mercoledì
25 Giugno 2025
Ravenna Festival

“Non qui”, storia di un concerto leggendario mai avvenuto

Cat Power canta Bob Dylan al Teatro Alighieri, in una reinterpretazione del "Royal Albert Hall concert"

Condividi

Dal nostro Ravenna Festival Magazine, un approfondimento di Francesco Farabegoli sul mito del “Royal Albert Hall concert” di Bob Dylan in occasione della reinterpretazione di Cat Power del 26 giugno al Teatro Alighieri.

Il mio film preferito su Bob Dylan è Io non sono qui, diretto da Todd Haynes. È un film relativamente recente, uscito nel 2007, ma difficile da concepire nel mondo che ha decretato il successo epocale del biopic A Complete Unknown, di James Mangold. Sono due opere in totale opposizione.

A Complete Unknown vive della totale identificazione del protagonista (Timothée Chalamet) con il personaggio che interpreta, in una maniera che dia allo spettatore l’idea di stare assistendo alla vera storia del personaggio. I’m Not There lavora coi falsi, fa interpretare Dylan a più attori diversi (tra cui una donna) e cerca di usarli come specchi di un’idea di “Bob Dylan” che dialoghi con quella che lo spettatore aveva già, quasi certamente, prima di entrare in sala.

È inevitabile che le due opere siano apprezzate da due persone diverse: A Complete Unknown dice “Dylan è questo”, I’m Not There ti dice che “Dylan è qualunque cosa tu pensi che sia”. Il gioco è lo stesso che si può fare sulla sua musica, che è oggetto delle manie di un nutritissimo gruppo di filologi ma è anche aperta a infinite reinterpretazioni: forse nessuno come Dylan, tra i grandissimi della musica popolare del ventesimo secolo, ha un approccio così laico al suo repertorio. L’episodio che fa da simbolo a questa laicità è il più famoso episodio della biografia del cantautore, che tra l’altro è usato come scena finale di A Complete Unknown: la svolta “elettrica” di metà anni sessanta, quando i suoi concerti in full band fanno arrabbiare il pubblico di puristi del folk che l’aveva eletto a suo beniamino.
Culminata con un episodio che fa ormai parte della leggenda del rock. Quello in cui da un pubblico già insoddisfatto, una voce più grossa di tutte le altre grida un «Judas» abbastanza forte da arrivare fino al palco. Dylan si avvicina al microfono, risponde «I don’t believe you, you’re a liar» («non ti credo, sei un bugiardo»), poi si volta verso la sua band e urla «play it fuckin’ loud» («suonatela fortissimo»), prima di partire con una versione potentissima di “Like a Rolling Stone”. Che questa cosa sia successa è fuori di dubbio, e anzi ne esiste una testimonianza su video. Difficile, piuttosto, dire dove è successa questa cosa. Il film di James Mangold si prende una licenza poetica e la fa accadere al Newport Folk Festival del luglio 1965, in un clima di quasi-rissa in cui sembra succedere di tutto.

Ma se è vero che il concerto di Newport è l’evento-simbolo in cui la contestazione del Dylan elettrico inizia a far parlare il mondo intero, tutti sanno che l’episodio specifico è successo al concerto che vedremo reinterpretato da Cat Power il all’Alighieri. È quello che tutti, compreso Bob Dylan, chiamano “The Royal Albert Hall concert”.

Curiosamente, un concerto che non è affatto avvenuto alla Royal Albert Hall, e forse vale la pena di raccontarne la storia. Bob Dylan aveva in effetti fatto succedere un casino a Newport, nel 1965, assieme alla band (The Hawks, che più tardi si chiameranno effettivamente The Band). Nei mesi che seguirono, si era imbarcato in un tour che aveva toccato diverse parti del mondo, e in giro per le riviste la voce aveva iniziato a girare: Dylan sta suonando elettrico, la gente si sta lamentando, succedono casini su casini. Melody Maker aveva dato ampio spazio ai rumori quando il tour aveva toccato la Gran Bretagna, nel maggio del ’66, e il pubblico inglese sembrava particolarmente avverso al “tradimento” del folksinger. Quel tour si era effettivamente concluso con una serie di concerti alla Royal Albert Hall di Londra, ma non era stato in quell’occasione che s’era sentito volare il «Judas». Quell’episodio risale invece al 17 maggio del 1966, durante il concerto alla Free Trade Hall di Manchester. Ma c’è scritto “Royal Albert Hall Concert” sui bootleg del concerto, che iniziano a venire scambiati dalla fine degli anni sessanta e guadagnano un pubblico di culto, che non di rado identifica quel concerto come una delle migliori registrazioni del suo repertorio.

Quando si decide di mettere le cose in ordine sono passati quasi trent’anni, i filologi si sono spaccati la testa e hanno dato qualche risposta certa. Ma a quel punto il passaparola ha fatto sì che il concerto di Manchester sia per tutti conosciuto col nome sbagliato. Sarà, come detto, lo stesso Dylan a ufficializzare la confusione. Nel 1998, dopo diversi tentativi andati a vuoto, esce il quarto volume delle sue Bootleg Series (che già di suo in realtà è il secondo, perché le prime tre sono un’unica uscita). Contiene il concerto suonato il 17 maggio ’66 alla Free Trade Hall di Manchester, ma è chiamato The “Royal Albert Hall” Concert, con il nome della location tra virgolette. Una cosa che fa tornare tante cose, per quanto mi riguarda: se è vero che il modo più fedele di raccontare Dylan per immagini è un film che si chiama Io non sono qui, è bello sapere che il suo concerto più leggendario è intitolato col nome di un’arena in cui quel concerto non ha affatto avuto luogo. Mi sento in dovere di consigliarvi il bootleg, comunque: lo trovate in streaming ovunque, ed è un bellissimo doppio album.

Chiuso effettivamente da una “Like a Rolling Stone” così fuckin’ loud che è difficile non capire l’effetto che possa aver fatto su una punk rocker indomita come Chan Marshall, in arte Cat Power. Di cui, se volete arrivare preparati al concerto all’Alighieri, potete ascoltare già una bellissima versione discografica, pubblicata dall’artista nel 2023 e registrata, ironicamente, nel luogo dove tutto (non) ha avuto inizio: la Royal Albert Hall di Londra».

Condividi
Contenuti promozionali

DENTRO IL MERCATO IMMOBILIARE

CASA PREMIUM

Spazio agli architetti

Un appartamento storico dallo stile barocco e la rinascita di Villa Medagliedoro

Alla scoperta di due progetti di Cavejastudio tra Forlì e Cesena

Riviste Reclam

Vedi tutte le riviste ->

Chiudi