Qual è la giusta distanza da mantenere davanti a un alieno? Come approcciarlo e cosa
imparare da lui? Con queste domande l’artista e scrittrice Oriana Persico accoglie negli
spazi del Centro di Ricerca Ambiente, Energia e Mare (Craem) di Marina di Ravenna
una quarantina di ravennati (tra artisti, dipendenti della pubblica amministrazione e insegnanti) per presentare il loro nuovo concittadino dalle sembianze aliene.
PneumOs. La Conoscenza dell’Aria è Open Source è l’opera “data-poietica” di Persico, capace di trasformare i dati sulla qualità dell’aria nel Ravennate in un respiro musicale e al tempo stesso quasi umano. L’opera è stata commissionata dal Comune di Ravenna nel 2022, nell’ambito del programma europeo Dare – Digital environment for collaborative Alliances to Regenerate urban Ecosystems in middle-sized cities. L’obiettivo era quello di tradurre i dati raccolti da tre centraline meteo presenti in darsena in un’opera d’arte, accessibile ai cittadini e integrata nello spazio pubblico. Il progetto sposa perfettamente l’identità artistica di Persico che, con il suo centro di ricerca culturale Her: She Loves Data, utilizza da anni dati, algoritmi e intelligenze artificiali per fare arte e analizzare le trasformazioni del presente. «L’intuizione è quella di vedere i dati come un nuovo tipo di materiale, concreto e in grado di generare qualcosa di fruibile, come il marmo per i grandi scultori del passato – spiega Persico -. In questo caso danno respiro a un organo cibernetico, ma possiamo immaginarli anche come impulsi sulla tuta di un performer, o come un ritmo su cui muoversi».
L’idea è quella di sensibilizzare i cittadini ai fenomeni complessi del contemporaneo, estrapolando i dati dagli schemi e dai fogli di calcolo per dare loro un corpo materico. PneumOs funziona esattamente come un diaframma umano che, come quello di un cittadino qualunque di Ravenna, permette di respirare l’aria della città: attraverso un sistema di ricezione ubiqua è in grado di ottenere i dati dai ricettori (attualmente, come detto, dalle tre centraline meteo che monitorano gli agenti inquinanti Pm2.5, Pm10, biossido di azoto, di zolfo e monossido di carbonio, ma si punta a implementare il progetto con i rilievi ufficiali di Arpae). I dati vengono trasmessi dai ricettori ai neuromediatori attraverso una connessione internet stabile e costante.
L’interfaccia della creatura aliena si presenta invece come un “effettore terminale” protetto da un involucro esterno, una cupola in plexiglass che funge da
cassa toracica a vista, ed è composto da un apparato respiratorio (la sacca in pelle siliconica, che si rilassa e contrae al ritmo del diaframma, emettendo un leggero soffio) e uno fonatorio, con cinque membrane sonore (sorta di tamburi) sviluppate su strutture tubolari, alcune formazioni papillari e ventose e piumaggio alla base. Quasi tutti gli elementi sono stampati in 3D. I dati sulla qualità dell’aria vengono trasmessi ai tamburi sotto forma di vibrazioni, grazie a un eccitatore elettrodinamico che percuote le membrane, trasformando il rilievo in suono.
Lo standard europeo dell’air quality definisce sei diversi scaglioni di qualità, da buona
a pessima e, a seconda dello scaglione attuale in cui si trova la città, l’opera cambia il suo
canto, passando da tonalità armoniche e melodiose (con toni alti e rilassanti) a una sono-
rita rotta e cupa, capace di evocare uno stato di ansia e simulare l’affanno di un respiro
di aria malata: «Un’opera da ascoltare e auscultare – secondo l’autrice – e con cui creare
una relazione di scambio».
A completare l’estetica dell’installazione, una struttura metallica che protegge i supporti hardware, di un rosa cartonesco e quasi innaturale: «Il colore del mio lutto – precisa Persico -. il rosa della carne viva sotto l’amputazione, della metamorfosi della morte che mi ha portata ad allontanarmi da quello che prima era il mio colore, il nero». Oltre al prodigio tecnologico e alla valenza di divulgazione e fruibilità scientifica, infatti, PneumOs cela nei suoi meccanismi una metafora chiave nella vita dell’artista, quella dell’ultimo respiro del suo “simbionte” Salvatore Iaconesi, compagno nell’arte e nella vita (e co fondatore di Her: She Loves Data), scomparso tra le sue braccia, a causa di un tumore, nell’estate del 2022. «PneumOs è il suo respiro che viene restituito al mondo, e il mio che torna a cercare aria dopo tre anni di apnea, come un messaggio di speranza nel mondo».
Il soft-robot è stato recentemente esposto all’Expo di Osaka, in Giappone, respirando ininterrottamente per mesi l’aria di Ravenna all’interno del padiglione dedicato all’Italia. È proprio in vista dell’esposizione universale che PneumOs si è arricchito di un nuovo indicatore luminoso, che rischiara la sacca in pelle con un bagliore freddo e chiaro (aria buona) o che si spegne in un riflesso opaco e flebile (aria pessima).
Oggi l’opera è appunto tornata a Ravenna, ospitata temporaneamente negli spazi del Craem, dove può essere visitata solo in occasioni speciali o su richiesta. L’obiettivo ora è quindi quello di trovare una nuova casa per PneumOs, che sia in grado di mettere l’opera dialogo con la comunità, riscoprendo al tempo stesso la sua natura didattica e divulgativa. «Credo che offra diversi spunti di relazione con la città, anche dal punto di vista didattico: anatomia, sensibilizzazione alle tematiche ambientali e riflessione sull’arte contemporanea e sul digitale come spazio di espressività. La scuola di oggi è stata portata ad assorbire in maniera bulimica
nuove tecnologie, senza però che si riflettesse sul reale valore didattico del digitale», spiega Stefano Colarelli, fondatore di Educational.city, iniziativa pedagogica porta nelle scuole pubbliche d’Italia progetti didattici innovativi e partner scientifico del progetto PneumOs,
insieme al dipartimento di Ingegneria industriale dell’Università Federico II di Napoli e al centro di ricerca dell’Università Sapienza di Roma.
La riflessione su quale possa essere il giusto spazio per l’installazione all’interno del tessuto cittadino è stato uno dei temi cardine del workshop “Incontri ravvicinati con un organo alieno” organizzato dalla curatrice d’arte Alessandra Carini al Craem, lo scorso 2 dicembre.
partecipanti, divisi in gruppi, hanno dato vita a tavoli di lavoro coordinati da Persico, per cercare di intuire il posizionamento migliore per PneumOs, riflettere su quali altri dati aperti esistono in città e su come trasformarli in esperienza e consapevolezza. Infine, un momento progettuale condiviso ha dato vita alla prima opera derivata di PneumOs: l’Albero dei futuri sciamani dell’aria, esperti di respiro della città. «Un oggetto totemico – spiega l’artista -. che è stato disassemblato per essere ricostruito e per dare un seguito alla storia di PneumOs, ampliandone il significato e legame con la città». Sui rami plastici dell’albero hanno trovato posto le idee e le visioni dei partecipanti e piccoli origami a forma di uccello, ricordo dell’esposizione in Giappone e metafora della cultura che si diffonde con naturalezza: «La nutrita partecipazione al workshop ci conferma che Ravenna ha sete e fame di arte contemporanea – conclude Carini -. il mondo della cultura deve sapere di avere un ruolo importante e non decorativo anche nell’ambito delle nuove tecnologie».







