Transit Time come dato reale è il tempo di transito delle merci – stoccate e in attesa di partenza – ma è anche la metafora di un passaggio esperienziale: una breve sosta in una traiettoria fra un prima e un dopo, fra una provenienza e una possibile destinazione.
La mostra di fotografie che porta questo titolo, curata da Veronica Lanconelli di Osservatorio fotografico e oggi esposta in una sala al pianterreno del Museo d’arte della città di Ravenna, raccoglie alcuni lavori selezionati di due giovani artisti – Axel Babini e Gianmarco Missiroli – poco più che ventenni. Si tratta di fotografie a colori scattate nell’area portuale, precisamente nella zona di carico, scarico e stoccaggio merci gestita dalla Tcr (Terminal Container Ravenna), che opera da ponte commerciale per il traffico marittimo fra Italia e Mediterraneo orientale. L’azienda – partecipata al 70% dalla Sapir – ha ideato e commissionato il progetto nell’intenzione di unire l’indagine finalizzata alla documentazione alla ricerca espressiva dei due giovani artisti. Progetto riuscito, a giudicare dall’esito delle prove, che giustamente viene preso in carico dalle sale del museo di Ravenna dando in questo modo continuità al lavoro dell’Osservatorio fotografico e alla sua emanazione della Scuola elementare di fotografia, entrambi sostenuti dall’Assessorato alle Politiche giovanili.
Molti ricorderanno le belle mostre e i progetti fotografici sul territorio portati avanti dall’Osservatorio fotografico, nato nel 2009 grazie a Silvia Loddo e molto attivo
almeno fino a una decina di anni fa. Come spesso accade, l’associazione ha conosciuto una pausa legata a destini personali e migrazioni di lavoro, a politiche culturali diverse da parte dell’amministrazione, ma l’eredità è stata ripresa grazie a nuove energie locali: in questo caso non solo fotografi ma a una curatrice come Lanconelli, coadiuvata nei progetti dell’Osservatorio da Nicola Baldazzi. E speriamo che dalle prime esposizioni meno visibili al PR2 degli anni scorsi si passi a una futura serie di appuntamenti presso la nuova sala del Mar, in modo da dare continuità all’esperienza.
Questo anche in considerazione che una buona parte di giovani e sicuramente delle generazioni passate ha mantenuto a Ravenna un forte interesse verso questo linguaggio, rafforzato non solo dalle personalità dei ravennati Alex Majoli e Paolo Roversi – ospiti al Mar in passato con due grandi retrospettive – e da esposizioni internazionali come quella di Salgado. Va infatti considerato anche il lavoro di alcuni fotografi professionisti locali – numerosi e molto conosciuti negli ambienti giornalistico e artistico – così come degli insegnamenti di Luigi Ghirri e Guido Guidi, due maestri della visione che hanno fatto scuola nel territorio. Tornando alla mostra, possiamo dire che gli obiettivi di Babini e Missiroli si alternano su tagli di paesaggi industriali, segnati dalle linee geometriche delle banchine, dei container, dei tubi e profilati metallici che affollano questi luoghi di lavoro. Alcune volte è uno sguardo educato dai grandi maestri che segnano l’imprinting verso composizioni equilibrate per masse e colori. Altre volte, lo scatto cerca un’autonomia di percorso con riprese zenitali oppure ricerche di contrasti di tono, applicazione di colori innaturali, che comprimono in secondo piano il paesaggio per far emergere dettagli apparentemente insigni canti: due funi parallele, alcuni blocchi di cemento, una rete metallica divisoria. Più difficile è la resa fotografica sulle persone che lavorano: qui la ricerca spesso approda a risultati più formali – linee dell’abbigliamento in contrasto alle linee del contesto, colori delle divise o indumenti in opposizione ai grigi dei contesti – saltando più raramente all’esplorazione psicologica dei ritratti. Ma in questi due casi, possiamo dire che una lunga tradizione di lavoro fotografico alle spalle non favorisce il lavoro che, pur essendo ben calibrato e studiato, finisce per entrare nella scia del già visto. Particolarmente interessante è invece la poetica dei frammenti rilevati dai due giovani fotografi: può trattarsi di una linguetta metallica fuoriuscente da un pavimento metallico, il particolare di un’arancia tratta da un probabile cartellone pubblicitario, una vecchia fotografia di Ghedda applicata a una porta col nastro isolante, una scritta a mano di una trattoria rilevata in negativo. In questo caso le immagini assolvono pienamente al compito di far percepire il transito di persone e storie che passano, di una vita che c’era ed è già in dismissione.
“Transit Time. Axel Babini, Gianmarco Missiroli” – a cura di Veronica Lanconelli
Fino al 5 ottobre 2025 – Ravenna, Mar – Arts & New Media Room, via di Roma
orari: ma-sa 9-18; do 9-19; ingresso compreso nel biglietto d’ingresso al museo.