Cantina di Tebano, il Comune prende la gestione per aiutare i piccoli agricoltori

La società Terre Naldi controllata dal pubblico ha preso il posto dell’azienda privata Astra anche per conservare la presenza universitaria

Tebano

La gestione della piccola cantina vinicola di Tebano, località sui colli faentini che ospita anche il terzo anno del corso di laurea in viticoltura ed enologia dell’Università di Bologna, da alcune settimane è in mano al Comune di Faenza attraverso la società Terre Naldi controllata al cento percento. Il Comune è proprietario della struttura e di circa 80 ettari di terreno circostanti, lascito testamentario della famiglia Naldi, ma da anni aveva affidato la conduzione alla ditta Astra. Quando quest’ultima a luglio ha comunicato l’intenzione di rinunciare, l’amministrazione manfreda ha deciso di intervenire in prima persona.

L’assessore comunale Antonio Bandini con delega all’Agricoltura spiega le ragioni della scelta: «Per prima cosa ci interessa mantenere un legame forte con l’Università perché riteniamo che sia una presenza qualificante per il nostro territorio grazie alla formazione di enologi che rappresentano figure importanti per il settore del vino così vivo sia dal punto di vista del turismo enogastronomico e sia dal punto di vista imprenditoriale. In secondo luogo non va dimenticato che la cantina è qualcosa di unico in tutta la regione: i piccoli agricoltori entro un certo raggio di distanza possono conferire le loro uve e seguire tutto il percorso fino alla bottiglia. Le alternative sarebbero costruirsi la propria cantina ma è un costo per molti insostenibile o rivolgersi a una cantina sociale ma in quel caso andrebbe dispersa l’unicità della produzione e la sperimentazione che questi appassionati portano avanti. Fungiamo da agente lievitante di una filiera che è identitaria per il nostro territorio».

Ma l’obiettivo del Comune non sarà quello di fare impresa: «Il nostro scopo non è diventare ricchi attraverso Terre Naldi. Con un po’ di presunzione si può dire che qualcuno deve fare ricerca e se è il pubblico a sostenerla allora credo che stia assolvendo a pieno alla sua mission». Il rischio di diventare ricchi in passato è stato scongiurato in maniera piuttosto eloquente: il biennio 2008-2009 chiuse con una perdita di Terre Naldi di oltre 700mila euro. Una vicenda che portò a un’indagine interna dell’amministrazione: «Oggi i bilanci sono tornati in attivo e crediamo che ci siamo l’organizzazione tale per non avere perdite». Eppure Astra si è defilata. «Non spetta a noi commentare le scelte di altri ma evidentemente per un’azienda che applica una legittima logica di profitto quello non era più un sito interessante. Un Comune invece, come ho detto, può anche ragionare secondo altre logiche. Ovviamente la verifica della stabilità economica è stata il primo passaggio necessario. E le nostre analisi dicono che Tebano da sola ha la possibilità di reggersi. A noi interessa la sostenibilità per mantenere i corsi universitari e dare un appoggio ai produttori e agli hobbisti per rinnovarsi, sperimentare e migliorare».

Attualmente la cantina di Tebano si pone al servizio di oltre trenta piccoli produttori vitivinicoli locali: «Forniamo loro un aiuto fondamentale – dice Gianni Carapia, amministratore di Terre Naldi –. Gli agricoltori locali possono avere una cantina di riferimento dove fare delle piccole produzioni, dai 20 ai 150 ettolitri. Ogni produttore porta la sua uva per la vinificazione personalizzata, oppure può semplicemente fare delle prove, anche solo per 50 bottiglie. Sul nostro territorio non esiste un altro servizio di questo tipo e se Terre Naldi non avesse deciso di gestirlo direttamente, sarebbe stato destinato a perdersi». C’è poi il ruolo della cantina al servizio del corso di laurea, come ricordato dall’assessore: gli studenti del terzo anno possono fare prove pratiche sia nei laboratori che nei campi.

Guardando al futuro non manca la volontà di rinnovamento. «L’ipotesi di una cantina nuova – dice Carapia – non è andata persa. Una ristrutturazione sull’esistente può essere più abbordabile rispetto ad una costruzione ex novo. Anche perché non abbiamo bisogno di espanderci: dobbiamo mantenere le caratteristiche attuali per restare al servizio dei piccoli imprenditori. Magari vorremmo allargare il numero dei nostri clienti, che adesso sono già più di trenta. Ma nel periodo della vendemmia siamo purtroppo costretti a dire anche dei “no”, perché non abbiamo posto a sufficienza».

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