, nel repertorio contemporaneo, che avesse l’eleganza e la raffinatezza delle musiche di Gershwin».

A soli quattro anni la piccola Diana imparò a suonare il piano; a 15 suonava nei ristoranti della sua città, facendosi notare da Ray Brown, colosso del contrabbasso jazz, che la invitò a trasferirsi a Los Angeles. Da lì in poi sarà un successo costante, inarrestabile. Come persona Diana Krall si considera «fondamentalmente una timida; il palco mi aiuta a esorcizzare tutto questo. Amo la vita semplice, nella natura. Certo ora sono in un turbine che devo governare, anche perché non pensavo di diventare nient’altro che una musicista. Il successo è stato un’opportunità che mi è capitata, ma certo una non ci si lancia nel jazz per diventare una star».
E lei una star lo è diventata, magari non cantando solo jazz.