Dai Pokemon un soccorso per il turismo?

L’assessore alla Smart city: «Seguiamo l’evoluzione del gioco per capire le potenzialità». E il bar espone il cartello con il conto dei mostri catturati

Un videogioco che porta gente in giro per strada o dentro ai luoghi di interesse di una città come musei o monumenti per esigenze ludiche ha fatto addrizzare subito le antenne a chi siede nella giunta comunale di Ravenna con le deleghe Turismo e Smart city: «Voglio capire se le pubbliche amministrazioni possono avere la possibilità di interagire con chi gioca per coinvolgerli nella fruizione turistica della città», dice l’assessore Giacomo Costantini. Che di fronte al boom di download di Pokemon Go ha cominciato ad annusare l’aria con il bagaglio di nozioni a sua disposizione maturate anche nel precedente incarico con Confesercenti.

«So che è una di quelle parole che suonano un po’ da tecnici ma in gergo si parla di gamification, ed è la prassi di utilizzare le logiche del gioco in contesti inusuali per il gioco. Si fa già nel turismo e funziona bene per dare all’utente un’esperienza diversa che attrae. Un esempio può essere il percorso con pannelli informativi nei musei con uno schermo touch per un’interazione tra il visitatore e le informazioni delle opere. Bisogna capire se Pokemon Go può avere qualche sbocco di questo genere». Di sicuro coinvolge un target piuttosto ben definito che è quello dei cosiddetti millennials in cui rientra anche il 34enne Costantini. A cui non mancano idee: «Magari si può pensare a un weekend di caccia ai Pokemon in città coinvolgendo poi le persone con altre dinamiche nella rete di attrazioni cittadine. La cosa positiva è che non stiamo parlando di un’applicazione creata dal Comune che costa soldi e magari se la scaricano in quattro, ma di un’applicazione che stanno scaricando tutti e se penetra davvero nella società hai un pubblico già pronto».

Il gioco è talmente nuovo che tutto è in divenire. Non si sa ancora quale sarà il modello di business prescelto dagli sviluppatori: «Ad esempio – si chiede l’assessore – sarà data alle amministrazione la possibilità di investimenti nel gioco per partecipare creando eventi o inserire punti di interesse che attirino giocatori nelle vicinanze dei nostri luoghi da visitare?».

La domanda di fondo è sempre la stessa: incentivare il legame con i social network può essere una strategia vincente per una città turistica? «Se stimolo l’utente a essere non solo fruitore ma anche produttore di contenuti legati alle mie attrazioni poi ne ottengo un ritorno di reputazione e di visibilità, il museo esce dal museo e raggiunge nuovi pubblici. L’obiettivo di una buona strategia di marketing non è portare all’acquisto immediato compulsivo ma farsi ricordare al momento opportuno in cui qualcuno dovrà decidere che acquisto fare».

Di certo c’è qualche operatore turistico che tra lo scherzo e la trovata promozionale ha provato subito a cavalcare l’effetto Pokemon: “Qui catturati 16 Pokemon”, dice il cartello scritto a mano e appeso all’ingresso del Caffè del Ponte Marino nei giorni scorsi. È la nuova frontiera del marketing istantaneo: «L’ho scritto per divertimento una decina di giorni fa – racconta Fabiola, titolare del bar alle spalle dell’ex mercato coperto a Ravenna –, all’inizio avevo messo due, poi cinque e ora sedici ma non so mica se li abbiano catturati. Ho sentito tre ragazzini a un tavolo che dicevano di averne presi». Il locale al momento non è ancora un cosiddetto pokestop ma dalle sue sedute si può agganciare il vicino pokestop collocato alla torre civica. La barista scherza sulla mania del momento che ha contagiato i più insospettabili: «Io ci faccio la salsiccia con i Pokemon, prendiamola ridendo. Ho messo il cartello quando ho cominciato a vedere persone in giro con i telefonini, la gente si incuriosisce, i turisti lo fotografano, magari qualcuno sarà anche entrato a consumare cercando Pokemon ma ci sono anche quelli che restano fuori e controllano sullo schermo».

L’invasione dei Pokemon non ha risparmiato i luoghi di cultura di Ravenna. Il museo Tamo e la Domus dei tappeti di pietra infatti compaiono sulla mappa del gioco come pokestop, cioè punti del territorio a cui i giocatori devono avvicinarsi per fare scorta di strumenti utili al gioco. Solo avvicinandosi il telefonino riconosce tramite il Gps la posizione e consente di aggiornare le scorte. L’Antico porto di Classe invece è una palestra, luogo dove si possono allenare i mostriciattoli per potenziarli oppure dove si combattono le sfide fra allenatori di Pokemon di squadre diverse per il dominio di una palestra che una volta controllata regala punti e jolly ogni venti ore di possesso ininterrotto. Per il momento non si segnalano casi di biglietti fatti solo per giocare a Pokemon.

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