Le startup ravennati sono 58 Una giornata per conoscerle e conoscersi

Il 10 febbraio al Palazzo Congressi l’evento conclusivo della settimana dedicata all’innovazione: interventi di Microsoft e Intesa San Paolo

Il registro online delle Camere di Commercio che raccoglie le startup e le Pmi innovative italiane conta 58 nomi in provincia di Ravenna (altri 141 tra Forlì-Cesena e Rimini). Soprattutto per loro, ma non solo per loro, è pensato il calendario romagnolo di eventi collegati alla Startup European Week (#Sew2017): il 10 febbraio al Palazzo dei Congressi di Ravenna la giornata conclusiva.

Dalle 9.30 alle 17.30 si alterneranno sul palco diversi relatori che daranno il proprio contributo. Tre i temi principali: la collaborazione tra startup e imprese tradizionali nel segno dell’innovazione; le opportunità per reperire finanziamenti e sfruttare opportunità di formazione messi a disposizione soprattutto dall’Unione europea; il dialogo tra startup e investitori (con gli interventi di Microsoft e Intesa San Paolo che presenteranno le proprie iniziative a favore delle imprese innovative). A seguire spazio a quello che viene chiamato storytelling: saranno cinque o sei fondatori di startup a raccontare le proprie esperienze, concentrandosi non tanto sui risultati positivi ma sulle problematiche affrontate. Tutto questo nell’aula magna mentre negli spazi di contorno ci saranno stand e luoghi di incontro come sarà ad esempio il pranzo a buffet offerto da Cna e Legacoop. Particolarità per un evento di tipo economico sarà quello di un servizio di babysitter gratuito a cura dell’associazione Tra le nuvole: occorre la prenotazione così come occorre registrarsi su Eventbrite per la partecipazione agli eventi che sono tutti gratuiti.

«Se manca un ecosistema che mette insieme le persone e gli imprenditori allora dobbiamo provare a crearlo per facilitare lo scambio di conoscenze – dice Angela Corbari, organizzatrice degli appuntamenti romagnoli che dal 6 febbraio hanno già interessato Ravenna ma anche Cesena e Rimini –. Deve essere vista come una giornata in cui scambiare biglietti da visita con altri che fanno innovazione ma anche un’opportunità per capire quali strumenti ci sono a disposizione di chi avvia una startup». Ad esempio l’importanza dei luoghi noti come incubatori e acceleratori: spazi pubblici o privati dove le startup possono contaminarsi ma anche trovare supporti di professionisti capaci di seguirli.

Corbari ci tiene a chiarire quali aspettative sia lecito nutrire per una startup: «Non si può pensare che tutte abbiano percorsi simili a Booking o Airbnb che sono diventati colossi. Credo che il primo obiettivo a cui guardare debba essere quello di raggiungere una stabilità di fatturato, magari la possibilità di assumere qualche dipendente fisso e considerarsi come validi alleati di imprese tradizionali che hanno bisogno di innovarsi e possono farlo più facilmente se si appoggiano all’agilità di una piccola azienda esterna piuttosto che mettere in piedi un processo interno».

Anche Corbari non poteva che essere in prima persona fondatrice di una startup insieme al marito Leonardo Dal Zovo: la loro Studiomapp sta portando avanti un progetto di mappatura del territorio in grado di dare una valutazione di ogni posizione incrociando più parametri. «A dicembre siamo stati inseriti nella Copernicus Academy, un network europeo di centri di ricerca, università e imprese che promuovono l’utilizzo dei dati geospaziali raccolti da Copernicus: è un sistema di sei coppie di satelliti che fotografano la terra con precisione fino a 5 metri e restiuiscono una mole di dati impressionante e soprattutto gratuita». Con applicazioni nei settori più vasti, dal pubblico al privato: «Proviamo a pensare all’agricoltura. Con questi dati e un drone si può programma nel dettaglio quale punto del campo bisogna di trattamenti. È facile capire il risparmio economico e il minor impatto sull’ambiente».

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