Com’è difficile la vita per Start I sindacati lanciano l’allarme

All’azienda romagnola dei bus mancano 10 milioni di indennizzi dagli enti pubblici: a rischio i premi di risultato e il rinnovo del bando

Sono mesi agitati in Start Romagna, l’azienda dei trasporti pubblici che gestisce il servizio di autobus a Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini. Proprio da Rimini nasce il caso che secondo i presagi più funesti dei sindacati potrebbe portare addirittura alla perdita della gara d’appalto che sarà bandita tra il 2017 e il 2018. Per ora a pesare sulla vertenza è il premio di risultato di tutti i dipendenti di Start, messo in dubbio a causa del mancato riconoscimento da parte dell’Agenzia della mobilità riminese degli indennizzi chilometrici all’azienda.

La questione è molto complicata e al centro di una discussione che, per ora, è soprattutto politica: ogni Agenzia della mobilità provinciale (dal primo marzo ce ne sarà una unica romagnola, vedi pagina accanto) riconosce all’azienda di trasporto un’indennità chilometrica. Quella di Rimini era la più alta: 4,2 euro al chilometro. Troppo, per l’Agenzia riminese che ha deciso di non riconoscere all’azienda di trasporti questa cifra, secondo Start giustificata – tra le altre cose – dal servizio filobus, una particolarità della provincia malatestiana. Si è aperto un contenzioso che ha trovato una prima mediazione nel 2016, davanti al prefetto, quando la cifra era stata abbassata a 3,96 euro al chilometro per quanto riguarda lo scorso triennio. Alla fine dell’anno l’Agenzia riminese ha però smussato ancora, portandola a 3,6 euro (la cifra che la stessa ritiene congrua per il servizio) al chilometro per il 2017. Inoltre – secondo quanto dicono i sindacati – non si starebbero concretizzando gli accordi presi davanti al prefetto. Spalmando le minori entrate sui quattro anni, Start si trova una decina di milioni in meno a bilancio rispetto a quanto preventivato.

Le mancate entrate, come detto, mettono in allarme i sindacati in tutta la Romagna. In particolare a Ravenna, dove non ci sono problemi tra Ambra (l’agenzia ravennate) e Start. La situazione è figlia di un paradosso: avere tre agenzie della mobilità (quella unica nascerà soltanto dal primo marzo) ma una sola azienda dei trasporti. I lavoratori ravennati hanno già chiesto al Comune di prendere posizione nel dibattito ma da Palazzo Merlato tutto tace. La prima volta che gli enti locali si sono messi attorno ad un tavolo per discutere la situazione è stata lo scorso 16 febbraio, in Regione. In seguito, martedì 21 febbraio, si è tenuta un’assemblea tra sindacati e azienda per discutere dei premi di risultato: al momento ci sarebbero le risorse per pagarne solo una parte, proposta respinta al mittente dalle organizzazioni sindacali.

Da parte sua, il responsabile del personale di Start, Stefano Fiori per ora non è preoccupato: «L’argomento dei premi di risultato per quanto riguarda il 2016 e il 2017 verrà discusso nei prossimi giorni. Siamo lontani dalla rottura, il confronto procede tranquillo». A proposito della situazione più generale, «stiamo continuando a discutere con gli enti locali, è una questione delicata». A inizio marzo sono già calendarizzati altri incontri.

Fiori non dice di più ma i sindacati temono che si arrivi ad una situazione di debolezza dell’azienda tale da mettere in dubbio le possibilità di vittoria della gara pubblica per il rinnovo dell’appalto che dovrà essere bandita entro la fine del 2018. Certo, i tempi per raddrizzare la rotta ci sono, ma la sconfitta di Start in quella gara apparirebbe clamorosa. In una nota unitaria già a gennaio i sindacati parlavano di «caos ordinato in cui si sta spingendo tutto il sistema del trasporto pubblico locale». Non solo: «Gli enti locali dell’area romagnola devono palesare in modo non equivocabile qual è il loro pensiero sul futuro di Start e se pensando di cambiare cavallo da corsa a competizione in corso». Tradotto: gli enti locali vogliono andare avanti con l’azienda che hanno creato o all’orizzonte può esserci un’altra società? La richiesta nei prossimi mesi sarà quella di firmare clausole di salvaguardia per i dipendenti nel caso un’altra azienda, come avvenuto a Parma, vinca l’appalto. In sostanza: si vuole evitare un altro “caso Hera” con persone che perdono il lavoro al cambio di gestione nella raccolta rifiuti. In generale, dicono i dipendenti, gli enti locali con questa vicenda si stanno giocando la «solidità del progetto Start Romagna».

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